venerdì 28 agosto 2009

L’Africa parla all’Europa e al mondo dal podio dell’auditorium della 30° edizione del meeting per l’amicizia tra i popoli _ Rimini 23/29 Agosto 2009

Ala presenza di Carl Bildt, Ministro degli Affari Esteri della Svezia e Presidente di turno dell’Unione Europea, Franco Frattini, ministro degli i esteri italiano, Mario Mauro, Presidente dei Deputati del Popolo della Libertà al Parlamento Europeo, da anni impegnato per nuovi modelli di relazione tra Europa ed Africa, sono intervenuti : Bernard Kamilius Membe, o degli Affari Esteri della Repubblica di Tanzania; Amama Mbabazi, Ministro della Sicurezza della Repubblica di Uganda e Segretario Generale del NRM; Raila Amollo Odinga, Primo Ministro della Repubblica del Kenya; Alhaji Abu Bakarr Sidique Sam-Sumana, Vice Presidente della Repubblica della Sierra Leone. Ha introdotto i lavori Roberto Fontolan, Direttore Centro Internazionale di Comunione e Liberazione.
In occasione dell’incontro ha portato un saluto Antonella Mularoni, Segretario di Stato per gli Affari Esteri della Repubblica di San Marino.
Il ministro Frattini ha sostenuto che l’Africa è oggi il paradigma delle sfide che il Pianeta deve affrontare: la sostenibilità dello sviluppo, il dare voce ai poveri, la questione a tema è istituzionale e politica non di emergenza umanitaria. Basta affrontare l’Africa come un problema, ha sostenuto, va vista come una grande opportunità per l’Europa.
Carl Bildt, Ministro degli Affari Esteri della Svezia e Presidente di turno dell’Unione Europea ha sostenuto che occorre sbloccare e concludere il negoziato di Doha, l’Africa non ha bisogno della nostra beneficenza ha aggiunto, ma di essere a pieno titolo un interlocutore credibile e rilevante e quindi essere influente sulle strategie internazionali e sulla riforma dell’ONU. Dobbiamo cooperare in progetti di sviluppo agricolo, di sviluppo locale. L’ Europa è il continente geograficamente più vicino all’Africa, possiamo beneficiare enormemente da questa vicinanza, ma dobbiamo completamente rivoluzionare il modello di cooperazione e capire che le più grandi sfide del pianeta si giocheranno in Africa: i cambiamenti climatici, la rivoluzione della economia verde, il tema della sicurezza alimentare.
In un gioco di squadra in cui ciascuno aveva ben presente il proprio paese ma anche l’intero continente sono intervenuti i diversi esponenti dell’Africa, consapevoli che stavano parlando ad un ampio ed assai ascoltato contesto internazionale.
Quando si parla di Africa si è vittime di stereotipi ha sostenuto Amama Mbabazi, Ministro della Sicurezza della Repubblica di Uganda e Segretario Generale del NRM. Lo stereotipo dominante vede l’Africa vittima di conflitti endemici e la comunità internazionale chiamata ad aiutare e persuadere questi popoli ad abbandonare il linguaggio barbaro delle armi. I conflitti hanno luogo entro un contesto ben concreto e le loro cause possono essere individuate e comprese, esse sono sia di origine interna sia esterne. Queste cause sono il sottosviluppo, il non riconoscimento delle diversità culturali all’interno di un popolo, il terrorismo internazionale.
Il primo ministro keniota, Raila Odinga, ha sostenuto che sino alla caduta del muro di Berlino agli stati africani si chiedeva di contrastare il comunismo e per questo non si guardava in faccia a dittature di sorta, negli anni 70 e 80 vi sono stati 32 colpi di stato con assassini e massacri di parlamentari e membri di governo democraticamente eletti.
In questo contesto storico nascono gran parte dei conflitti dell’Africa.
Si sta ora delineando una nuova epoca, ha sostenuto Odinga, una transizione che promette bene, abbiamo nuove leaderhsip, i focolai di conflitto si sono dimezzati, non abbiamo bisogno della carità di nessuno, ma di mercati aperti ai nostri prodotti e di investitori. Bernard Kamilius Membe, Ministro degli Affari Esteri della Repubblica di Tanzania ha detto che il pubblico del meeting era il più vasto al quale avesse mai parlato fuori dall’Africa ed ha ricordato l’importanza dell’impegno africano ed internazionale per la Somalia ed il Sudan, ricordando che l’Uganda e il Burundi hanno inviato proprie truppe, ma mancano altri, benché siano stati assunti impegni. Ha poi ricordato che i 53 stati dell’Africa non sono rappresentati tra i membri permanenti dell’ONU, ma che il 65% dei problemi trattati la riguardano. Infine ha parlato di malaria. Su 100.000 donne incinte 567 muoiono di malaria, 110 bambini muoiono ogni 100.000 bambini; le cure sarebbero a portata di mano, ha sostenuto, ma le case farmaceutica fanno tutto il possibile per impedire cure definitive ed avere promettenti mercati per i propri farmaci . Ha chiesto quindi di allearsi per combattere le case farmaceutiche non solo per portare aiuti agli ammalati.
Alhaji Abu Bakarr Sidique Sam-Sumana, Vice Presidente della Repubblica della Sierra Leone, ha parlato dell’isolamento al quale conducono le guerre e alla necessità di un grande impegno internazionale.
Mario Mauro ha sostenuto che in Africa prendono forma molti dei giochi di potere delle nazioni europee, essi abbattono le possibilità di sviluppo. Solo pochi decenni fa il PIL pro capite di paesi come il Burundi era superiore a quello cinese, ha ricordato. Ma l’Europa spende un decuplo delle risorse per aiutare i Paesi africani ad incrementare la produzione di riso e banane ed il resto lo destina ad impedire che vengano venduti sui nostri mercati. Mauro ha attaccato la logica dell’aiuto umanitario che si fa spettacolo ( i concerti di beneficenza delle Rock star) e diviene un accessorio elegante da mostrare nelle serate di gala e beneficenza, mentre gli stessi ‘ricchi del mondo’ svolgono giochi di potere per lo sfruttamento delle risorse del sottosuolo di questa ricchissima parte del pianeta.
Il futuro dell’Africa e dell’Europa è un solo futuro costruiamolo insieme è stata la conclusione del forum.
Un salto in avanti rispetto al racconto di buone pratiche, delle opere ‘buone’ pur preziose; al meeting di Rimini finalmente si aprono le porte alla corretta prospettiva che Africa renaissance Time, dalla sua nascita ha inagurato, promosso e difeso, non senza difficoltà.
Nell’edizione del 2007 interveniva l’on. Jérémie Ngendakumana, in rappresentanza del capo di Stato, Pierre Nkurunziza, ma i tempi non erano adeguatamente maturi, oggi lo sono.
Di seguito pubblichiamo un estratto dell’intervista condotta in quei giorni e oggi, con alle porte le elezioni politiche del 2010, ancor più significativa.


