lunedì 21 luglio 2008

Si intensificano gli incontri prima della partenza, si prepara il piano di lavoro



La nostra missione volge al termine e tutto si intensifica, visitiamo la stazione SODECO dove si lavora il caffè che viene dalle stazioni di lavaggio, guidati da un giovane agronomo che è rientrato al termine della guerra civile, dopo essersi formato in Costa d’Avorio e poi in Inghilterra. Parliamo con lui del nostro modello di intervento nelle filiere del caffè e del cotone: realizzare prodotti di alta qualità, con un marchio che ne renda riconoscibile origine e nuovo modello produttivo, da proporre su mercati di nicchia internazionali e che si distinguano dagli altri, perché nascono dal coinvolgimento dei produttori e consentono la loro partecipazione ai risultati economici dell’intero processo.

Incontriamo quindi nuovamente il direttore generale della COGERCO, la società che coordina l’intera filiera di produzione del cotone e il presidente del consiglio di amministrazione. Concordiamo che organizzeremo una loro visita in Italia. Andiamo quindi all’Ufficio del Turismo, il direttore è un appassionato e profondo conoscitore del paese; con la fine del conflitto sono impegnati a dare un forte slancio al turismo e all’artigianato di qualità; stanno contattando tour operator interessati e sono in programma due visite, una a fine agosto, l’altra in dicembre. Ci accompagna al centro di vendita dell’artigianato burundese che sta organizzando; è ben curato, gli oggetti sono esposti con gusto in belle vetrine in cui primeggiano materiali naturali, il legno innanzitutto. acquistiamo miele e oggetti di artigianato del legno e della cesteria.

Finalmente ottengo la possibilità di incontrare e intervistare una delle persone più vicine ad Agathon RWASA, attuale capo dell’FNL. Ci incontriamo nel nostro albergo, è accompagnato da guardie del corpo sudafricane.
Ho preparato con cura l’intervista, partiamo dalla domanda sulle origini del movimento Palipehutu, ci soffermiamo sugli obiettivi politici, sul loro iniziale impegno per una negoziazione politica e quindi parliamo della scelta per la lotta armata e delle relazioni con la popolazione. Gli chiedo se hanno giocato un ruolo e quale nella vittoria e, quindi, nella sconfitta di Melchior Ndadaye e se non pensano che la carenza di un accordo, oggi, tra FNL e il partito di maggioranza possa generare situazioni di conflitto. Andiamo a fondo su molti temi, mi risponde con franchezza e convinzione.

La sera ci attende a casa sua Jérémie Ngendakumana, presidente dell’CNDD-FDD, partito di maggioranza e che guida il paese con un governo a vasta coalizione, come voluto dagli accordi di pace. La nostra amicizia è iniziata lo scorso agosto, in occasione della sua partecipazione alla 28° edizione del Meeting per l’amicizia tra i popoli, come rappresentante del Presidente della Repubblica. Facilita il dialogo approfondito la serata trascorsa accolti nell’intimità della famiglia, riunita dopo la forzata e lunga separazione, dovuta alla clandestinità, affacciati su un magnifico scenario della Bujumbura notturna e ampiamente illuminata. Discutiamo di una scuola di specializzazione per i giornalisti che accompagni, promuovendolo, il dibattito politico in preparazione delle elezioni politiche del 2010, una scuola per tutti, senza distinzione, integrata con animazione di dibattiti e collegamenti in diretta.

Il giorno dopo ci attende il team dei consiglieri del comune di Muramvya e il Governatore della provincia, Oscar Ndayiziga. Dopo l’ultima riunione, firmiamo la dichiarazione di intenti che definisce una comune visione e le priorità per cui Africa Renaissance Time lavorerà, al rientro in Italia. Hanno organizzato i giovani del gruppo di danzatori (tambourinaires) per il saluto finale e per proporre una loro tournee in Europa, a partire dall’Italia: si esibiranno per noi in una danza guidata dal rullo dei tamburi (il tamburo ci spiegherà Déo è il simbolo della sacralità della corona reale, dell’unità del popolo burundese).

