sabato 12 luglio 2008

L'incontro con Bujumbura : la voglia di gettare alle spalle la guerra


La mattinata inizia con un giro per le strade di Bujumbura: ci impressiona vedere tante donne, con i bambini più piccoli sul dorso e i più grandicelli al fianco, pulire le strade con scope e gli argini con le zappe; un susseguirsi frettoloso di uomini e donne con ogni sorta di oggetti sul capo, dalle assi di legno per costruzioni, a casse di birra o grandi caspi di banane. Assistiamo ad una manifestazione del partito CNDD FDD, che celebra la posa della prima pietra della ‘permanenza’: la sede ufficiale del partito a Bujumbura.
La nostra destinazione è però il quartiere di Kamenge dove si concentra l'etnia bahutu e dal quale è partita la resistenza nel 1993, subito dopo l'assassinio del primo presidente eletto democraticamente, Melchior Ndadaye. Il quartiere si mostra come il più vivo di tutta la città, ma anche il più povero. Le strade dissestate, le case di paglia e fango...le lunghe file di donne, bambini e ragazzi alle fontane per poter portare a casa un po’ d'acqua. Il quartiere pullula di artigiani del legno, sarti e parrucchieri.
Le mille contraddizioni di questa città saltano subito ai nostri occhi quando ci incamminiamo per la collina verso il collegio del Santo Spirito, che una volta era gestito dai gesuiti e dove si è formata molta della classe intellettuale e dirigente burundese. Salendo per la collina ci imbattiamo in numerose residenze del quartiere Kiriri perfettamente curate, si vede che qui abita la borghesia e la nobiltà. Lontano da tutto il resto e rinchiusa tra i suoi cancelli bianchi e le alte mura, da cui sbucano rigogliose bougainvillier multicolori; s’intravvedono attraverso le grate dei cancelli automobili di grosse cilindrate.
La scuola dei gesuiti è diventata pubblica, ma i soldi per mantenerla evidentemente non ci sono. Decadente e trascurata, Déo Nkinahamira ci racconta della sua giovinezza trascorsa tra gli studi e le gare di nuoto, i premi vinti e le partite a basket nei cortili del collegio dei gesuiti...con nostalgia ricorda lo splendore di quei tempi, prima che il regime militare del dittatore colonnello Bagaza decidesse di cacciare via i gesuiti e lasciare che questo "paradiso" per i giovani decadesse lentamente.

Riscendiamo per la collina dritti verso il Lago Tanganyika e ancora una volta il panorama davanti a noi cambia nel paese dalle mille contraddizioni. Siamo a pranzo al Club du Lac Tanganyika: scopriamo una natura meravigliosa, l’acqua limpida e tiepida, le onde accarezzano la sabbia bianca, il vento è quasi una brezza, tutto comunica pace e bellezza.

1 commento:

LoIV L...... ha detto...

Leggo e penso a scene simili ovunque nel mondo, anche dove si dice che il progresso abbia toccato e tramutato tutto in "oro"...scene non lonatane da noi, da dove si ritorna a casa ogni giorno...forse con la differenza che abbiamo imparato bene a nasconderle dietro "l'angolo" del nostro sentire e del nostro vedere...
rabbia, dolore, speranza, di chi non può, sono tutte insieme a voi in questo paese che ha ancora tante possibilità.
Non stancatevi di ascoltarle.
LoIV L......