Lezione di democrazia nei grandi laghi africani.
Meeting per l'amicizia tra i Popoli _ Rimini – 23 agosto 2007
Intervista di Lilia Infelise all' Onorevole Jérémie Ngendakumana


L’on. Jérémie Ngendakumana è arrivato a Bologna il 17 agosto 2007 insieme al giovane capo di Gabinetto del Presidente Pierre Nkurunziza, Jean Bosco Ndikumana. Sono arrivati a cena a casa mia accompagnati da Déo Gratias Nkinahamira. Déo mi aveva parlato così a lungo di Jérémie che gli ho subito chiesto se potevo rivolgermi a lui come ad un vecchio amico. Da subito si è instaurato una bellissima relazione di reciproco ascolto. Siamo stati insieme sino al 22 Agosto. Li ho accompagnati a tutti gli incontri al meeting di Rimini, con la passione e la voglia di rendere più proficuo possibile ogni incontro, con il desiderio che fosse un’occasione per aprire relazioni di profonda e sincera fiducia. Sapevo che sarebbero arrivati giorni difficili.
Gli ho fatto tante domande e lui ha sempre risposto con profondità, con il suo stile inconfondibile: quando parla cerca con calma le parole che meglio possano esprimere all’altro quello che lui sente e pensa. Dolce e inflessibile al tempo stesso, essenziale, parco, misurato in tutti suoi gesti.
Segue una prima stesura della lunga intervista registrata, vi sono altre domande e altre risposte, che in questa sintesi non sono riportate. Abbiamo parlato della differenza tra terrorismo e resistenza popolare, delle modalità per superare il conflitto tra Tutsi e Hutu, e di tante altre questioni ‘calde’, ma per ora ritengo utile che almeno alcuni passaggi sulla sua visione di democrazia, di governo, di sviluppo, possano essere diffuse, in questo momento delicato che vede molta stampa internazionale irresponsabilmente e falsamente impegnata nel ruolo di censore irreprensibile.
INTERVISTA[1]
LI: Descrivimi la tua infanzia, parlami dei luoghi, delle persone…
JNG: Sono nato in un villaggio nel comune di Bukeye, nella provincia di Muramvya, da una famiglia contadina; ho fatto le scuole primarie a sette km di distanza dal villaggio. Ci si doveva svegliare molto presto al mattino per andare a scuola. Ricordo che era tanto freddo e andavo a scuola con un gruppo di amici, non avevamo scarpe.
LI: Quanti anni avevi ?
JNG: Avevo sette anni. Ho frequentato tutto il ciclo primario. La prima cosa che ricordo è quando ho saputo che ero stato ammesso al ciclo secondario, dovevo andare a Bujumbura. Ricordo la grande gioia della famiglia e dell’intero villaggio. Era un fatto eccezionale per un villaggio di contadini: lasciare il villaggio e andare a frequentare le scuole nella capitale, era un fatto straordinario, era una promozione sociale per tutta la famiglia.
A Bujumbura ho studiato sino al 1972. Era un momento molto incerto, non sapevo se avrei potuto continuare gli studi. I miei genitori erano intimoriti. Io però mi sono fatto coraggio e ho scelto di continuare ma non ho potuto continuare il percorso lungo, sono stato costretto a fare un ciclo breve, ho fatto un anno di pedagogia e sono quindi rientrato al villaggio dove ho insegnato alle scuole primarie.
LI: Che età avevi ?
JNG: Avevo 18 anni quando ho cominciato ad insegnare. Eravamo nel 1973. Ho insegnato ai bambini negli stessi luoghi in cui anche io ero stato bambino. La mia prima esperienza di lavoro è stata questa, insegnare nel villaggio in cui ero nato, dove ero stato bambino, al primo anno delle primarie; giocavo come un bambino tra i bambini. Ho insegnato nel mio villaggio per cinque anni. Ho ricominciato gli studi dal ‘78 all’82, mi sono dedicato alla pedagogia. Dovevo riuscire. Mi sono detto che non potevo giocare, dovevo impegnarmi, così ho studiato tantissimo e sono stato sempre promosso, sempre il primo della classe.
LI: Hai studiato tanto ?
JNG: Ho studiato tanto, mi sono veramente impegnato.
LI: Quale istituto, era una scuola pubblica o privata?
JNG: In una scuola normale. La Normale è una scuola pubblica. Ho ripreso i miei studi nell’ 1982 e ho lavorato ancora per un anno come insegnante, questa volta alle secondarie. Precisamente in una scuola professionale. Ho fatto il professore di matematica. Ho poi ripreso gli studi ed ho fatto la scuola superiore di commercio indirizzo fiscalità. Ho terminato gli studi con ottimi voti (distinto), con una specializzazione in diritto fiscale e contabilità. Ho così trovato lavoro come contabile in una impresa privata. Avevo 30 anni, era il 1985.
Dal 1985 al 1995 sono stato capo contabile in tre diverse imprese, prima in BURSTA, una impresa tipografica, poi in SIRUCO, un’impresa belga di abbigliamento; tutta la contabilità veniva gestita in Belgio. Quando l’impresa è stata venduta al Burundi io ho curato il trasferimento di tutta la gestione in Burundi. Cercavo sempre di migliorare la mia posizione, ero bravo e molto apprezzato, ho lasciato SIURCO per la SICOP. La SICOP è una società petrolifera. Ero responsabile degli affari finanziari e della contabilità, è raro assumere entrambi i ruoli.
LI: Era un’impresa privata ?
JNG: Sì
LI: Hai dunque cambiato lavoro frequentemente ?
JNG: Si mediamente ogni tre anni.
LI: Per quale ragione?
JNG: La ragione? per migliorare stabilmente la mia posizione.
LI: Sei sposato ?
JNG: Mi sono sposato nel 1987 ed ho tre figlie. Una ha terminato le scuole classiche superiori, l’altra frequenta l’università, l’altra termina il liceo classico il prossimo anno.
LI: Quali sono state sino a questo momento della tua storia le persone più importanti?
JNG: Chi mi ha veramente impressionato è stato Melchior Ndadaye con un suo discorso alla popolazione nel quale tutti si sono riconosciuti, che tutti noi burundesi avvertimmo profondamente toccante e vero.
LI: Eri andato per ascoltarlo o passavi di lì per caso?
JNG: Sono andato per ascoltarlo. Il presidente Melchior Ndadaye diceva tutto quanto noi pensavamo, ma che non fossimo capaci di dire. Sì, è stato veramente il personaggio che mi ha più impressionato.
L’altra persona importante è Julius Nyerere, della Tanzania. Ha veramente costruito il suo paese, l’unità del suo paese. Un grande, un vero patriota.