Hanno scelto con cura il luogo: la sommità di una collina da cui si dominano le vallate circostanti; è il luogo più caro all’ultimo sovrano (prima dell’avvento della dittatura) dove egli aveva piantato un albero che rimane unico segno di una storia, in gran parte, volutamente cancellata dai dittatori che si sono succeduti.
La manifestazione inizia con la percussione dei tamburi, un suono forte che esprime una determinazione profonda, un carattere forte e appassionato. Déo, ritrova i suoni ei luoghi in cui è stato bambino e adolescente, a fianco del padre governatore della provincia, su mandato del re; si unisce d’istinto alle danze e al suono. Qualcuno mette nelle mani di Lilia gli strumenti di percussione.

L’unica aspirazione rende naturale l’inserirsi nel ritmo.
Rientriamo a Bujumbura, ci concediamo un breve spazio di tempo per rifocillarci a casa di Dèo; finalmente troviamo il tempo di ripercorrere con lui i terribili momenti dal ‘93 al ‘96, quando, da uomo d’affari influente, decise tra i primi di sostenere la candidatura di Melchior Ndadaye alla presidenza della repubblica, influendo in modo determinante sulle speranze di vittoria e di come, una volta parlamentare, estensore della proposta di riforma delle forze armate e membro autorevole della commissione per la sicurezza e la difesa nazionali, divenne bersaglio di ripetuti tentativi di assassinio.

In molti passi di questa missione, la storia di Déo Gratias Nkinahamira era emersa, raccontata da testimoni oculari, ora troviamo la forza di parlarne con lui, ripercorrendo i segni tangibili impressi dalle pallottole e dalle granate, nelle pareti della sua casa.
In aeroporto viene a salutarci il parlamentare Oscar Ndizeye: ci lega ormai un’amicizia operosa. Torneremo in Italia con un impegno forte per costruire una rete di alleanze, una grande rete di innovatori, impegnati con noi a costruire un’esperienza esemplare per la Regione dei Grandi Laghi, partendo da questo straordinario paese nel cuore dell’Africa.
Il viaggio aereo da Bujumbura a Bruxelles e poi a Bologna durerà dalle 19,50 alle 11,20 del giorno successivo. Ci scambiamo poche parole, abbiamo un dialogo interno troppo profondo, non c’e spazio, per ora, per altro.

Il nostro diario si chiude, abbiamo appena ricevuto il messaggio di Mianda, la giovane donna sfuggita alla guerra nel Kivu, che vive profuga a Parigi e incontrata sul volo da Bruxelles a Bujumbura. Si preparano le prime condizioni per allargare ad altri territori della Regione dei Grandi Laghi l’esperienza iniziata in Burundi, ad aprirci la porta è una donna e ne siamo felici.

sabato 19 luglio 2008

Incontro con i media e un membro del governo


Sabato è dedicato al riposo, alla riflessione. Abbiamo cambiato hotel, siamo all’Hotel du Lac, un luogo storico: ospitò per alcuni mesi i sopravvissuti membri del parlamento e del governo formato da Melchior Ndadaye. Domenica ci attende un’agenda intensa: un incontro con i giornalisti nel corso del quale l’on. Oscar Ndizeye, membro dell’assemblea nazionale che ci ha accompagnato nel corso della visita ai cinque comuni della provincia, leggerà una dichiarazione e Dèo rilascerà un’ intervista radiofonica a una delle radio più ascoltate nel paese, REMA FM.

