lunedì 21 luglio 2008

Si intensificano gli incontri prima della partenza, si prepara il piano di lavoro



La nostra missione volge al termine e tutto si intensifica, visitiamo la stazione SODECO dove si lavora il caffè che viene dalle stazioni di lavaggio, guidati da un giovane agronomo che è rientrato al termine della guerra civile, dopo essersi formato in Costa d’Avorio e poi in Inghilterra. Parliamo con lui del nostro modello di intervento nelle filiere del caffè e del cotone: realizzare prodotti di alta qualità, con un marchio che ne renda riconoscibile origine e nuovo modello produttivo, da proporre su mercati di nicchia internazionali e che si distinguano dagli altri, perché nascono dal coinvolgimento dei produttori e consentono la loro partecipazione ai risultati economici dell’intero processo.

Incontriamo quindi nuovamente il direttore generale della COGERCO, la società che coordina l’intera filiera di produzione del cotone e il presidente del consiglio di amministrazione. Concordiamo che organizzeremo una loro visita in Italia. Andiamo quindi all’Ufficio del Turismo, il direttore è un appassionato e profondo conoscitore del paese; con la fine del conflitto sono impegnati a dare un forte slancio al turismo e all’artigianato di qualità; stanno contattando tour operator interessati e sono in programma due visite, una a fine agosto, l’altra in dicembre. Ci accompagna al centro di vendita dell’artigianato burundese che sta organizzando; è ben curato, gli oggetti sono esposti con gusto in belle vetrine in cui primeggiano materiali naturali, il legno innanzitutto. acquistiamo miele e oggetti di artigianato del legno e della cesteria.

Finalmente ottengo la possibilità di incontrare e intervistare una delle persone più vicine ad Agathon RWASA, attuale capo dell’FNL. Ci incontriamo nel nostro albergo, è accompagnato da guardie del corpo sudafricane.
Ho preparato con cura l’intervista, partiamo dalla domanda sulle origini del movimento Palipehutu, ci soffermiamo sugli obiettivi politici, sul loro iniziale impegno per una negoziazione politica e quindi parliamo della scelta per la lotta armata e delle relazioni con la popolazione. Gli chiedo se hanno giocato un ruolo e quale nella vittoria e, quindi, nella sconfitta di Melchior Ndadaye e se non pensano che la carenza di un accordo, oggi, tra FNL e il partito di maggioranza possa generare situazioni di conflitto. Andiamo a fondo su molti temi, mi risponde con franchezza e convinzione.

La sera ci attende a casa sua Jérémie Ngendakumana, presidente dell’CNDD-FDD, partito di maggioranza e che guida il paese con un governo a vasta coalizione, come voluto dagli accordi di pace. La nostra amicizia è iniziata lo scorso agosto, in occasione della sua partecipazione alla 28° edizione del Meeting per l’amicizia tra i popoli, come rappresentante del Presidente della Repubblica. Facilita il dialogo approfondito la serata trascorsa accolti nell’intimità della famiglia, riunita dopo la forzata e lunga separazione, dovuta alla clandestinità, affacciati su un magnifico scenario della Bujumbura notturna e ampiamente illuminata. Discutiamo di una scuola di specializzazione per i giornalisti che accompagni, promuovendolo, il dibattito politico in preparazione delle elezioni politiche del 2010, una scuola per tutti, senza distinzione, integrata con animazione di dibattiti e collegamenti in diretta.

Il giorno dopo ci attende il team dei consiglieri del comune di Muramvya e il Governatore della provincia, Oscar Ndayiziga. Dopo l’ultima riunione, firmiamo la dichiarazione di intenti che definisce una comune visione e le priorità per cui Africa Renaissance Time lavorerà, al rientro in Italia. Hanno organizzato i giovani del gruppo di danzatori (tambourinaires) per il saluto finale e per proporre una loro tournee in Europa, a partire dall’Italia: si esibiranno per noi in una danza guidata dal rullo dei tamburi (il tamburo ci spiegherà Déo è il simbolo della sacralità della corona reale, dell’unità del popolo burundese).

Hanno scelto con cura il luogo: la sommità di una collina da cui si dominano le vallate circostanti; è il luogo più caro all’ultimo sovrano (prima dell’avvento della dittatura) dove egli aveva piantato un albero che rimane unico segno di una storia, in gran parte, volutamente cancellata dai dittatori che si sono succeduti.
La manifestazione inizia con la percussione dei tamburi, un suono forte che esprime una determinazione profonda, un carattere forte e appassionato. Déo, ritrova i suoni ei luoghi in cui è stato bambino e adolescente, a fianco del padre governatore della provincia, su mandato del re; si unisce d’istinto alle danze e al suono. Qualcuno mette nelle mani di Lilia gli strumenti di percussione.

L’unica aspirazione rende naturale l’inserirsi nel ritmo.
Rientriamo a Bujumbura, ci concediamo un breve spazio di tempo per rifocillarci a casa di Dèo; finalmente troviamo il tempo di ripercorrere con lui i terribili momenti dal ‘93 al ‘96, quando, da uomo d’affari influente, decise tra i primi di sostenere la candidatura di Melchior Ndadaye alla presidenza della repubblica, influendo in modo determinante sulle speranze di vittoria e di come, una volta parlamentare, estensore della proposta di riforma delle forze armate e membro autorevole della commissione per la sicurezza e la difesa nazionali, divenne bersaglio di ripetuti tentativi di assassinio.

In molti passi di questa missione, la storia di Déo Gratias Nkinahamira era emersa, raccontata da testimoni oculari, ora troviamo la forza di parlarne con lui, ripercorrendo i segni tangibili impressi dalle pallottole e dalle granate, nelle pareti della sua casa.
In aeroporto viene a salutarci il parlamentare Oscar Ndizeye: ci lega ormai un’amicizia operosa. Torneremo in Italia con un impegno forte per costruire una rete di alleanze, una grande rete di innovatori, impegnati con noi a costruire un’esperienza esemplare per la Regione dei Grandi Laghi, partendo da questo straordinario paese nel cuore dell’Africa.
Il viaggio aereo da Bujumbura a Bruxelles e poi a Bologna durerà dalle 19,50 alle 11,20 del giorno successivo. Ci scambiamo poche parole, abbiamo un dialogo interno troppo profondo, non c’e spazio, per ora, per altro.

Il nostro diario si chiude, abbiamo appena ricevuto il messaggio di Mianda, la giovane donna sfuggita alla guerra nel Kivu, che vive profuga a Parigi e incontrata sul volo da Bruxelles a Bujumbura. Si preparano le prime condizioni per allargare ad altri territori della Regione dei Grandi Laghi l’esperienza iniziata in Burundi, ad aprirci la porta è una donna e ne siamo felici.

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