LI: Lo hai incontrato personalmente o attraverso i suoi scritti?
JNG: Attraverso i suoi scritti, tutto quello che diceva, i suoi discorsi. Una persona estremamente onesta. Lui ha detto ho fatto la scelta socialista, non abbiamo avuto lo sviluppo atteso. Cambio, riconosco i miei errori. Un buon cittadino, onesto, che ama il suo paese. Così come Mandela.
LI: Hai conosciuto Mandela di persona?
JNG: Ho conosciuto Mandela in Burundi. Ha fatto il mediatore nei negoziati. Un uomo molto corretto.
LI: Quando non hai più pensato alla tua vita personale, ad essere il migliore e ti sei reso conto che non avevi solo un compito personale, per la famiglia, voglio dire quando ti sei reso conto che eri africano?
JNG: E’ vero che la politica non è stata una scelta, non ho scelto di fare la politica, mi ci sono trovato dentro.
LI: Come? Quando?
JNG: Nel 1993 quando ascoltai il Presidente M. Ndadaye tenere il suo discorso. Ho capito che dovevo interessarmi alla politica. E quando il Presidente è stato assassinato ho capito che non potevo sfuggire alla politica. Ti dico che ho cercato di evitare la politica. Ho fatto di tutto per sfuggire alla politica. Quando terminai le secondarie, avrei potuto iscrivermi ad un ciclo universitario lungo, eccellevo negli studi, ma mi sono detto: “nel tuo paese seguire un corso di studi scientifico è troppo lungo, se scegli un percorso letterario bisogna assolutamente iscriversi all’unico partito l’UPRONA, per avere una promozione”, allora mi sono detto, “scelgo un corso triennale, così mi tengo lontano dalla politica e mi dedico al lavoro per guadagnarmi da vivere onestamente”. Ma alla fine mi sono reso conto che ero obbligato a fare politica. Così nel 1993 ho fatto la campagna insieme a tutti gli altri, lì ho conosciuto Déo Gratias Nkinahamira. La gente mi chiedeva perché non mi candidavo. Io rispondevo che era troppo presto. Dicevo che volevo lavorare per farmi una mia casa confortevole, una bella automobile, un piccolo risparmio da parte e solo dopo rivolgermi alla popolazione dicendo: “ho costruito la mia casa, ho la mia automobile, non vi domando ricchezze”. Pensavo che avrei potuto candidarmi nella seconda legislatura, nel 1998; questo era il mio progetto.… ma alla fine gli eventi sono precipitati, mi sono trovato dentro la politica, nella lotta armata.
LI: Hai lavorato ed avuto successo professionale senza iscriverti all’unico partito guidato da Buyoya, credevo fosse indispensabile essere iscritto al partito unico per far parte della classe dirigente.
JNG: Ho lavorato sodo ma nel privato, per non dovermi confrontare con questo, anche quando avevo ferie lavoravo, ma nel settore privato.
LI: Hai aderito subito al partito di Ndadaye, FRODEBU?
JNG: Non subito. Nel ‘92 ho ascoltato per la prima volta Ndadaye, ma non sono entrato subito nel partito,
LI: Quali sono state le fasi principali, i fatti principali, le persone più importanti?
JNG : Dopo la sua morte ho capito che occorreva organizzarsi. Prima ho aiutato la resistenza economicamente, poi ho deciso che dovevo partecipare direttamente.
Ho cominciato come direttore della Radio Démocratique nel ’95. Sono stato membro del comitato direttivo del FDD.
Ho ricoperto diverse funzioni, quella finanziaria, quella dell’informazione, quella militare. Dopo il ’96 sono passato al settore militare.
LI: Hai avuto una direzione nazionale ?
JNG : No, no solo un settore. Sono stato porta voce della branca armata e quindi dopo i negoziati mi sono candidato, eletto, sono stato capo di protocollo, ambasciatore e quindi presidente del partito
LI: Quando è iniziata la resistenza?
JNG: In effetti, la resistenza è nata in tutto il paese, dalla gente e io sono entrato in contatto con le truppe ribelli di Bujumbura a Kamenge. Quando ero ancora al lavoro aiutavo i ribelli di Kamenge. Nel ‘95 sono entrato in clandestinità raggiungendo il settore politico della ribellione. Sono entrato come direttore della radio e membro del direttivo.
LI: Nell’arco dei tredici anni avete avuto cambiamenti di leader?
JNG: Abbiamo cambiato Nyangoma perché aveva lavorato male, tutti si sono ribellati, quindi abbiamo designato Jean Bosco Ndayikengurukiye ….
LI: Ha lavorato male nel senso che ha ceduto nei negoziati?
JNG: No, non sapeva organizzare la resistenza, era sempre all’estero. Di fatti non era con la resistenza. Era all’estero mentre tutto accadeva tra la gente, nel paese. Ci sono state molte uccisioni di membri dell’esercito ribelle. Allora è stato necessario sostituirlo.
LI: Chi ha deciso un organo direttivo?
JNG: Tutti, è stata una decisione collegiale.
LI: Tutti?
JNG: Tutti i membri della resistenza hanno preso questa decisione. Gli è succeduto Jean Bosco Ndayikengurukiye….
LI: Come eravate organizzati.
JNG: Eravamo esattamente organizzati come un esercito, con i livelli. Vi erano tra noi persone che avevano fatto parte dell’esercito regolare.
LI: Quando ha incontrato Radjabu, precedente presidente e ora in prigione ?
JNG: L’ho incontrato nel 1996 ed era responsabile della branca politica.
LI: Politica? Non militare?
JNG : No, politica.
LI: Ha avuto responsabilità politiche? ?
JNG: Ha avuto responsabilità politiche non militari.
LI: La guida era assicurata da un team? Questo team è tuttora lo stesso?
JNG: Nel 2001 avevamo un’equipe politico-militare che ha diretto la parte finale della resistenza. Avevamo un team politico- militare. Nel 2005 abbiamo separato i due settori.
LI: Questo gruppo ha sempre lavorato insieme, discusso tutte le decisioni? E’ stato lo stesso gruppo che ha diretto la parte finale della ribellione?
JNG: Si
LI: Radjabu partecipava nel gruppo, come ?
JNG: Era una persona incapace di ascoltare.
LI: Come ha fatto a guadagnarsi la fiducia e un ruolo così importante?
JNG: Aveva un suo progetto personale e poco a poco ha raggiunto la sua posizione, ma, in effetti, aveva un comportamento da dittatore, non ascoltava.
LI: Ma come ha fatto ad acquisire un ruolo così importante di leader ?
JNG: A poco a poco, si è organizzato, ha conquistato spazio. Ha fatto credere che era importante. Tutto ciò che faceva era per crescere lui e noi credevamo lo facesse per il partito….
LI: Sin dall’inizio aveva un piano personale?
JNG: Sì. Noi credevamo di essere insieme, che agisse per il partito, per il movimento. Mentre tutto ciò che faceva era per organizzarsi, non per il partito. All’inizio noi credevamo fosse per il partito, ma alla fine abbiamo capito che il suo era un progetto personale.
LI: Dunque avete corso il rischio di avere un nuovo dittatore ?
JNG: Sì, per esempio non ci dava alcuna informazione sui fondi, quanti soldi arrivavano, da dove. Non si sapeva quali amici avevano dato contributi, quanto. E quando gli abbiamo chiesto di farci un resoconto ha sostenuto che le risorse venivano date a lui e non doveva interessarci da dove venivano. Non sapevamo con chi aveva avuto contatto.
LI: Verso la fine della ribellione quali questioni discutevate, quali temi?
JNG: Le riforme da fare, la democrazia, le elezioni, lo sviluppo del paese.
LI: Sviluppo, cosa pensavate, di cosa parlavate tra voi?
JNG: Sviluppo per noi significava parlare di agricoltura, della possibilità di studiare per tutti, della sanità, che tutti potessero curarsi e poi delle infrastrutture per il funzionamento dello Stato. Vi erano per noi delle priorità: l’educazione, la sanità, l’agricoltura e quindi le infrastrutture, le strade, le comunicazioni.
LI: E durante la campagna elettorale, avete tenuto dei discorsi, avete fatto delle promesse, fissato delle priorità, la popolazione ha capito ?
JNG : Certo ho parlato dell’educazione, per prima cosa, poi della sanità e quindi dell’agricoltura. Ma anche tra le cose più importanti, la pace e la riconciliazione, la pace e la riconciliazione, è veramente importante. Il paese ha conosciuto problemi di esclusioni e conflitti etnici e noi vogliamo mettere fine ai conflitti etnici. Abbiamo promesso che la popolazione avrebbe avuto la pace e quindi avremmo avviato i grandi lavori. E in particolare abbiamo promesso che avremmo dato l’educazione di base e garantito la sanità gratuita a tutti. In effetti, siamo già molto avanti in questa direzione. Ora stiamo lottando contro la fame. Il popolo chiede il ritorno dell’investimento in termini di giustizia, democrazia, sviluppo. Il centro di interesse è questo oggi. La giustizia, la democrazia e lo sviluppo. Ciò che è più importante è che la popolazione scelga essa stessa i propri dirigenti. Ci hanno scelto per il nostro programma e questo programma deve essere messo in atto. Noi siamo il partito della riconciliazione tra Tutsi e Hutu. Occorre che la gente si trovi insieme per ricostruire il paese. Occorre che i bambini possano avere l’educazione gratuita.
LI: La democrazia presuppone l’esistenza di più partiti. In Europa discutiamo se sia meglio il sistema di due partiti che si alternano al governo o di più partiti, così da rappresentare meglio una società plurale. Così da voi è importante un dialogo, l’alternanza, cosa pensa al riguardo? Come fare per assicurare il dialogo, l’alternanza, la possibilità di scegliere per un programma e non per un’appartenenza etnica.
JNG : Abbiamo già compreso che i partiti composti solo di Tutsi o di Hutu perdono le elezioni. Occorre costruire il paese insieme. A mio avviso occorre ripensare la relazione tra potere e opposizione. Occorre una relazione responsabile positiva tra chi è al potere e l’opposizione; la relazione tra governo e opposizione deve cambiare e occorre stabilisce delle relazioni costruttive. Chi è al potere deve ascoltare l’opposizione.
L’opposizione deve segnalare al governo gli errori, chi è al potere deve ascoltare e correggere. Non si deve sostenere che niente di buono può venire dall’opposizione. Una relazione che io definisco responsabile: come posso continuare a costruire il paese mentre sono all’opposizione. Vi sono dei punti importanti per il paese su cui non si deve discutere e che governo e opposizione debbono guardare allo stesso modo; se parliamo di sviluppo, di democrazia, dobbiamo parlare lo stesso linguaggio, ma su come arrivare possiamo dividerci. Il problema che abbiamo oggi è che, in Africa, non so in Europa, non parliamo lo stesso linguaggio, si ritiene occorre essere al potere per far avanzare un programma. Io dico no. Vi sono questioni importanti per il paese, lo sviluppo per esempio, sul quale occorre avere una stessa visione. Quando siete al potere non sapete chi vi ha eletto. Una volta eletti dovete governare per l’interesse di tutti. Chi è al potere deve pensare a tutti.
LI: Esattamente una visione matura della democrazia, come avete sviluppato queste convinzioni?
JNG: Durante la resistenza abbiamo avuto molto tempo per pensare, riflettere, discutere tra noi su quale poteva essere un modello di democrazia. Come si comporta la democrazia. Se si è al potere, come ci si comporta se non si è al potere. Ma sempre con il comune obiettivo di costruire il paese. Perché anche all’opposizione occorre sempre preservare l’attenzione a come contribuire a costruire il paese.
LI: Avete avuto incontri con altri partiti della regione dei grandi laghi che hanno una visione comune?
JNG: Si, in effetti stiamo ricercando il dialogo per costruire una comune visione. In Burundi noi siamo molto avanti. Molti partiti non riflettono, ma occorre condurli a questa visione, ovvero che se si è all’opposizione, si ha comunque un ruolo nella costruzione del paese. Vorremmo porre l’accento, richiamare alla riflessione sulla relazione tra potere ed opposizione. Bene siamo in marcia, si tratta di una educazione da dare a tutti, poiché molti ancora non ragionano così. Vi è chi dice: “Devo essere al potere, poco importa come ci arrivo”. Io dico no, occorre un arbitro. L’arbitro è la popolazione. Se secondo la popolazione avete guidato bene il paese potete continuare a guidarlo, se non avete ben lavorato il popolo potrà dire no, mettetevi per un po’ da parte, proviamo con qualcun altro. Può essere che altri faranno meglio. Ma occorre rispettare queste regole del gioco. E la regola è sempre che la popolazione è il nostro arbitro. Se non è soddisfatta non potrete continuare a restare alla guida. Ma si pensa che la gente in Africa non sia intelligente, capace di capire. Ma noi abbiamo esperienza che la popolazione è capace di capire chi è buono e chi non lo è. Occorre saper insegnare presentare il programma in modo pedagogico, farsi capire, spiegare con chiarezza il programma. Ma occorre essere uomini credibili nell’insegnare il programma. Se non avete uomini credibili, la gente dirà che la persona non è credibile. Occorre avere buoni programmi, buone persone per spiegare il programma, persone credibili, che la gente ascolterà…...
LI: Vi sono regioni con cui hai legami più forti ? Vi è la possibilità per di essere in relazione diretta con tutti e non solo con chi vive nella zona nella quale sei stato eletto?
JNG: Assolutamente, io incontro tutti, la gente conosce il mio numero di telefono e mi chiama, mi dice signor presidente noi pensiamo….
LI: Dunque il tuo numero, il tuo indirizzo è noto?
JNG: posso cambiare gli altri numeri, non questo perché tutti mi possano chiamare.. La popolazione ha il diritto e deve potermi chiamare.
LI: Come assicurate la democrazia interna del partito?
JNG: Una buona domanda! Ciò che noi abbiamo fatto è di organizzare i congressi su base comunale, su due temi precisi, Il primo. Qui nel nostro comune, cosa va molto bene nel partito e perché? Cosa non va bene nel partito e perché? Cosa possiamo fare perché il partito operi correttamente nel comune? Il secondo tema: A livello generale, cosa va molto bene nel partito, perché? Cosa non va bene perché? Cosa voi proponete per rinforzare il partito nell’ intero paese? Questo è stato anche il tema del congresso, su base comunale. Abbiamo messo insieme tutte le idee emerse, le abbiamo raccolte poi per province e presentate al congresso generale.
Al congresso abbiamo presentato un rapporto su cosa pensano i membri dei partiti, ma anche gli amici, la gente.
LI: Sono regole scritte ?
JNG: Per ora si tratta di una pratica, ma abbiamo intenzione di scrivere.
LI: Qual è il rapporto tra partito e istituzioni?
JNG: Si tratta di due ruoli e di due democrazie diverse. Il partito da orientamenti, propone le politiche generali, il governo realizza considerando lo spirito degli orientamenti, ma le soluzioni tecniche spettano al governo. Il partito non ha tecnici specializzati in questioni agricole, militari, ma diamo gli orientamenti. Per esempio chiediamo che la produzione agricola aumenti, sta al governo la responsabilità di trovare le forme concrete. Come partito siamo anche responsabili del rispetto degli accordi e dobbiamo facilitare l’impegno di tutti, attraverso riunioni il coinvolgimento della gente; ma sul piano tecnico sono le istituzioni che debbono funzionare.
LI: Vi riferite come partito a una ideologia precisa, il marxismo per esempio ?
JNG : No. Per il momento noi parliamo di democrazia; si tratta di lavorare nell’interesse del popolo. Questo è il principio generale. Chi è eletto ha ricevuto un mandato sulla base di un programma e il governo deve tenere conto e realizzare il programma che la popolazione ha votato.
LI: Con l’on. Mario Mauro abbiamo parlato di economia sociale di mercato quale significato attribuisce a questa espressione?
JNG: Ciò su cui siamo sicuri è l’idea di liberalismo economico Crediamo che la competizione migliora la qualità e riduce i prezzi. Noi volgiamo incoraggiare il settore privato, ampliare il suo peso. Può essere che il governo debba occuparsi di alcuni settori sensibili, come l’acqua per esempio, perché tutta la popolazione abbia l’acqua potabile. Così può accadere per le comunicazioni. Ma anche in questo caso pensiamo che il privato possa essere il fornitore e il governo il soggetto regolatore.
LI: Nella cooperazione internazionale/ cooperazione allo sviluppo l’Europa ha fatto cose buone, ma vi sono, non di rado, tentativi di alcuni Stati di creare aree di influenza, vi sono poi problemi connessi alla difficoltà di finanziare governi che non rispettano i diritti umani, che sono corrotti,…Cosa lei pensa della cooperazione allo sviluppo, su quali principi vorrebbe si fondasse
JNG : Vi è un modello molto buono al quale vorrei si arrivasse. E’ la cooperazione diretta tra comunità, tra un comune, una provincia e un comune e una provincia del nostro Paese. Voi date un aiuto, ma lo date direttamente a una comunità. Non entra in causa così il buono o cattivo regime. Per esempio il comune di Rimini vuole aiutare il Comune di Bujumbura. Secondo questo modello si instaura un rapporto diretto. Rimini viene e costruisce un ospedale, dona le attrezzature, le apparecchiature, etc.. e la popolazione trae profitto di tutto questo sia con un regime cattivo sia buono, la popolazione ha avuto ciò che voleva avere. Se il governo dovesse cadere, la popolazione ha comunque ciò di cui aveva bisogno.
LI: Ma non è facile decidere in quale comunità intervenire, se non si ha un quadro e si sceglie il bisogno prioritario?
JNG : Il ruolo del governo è di coordinare. Così voi saprete quale regione ha maggiori bisogni, dove non ci sono strade, ospedali, scuole. Il governo coordina. Una buona cosa è che oggi a guerra finita non ci sono più divisioni con stati esteri. Si possono avere amici ovunque. Non ci sono vincoli. Naturalmente occorre preservare le relazioni tradizionali : con il Belgio, con l’Asia.
LI: Cosa pensa di un modello che metta insieme la cooperazione istituzionale, centrale e decentrata, ma anche a livello di partito (ovvero uno scambio di visioni tra partiti africani ed europei).
JNG : Sì è importante non dimenticare l’esigenza di un equilibrio tra le comunità che ricevono aiuti e in questo il governo può indirizzare.
LI: Infine, la mia ultima domanda. Lei è in Italia per la prima volta?
JNG: Si è la prima volta...
LI: Abbiamo in Italia diverse specializzazioni produttive, saper fare, punti di eccellenza, la Lombardia è la regione più vasta, è una regione ricca, attiva, ma abbiamo anche la Provincia Autonoma di Trento, vi sono poi tante amministrazioni comunali, veramente una vasta e ricca gamma di opportunità. Qual è la sua visione della relazione con l’Italia e le sue molteplici e diversissime regioni ?

JNG : Sì con Africa Renaissance Time abbiamo studiato una sorta di cooperazione a diversi livelli, tra il governo centrale italiano e il governo centrale del Burundi e questo ci può dare un’apertura ad una cooperazione tra province e comuni, ma occorre che ci sia ‘la benedizione’ dall’alto. Così possiamo costruire dei gemellaggi. Ugualmente dobbiamo identificare dei modelli: come funziona la sanità, come funziona la scuola; certamente occorre tener conto della realtà del Burundi. Così si trasferiscono e si adattano modelli che hanno ben funzionato, ma si considera anche quello che di buono noi stiamo già facendo e ci aiutate a modificare alcune cose e a portarle a termine.

[1] L’intervista è stata condotta in lingua francese. La traduzione è di Lilia Infelise. In alcuni casi si è volutamente utilizzata la parola ribelle, in altri si è preferito adottare la parola resistenza per tradurre ribellione.


martedì 11 agosto 2009


......... il conflitto è irragionevole..........

............... vi era, nel cuore dell'Africa, un paese con un paesaggio meraviglioso, ben coltivato, la terra rossa spiccava tra le foglie lussureggianti dei banani, e si confondeva con i chicchi rossi del caffé. Le popolazioni, tutte molto belle, avevano caratteri molto spiccati ma diversi, appartenevano orgogliosi ai diversi gruppi socio culturali: Hutu, Tutsi, Ganwa, Twa, Hima, Mbo, Banyarwanda. Si sposavano, cucinavano lo stesso cibo, vivevano nelle stesse case, si sorridevano e si amavano; le spose Tutzi abbracciavano i loro uomini Hutu e viceversa, i loro bambini giocavano felici, ma poi venne il sangue, ..........perchè gridano i tanti giovani morti......... ...


.....un giorno un uomo nero e una donna bianca si incontrarono e intrecciarono le loro mani, bianche e nere, e cominciarono a sperare e a credere che è possibile dimenticare e perdonare e che nessun uomo e nessuna donna è condannato a soffrire per il male fatto dai padri, ...ma poi arrivò la difficoltà, il cammino era troppo lungo, mancava l'acqua, mancava il cibo, arrivò il dubbio, la diffidenza reciproca, i loro volti divennero duri, i loro occhi tristi e sospettosi divennero piccoli, torbidi come gli stagni, per la speranza perduta, divennero nemici.....
In ogni forma di conflitto Africa Renaissance Time non si arrende... e costruisce... secondo il modello ALLIANCE_URUNANI, una pedagogia dell'apprendimento _ cambiamento di intere comunità locali, veri esseri viventi in cammino.

Arrivederci a presto con tante bellissime novità!


Segretariato ART

IL VERO VOLTO DELL’AFRICA



INVITO ALL’INCONTRO CON UN POPOLO CHE RICOSTRUISCE LA SUA STRADA

Palazzo della Provincia Piazza Italia _ Reggio Calabria

Assessorato Attività Produttive

9 maggio 2009_ore 10:30 _ 13:30

Il 9 maggio 2009, a Reggio Calabria, si conclude l'azione iniziata nel dicembre 2008 con il Patrocinio del Ministero degli Esteri, della Regione Lombardia e della Provincia di Reggio Calabria, destinata a creare una solida cooperazione tra Italia e Burundi, non in una banale e vecchia logica delle iniziative di beneficenza e pietistico ricordo delle ferite della guerra, bensì in una prospettiva di co - disegno di nuovi sentieri, per la rinascita economica e della democrazia; sfide parimenti importanti per regioni del Mezzogiorno d'Italia e del continente Africano, sempre più oggetto di attenzione degli investitori europei e partner paritetico nei nuovi scenari geopolitici. La Provincia di Reggio Calabria, in cooperazione con Africa Renaissance Time ha invitato all’incontro con un popolo che ricostruisce la pace e avvia la rinascita civile & economica: il Burundi. Sono stati discusse le ragioni e prospettive di cooperazione e firmati tre protocolli d'intesa (tra la Provincia di Reggio Calabria, i due atenei reggini e la provincia di Bubanza). Con questa iniziativa la Provincia di Reggio Calabria intende essere promotrice di nuovi modelli di cooperazione con un continente, quello Africano, in particolare con la regione dei grandi laghi che presenta interessanti prospettive, sia come mercati di sbocco dei prodotti e servizi calabresi di eccellenza, sia per l’importazione di materie prime (caffé, te, frutta esotica, legname, prodotti del florivivaismo, ecc).


All’incontro, mirato ad avviare forme di scambi culturali ed economici, sono intervenuti :

Il Presidente della Provincia
Antonio SCALI - Assessore provinciale alle attività Produttive Agricoltura
Déo Gratias NKINAHAMIRA - Presidente di Africa Renaissance Time
Lilia INFELISE - vice Presidente di Africa Renaissance Time, presidente dell'istituto ARTES
Melchior WAGARA - Capo di gabinetto del presidente della Repubblica del Burundi
Pascal NYABENDA - Governatore della provincia di Bubanza - Burundi
Demetrio NACCARI CARLIZZI – Assessore regionale al Bilancio
Massimo GIOVANNINI - Rettore dell’Università Mediterranea
Salvatore BERLINGÒ - Rettore dell’Università degli Stranieri
Nino MARCIANÒ -Presidente Regionale della Confesercenti
Ha coordinato i lavori: Anna Maria Romeo – Avvocato-Consigliere Africa Renaissance Time.

Con la ripresa delle attività, dopo le vacanze estive, si avvieranno le fasi operative.
Un reportage fotografico offre un vivace resoconto dell'incontro.

giovedì 12 marzo 2009

Africa Renaissance Coffe


La produzione di caffé è fonte di orgoglio per il Burundi per la sua qualità, nota agli specialisti, e per il valore economico. La produzione di caffé costituisce la realtà produttiva più importante del paese: ben l'80% dell’attivo della bilancia commerciale è costituita dal caffé. La coltivazione di una delle migliori specie di arabica, nel mondo, avviene nelle altissime montagne e nelle colline del Burundi. La qualità migliore prende il nome di NGOMA ed è coltivata nelle montagne di Buyenzi, Kirimiro e Mumirwa. La raccolta avviene da aprile a giugno. Il progetto di ART si propone di: - realizzare un marchio che identifichi il caffé burundese prodotto e distribuito nel rispetto di precisi standards (Africa Renaissance) dalla rete, - progettare e realizzare un programma di formazione delle figure strategiche delle associazioni aderenti alla confederazione, - assistere l’associazione dei piccoli produttori nella definizione degli statuti e nello sviluppo organizzativo e miglioramento delle tecniche di coltivazione e delle infrastrutture di produzione, - realizzare corsi di formazione per lo start up di imprese di artigianato che realizzino prodotti da commercializzare nei coffee shop della rete con marchio identificativo. Nell'ambito di questo programma, domenica 8 marzo, il team di ART, con un gruppo di amici appassionati di colture biologiche, ha visitato la torrefazione di Pura Vida Café, a Codroipo (Udine) e realizzato un primo lotto di caffè burundese di alta qualità che sarà proposto in bar specializzati nella proposta di caffé mono origine.

mercoledì 11 febbraio 2009

NATURALMENTE TESSILE e MONDO & MISSIONE PARLANO DI ART

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Naturalmente Tessile
Mondo & Missione

martedì 25 novembre 2008

IL VERO VOLTO DELL’AFRICA
Invito all’incontro con un popolo che ricostruisce la pace e la rinascita civile & economica: il Burundi



La settimana di incontri con personaggi chiave del percorso di riconciliazione e rinascita civile ed economica del Burundi si è conclusa e ART è ora impegnata a dare concreto sviluppo alle numerose opportunità di cooperazione individuate. Di seguito vi proponiamo un breve reportage degli eventi e vi diamo appuntamento a fine febbraio per aggiornavi sui risultati delle attività in corso.

Roma 9.12.2008
Ministero degli Esteri
Linee operative per un modello quadro di cooperazione tra Italia e Burundi
Per costruire una partnership strategica e tradurre in azioni esemplari la prospettiva, completamente rinnovata, e la strategia di intervento che emerge dal trattato conclusivo del vertice Africa – UE di Lisbona


Déo Gratias NKINAHAMIRA e Lilia INFELISE
con
Melchior WAGARA [Capo di gabinetto della Presidenza della Repubblica]
Jean Bosco NDIKUMANA [Ministro della Giustizia e Guarda Sigilli]
hanno incontrato Alain Giorgio Maria ECONOMIDES [Ambasciatore e Capo di Gabinetto del Ministero degli Esteri]



Pavia 10.12.2008
Comune di Giussago - Sala Consiliare
La filiera agricola

In un paesaggio surreale, avvolto dalla neve, si è svolto l’incontro tra la comunità di Muramvya e le comunità del Comprensorio Neo-rurale della Certosa.
La proposta di AFRICA RENAISSANCE TIME è di avviare un'azione pilota, un intervento di eccellenza che metta a punto un modello trasferibile per lo sviluppo sostenibile e integrato, incentrato sulla protezione e valorizzazione dell'ambiente naturale e delle comunità, che da millenni vi vivono e al tempo stesso su relazioni eque e trasparenti, un intervento che parta dal mettersi al fianco delle comunità e dei loro leader, per sostenere le scelte consapevoli, operate dalle stesse comunità locali, di un proprio modello di sviluppo, mettere in campo capacità, risorse, relazioni per rendere fattibili azioni che traducano queste scelte in realtà produttive, commerciali e sociali, secondo tempi e modalità originali e proprie di ciascuna comunità, coniugando tecnologie avanzate e tutela degli ecosistemi naturali e antropici.
Nella mattinata è stata sottoscritta una dichiarazione d'intenti per un progetto di gemellaggio che valorizzi l'importanza, per entrambi i territori, del patrimonio agricolo.
Successivamente la delegazione burundese, ha potuto visitare un’oasi naturale, scoprire le nuove dimensioni dell’agricoltura in una società avanzata.





















Brescia 10.12.2008
San Pancrazio
Filartex

Nel pomeriggio gli ospiti burundesi hanno potuto visitare una delle più importanti filature di cotone italiane. La visita a Filartex è stata guidata da Romano BONADEI, autorevole rappresentante della famiglia che gestisce l’azienda dal 1958.
Dopo la visita agli impianti, raggiunti da Daniele BERINGHELI di Filati Maclodio, è stato possibile fare un breve scambio sulle prospettive del settore tessile mondiale, con particolare attenzione alla produzione di fibre naturali, sono state esposte le aspettative burundesi riguardo la privatizzazione della filiera e la produzione nei prossimi anni, si è discusso delle metodologie di coltivazione del cotone e infine è stata presentata e discussa la prospettiva di ART, preparando i presenti ai temi della giornata successiva.

Milano 11.12.2008
Hotel Hilton
La filiera tessile / il cotone

Nella giornata di giovedì si sono svolti i due incontri tematici sulle filiere del cotone e del caffè. La mattinata è stata dedicata al cotone. Sono stati esaminati a fondo le prospettive e strategie ipotizzate da ART e impostate le relazioni per avviare accordi di cooperazione Italia – Burundi.
Si è discussa, con i diretti interessati, una strategia di azione per permettere al Burundi di accrescere la produttività nella filiera del cotone e acquisire un vantaggio competitivo sul mercato internazionale, introducendo un prodotto completamente ‘tracciato’ con marchio di origine controllata “Africa Renaissance Cotton”, in modo da conquistare sul mercato prezzi all’export più elevati e in grado di migliorare in modo misurabile le condizioni di vita dei piccoli produttori, dando loro la possibilità di concorrere alla privatizzazione di COGERCO [Compagnie de Gérence du Coton] ed eventualmente di COTEBU [Complexe Textile du Burundi], insieme a imprenditori burundesi, anche residenti all’estero, ed italiani.
Il progetto potrebbe apportare notevoli benefici al Burundi e al tempo stesso costituire un’iniziativa economicamente sostenibile, un modello di business development di nuova generazione nella filiera tessile.

Milano 11.12.2008
Hotel Hilton
La filiera del caffè in Burundi
Il Burundi, noto come il cuore dell’Africa e come il paese delle mille colline, ha un clima e un terreno ideali per la produzione di caffé. Le sue qualità prodotte in alta montagna sono caratterizzate da una brillante acidità. Il paese è dotato di solide e ben gestite infrastrutture logistiche e di trasformazione e produce un caffé squisito, che identifica la raffinata identità di questa comunità.

Una guerra fortunatamente conclusa, durata più di dieci anni, reazione di popolo ad una dittatura spietata, ha impedito a questo paese produttore di uno dei migliori caffé al mondo (96% della produzione è costituito da Arabica e il 4% da Robusta, per l’80% è full washed) di conquistare nel mercato internazionale degli speciality coffee, una posizione adeguata alla prestigiosa qualità del suo caffé. Oggi, il percorso di pacificazione, tra i più solidi della regione dei Grandi Laghi, il processo di liberalizzazione e privatizzazione, ormai quasi concluso, permette di avviare progetti di reciproco interesse per questo paese e per produttori di speciality coffee italiani.
L’incontro si proponeva di promuovere un progetto pilota per permettere al Burundi di acquisire un vantaggio competitivo sul mercato internazionale degli speciality coffee, introducendo un prodotto completamente ‘tracciato’ con marchio di origine controllata “Africa Renaissance Coffee”, in modo da conquistare sul mercato prezzi all’export più elevati e in grado di migliorare in modo misurabile le condizioni di vita dei piccoli produttori.

Il progetto si propone di apportare notevoli benefici al Burundi e al tempo stesso costituire un’iniziativa economicamente sostenibile, un modello di business development, di nuova generazione, sull’esempio del progetto Tierra realizzato da Lavazza oppure del progetto PEARL condotto dall’Institute of Agricolture della State University del Michigan.


Milano 12.12.2008
Palazzo Pirelli - Sala Giò Ponti
Il vero volto dell’Africa invito all’incontro con un popolo che ricostruisce la pace e la rinascita civile & economica: IL BURUNDI

Il seminario è stato proposto per creare un’esperienza di incontro diretto con alcuni tra i più significativi attori chiave del processo di pacificazione e rinascita del Burundi, con i quali il progetto “Sviluppo Endogeno”, approvato con dgr n. VIII/6831 del 19 marzo 2008 dalla Regione Lombardia, ha permesso di creare una condivisione di prospettive e un piano di possibili azioni comuni. In particolare:
- favorire un reciproco ascolto e scambio di esperienze;
- ricercare i punti che accomunano le diverse prospettive e piani di azione;
- studiare tutte le possibili forme per tradurre in pratiche esemplari la nuova visione sancita dal documento conclusivo del vertice di Lisbona;
- instaurare un dialogo tra tutti gli stakeholder, in una prospettiva di alleanza e condivisione tra i due Paesi.


Sono intervenuti:

Abdul NZEYIMANA - Presidente del consiglio di amministrazione di COGERCO e COTEBU
Adriana MENDINI - Centro per la formazione alla solidarietà internazionale di Trento
Alessandro TINELLI - Responsabile Comunicazione e Sviluppo Strategico ARTES
Anna POZZI - Giornalista di Mondo e Missione
Anna Laura ORRICO - Volontaria associazione Africa Renaissance Time
Alain Giorgio Maria ECONOMIDES – Ambasciatore e capo di Gabinetto Ministero degli Affari esteri
Alan FERRARI - Comitato di Direzione AISLO
Beatrice UMUHEVYI
- Centro per la formazione alla solidarietà internazionale di Trento
Caterina FARAO - Comitato di Direzione AISLO
Claudia BRAMBILLA - AISLO Milano
Cristina RIZZELLI - AISLO Milano
Francesca PILOTTI - Segreteria della Presidenza ARTES
Daniele BERINGHELI - Responsabile aziendale R&D progetti speciali Filati Maclodio
Déo Gratias NKINAHAMIRA - Presidente di Africa Renaissance Time
Didem OZONARAN - Collaboratrice CIRIG Centro Dipartimentale per la ricerca e l'intervento sui gruppi
Ermanno BOCCALARI - Dirigente di prima fascia Regione Lombardia
Evariste NGAYEMPORE - Direttore Generale -OCIBU
Graciose NDAYISENGA - Sindaco di Kiganda
Herman NSAVYIMANA - Deputato, Rappresentante del popolo
Jean HAKIZIMANA - Direttore Generale di COTEBU - Complexe Textile du Burundi
Jean Bosco NDIKUMANA - Ministro della Giustizia e Guarda Sigilli, membro nucleo strategico ART
Jenny CAPUANO - Direttice del Centro per la formazione alla solidarietà internazionale di Trento
Laurent NKURIKIYE - Vice Presidente CDA OCIBU - Direttore Generale SOGESTAL
Lilia INFELISE - Presidente dell’Istituto di ricerca ARTES e Vicepresidente ART
Leonardo LELLI - Torrefazione Caffè Lelli Srl
Léopold MANIRAKIZA - Generale di COGERCO - Compagnie de Gérence du Coton
Macaire NTIRANDEKURA - Presidente CNAC
Maria IOELE -
Presidenza U.O. Relazioni Internazionali
Marili FRANZONI - Franzoni SpA
Mario LAZZERI - D’Apolonia SpA
Melchior WAGARA - Capo di gabinetto della Presidenza della Repubblica
Oscar NDAYIZIGA - Governatore di Muramvya
Oscar NDIZEYE - Parlamentare di Muramvya e Presidente del Consiglio Comunale
Paolo FOGLIA - Responsabile Certificazioni area no food ICEA
Riccardo BARLAAM - Giornalista, esperto di Africa, Il Sole 24 Ore
Robi RONZA - Delegato del Presidente per le Relazioni Internazionali
Romano BONADEI - Presidente della Fondazione Industrie Cotone e Lino - membro della giunta
SMI, Sistema Moda Italia, Federazione tessile e moda
Stefano MOLLICA - Presidente AISLO

Tiziana PATRONO - Presidenza U.O. Relazioni Internazionali

martedì 9 settembre 2008

Sono arrivati gli studenti burundesi

Dopo due anni di lavoro preparatorio è finalmente partito il progetto che vede cooperare Africa Renaissance Time - ART e l'Università della Calabrai - UNICAL : "Accoglienza in percorsi di alta formazione di giovani provenienti da regioni fragili e che hanno sofferto per conflitti, in particolare, conflitti che contrappongono componenti di uno stesso popolo".

Dopo un lungo viaggio che da Bujumbura li ha portati a Brusselles e poi a Bologna, i 5 studenti sono stati accompagnati dal prof. Déo Nkinahamira in Calabria. I ragazzi sono stati accolti nella sede ARTES - ART di Trasia, in provincia di Cosenza, e stamane sono stati accompagnati nel campus dell'UNICAL dove la Direzione del Centro Residenziale ha preparato loro un'accoglienza attenta ed efficiente.
Il progetto messo a punto da Africa Renaissance Time, grazie anche al supporto di ARTES, ha l'obiettivo di sostenere il percorso di formazione intellettuale, culturale e professionale, e il legame stabile con il Paese di provenienza, con attenzione a promuovere le capacità delle giovani generazioni burundesi e della regione dei Grandi Laghi di contribuire attivamente al processo di riconciliazione e di pacificazione. Il progetto prevede la frequenza di corsi di laurea triennale, e al tempo stesso, un percorso appositamente studiato per sviluppare cometenze di animazione dello sviluppo locale in aree fragili e che affrontano difficili processi di riconciliazione e pacificazione.
Domani è prevista la prima riunione del team didattico UNICAL - ART che accompagnerà ogni singolo studente burundese nel percorso di formazione universitario e personale nell'arco di questo primo anno accademico presso l'Ateneo calabrese.