Terminato l’incontro con i giornalisti, ci attende il pranzo istituzionale con un autorevole membro del governo che ci presenta in modo franco e appassionato la sua prospettiva: il paese è stato abbandonato, lasciato solo da una elite ingorda ed arrogante, oggi tutto è da ricostruire: l’unità del popolo burundese, la volontà e la speranza di poter essere nuovamente un'unica comunità, capace di prendersi cura di tutto il paese, ricucendo le divisioni tra città e campagna, riducendo le distanze tra classi dirigen
ti privilegiate e popolazioni deprivate dell’essenziale. Un percorso non semplice che non è possibile concludere nei pochi anni che separano dalle elezioni del 2010. “il nostro popolo vede e capisce”, ci dice il ministro e prosegue: “c’è un abisso tra l’abbandono di quasi mezzo secolo e la cura di cui i più deboli si sentono oggi oggetto, nonostante le innegabili difficoltà dell’immenso bisogno ereditato. Il paese è un cantiere” prosegue,” ovunque si costruisce un’opera, le scuole dell’obbligo sono per la prima volta gratuite, così come la sanità, sino ai cinque anni di vita”.
Ci confermerà analisi, programmi e speranze, uno dei massimi leader del paese che incontreremo prima di partire, in una serata trascorsa accolti nell’intimità della famiglia, riunita dopo la forzata e lunga separazione, dovuta alla clandestinità, affacciati su un magnifico scenario della Bujumbura notturna e ampiamente illuminata.

venerdì 18 luglio 2008

L'incontro con i consigli comunali, le associazioni di produttori e le comunità della provincia di Muramvya










Infine, ci attende il comune di Muramvya, durante la riunione intervengono rappresentanti delle associazioni e giovani, con proposte di miglioramento per le attività economiche esistenti, parlano meno di problemi e più di risorse: producono le migliori qualità di ortaggi del paese, tè e caffè; parlano delle risorse per il turismo, principalmente legate alla storia della casa reale, che aveva sede in questo comune. Sottolineano in tanti la necessità della formazione: senza formazione, senza accompagnamento non si da continuità, le risorse che pure dovessero arrivare si esauriscono senza produrre seguiti, vorrebbero ricevere la formazione tecnico-professionale, ma chiedono anche una università e un collegamento ad Internet, dicono di vergognarsi perché devono fare tanti viaggi per andare in altre province per studiare all’università. Anche un’università privata sarebbe auspicabile. Emerge un’ultima proposta dalla comunità di Muramvya, ci invitano ad assistere ad una performance del gruppo locale dei tamburinaires, risultato il primo a livello nazionale. Vorrebbero fare una tournee in Italia. Ci diamo appuntamento sull’altura che domina l’intero orizzonte, dove vi aveva piantato il suo albero il re, nei pressi della sua residenza a Muramvya. Torneremo il mercoledì 23 luglio, prima del rientro in Italia.
Visitiamo i luoghi dell’antica residenza reale, il governatore e l’amministratore di Muramvya ci parlano della volontà di ricostruire la memoria storica annientata dalla passata dittatura, è per noi la conferma dell’interesse ad un progetto già prefigurato: la ricostruzione degli archivi storici e la realizzazione di un museo e centro multimediale didattico della memoria e della riconciliazione. Osserviamo i resti delle fondamenta dell’antichissima sede, resta solo un perimetro circolare di antiche pietre. Poco distante una costruzione che porta i segni del degrado e abbandono. Déo Nkinahamira ritrova i luoghi a lui familiari, quando da bambino accompagnava il padre, governatore della provincia, dal re per la festa della UMUGANURO (festa della dinastia e benedizione dei sementi); ci indica i luoghi precisi dove attendeva il padre, in udienza dal re, giocando e mangiando frutta prelibata. Ci spiega che il dittatore Micombero, per far dimenticare la storia aveva raso al suolo l’antica sede reale e il simbolo della sacralità, e ha lasciato la nuova residenza costruita dai colonizzatori belgi e imposto ai cittadini di Muramvya di costruire autonomamente una scuola senza aiuto dello stato. Progettiamo un percorso tematico, una sorta di museo diffuso, che dalla sede reale conduca alla pietra a Kiganda dove il re fu costretto a trattare la resa.
La missione si conclude con un compito: redigere e firmare il testo di un accordo che metta a fuoco i bisogni prioritari e le possibili modalità di valorizzazione delle molteplici risorse secondo quanto è emerso dall’ascolto delle comunità.

La sera del rientro da Muramvya ci attende una festa di fidanzamento. Mentre l’evento ripercorre un antichissimo rito, ci rivela aspetti importanti della storia recente. I preliminari, prima del ‘contratto’ di fidanzamento, suggellato da un anello prezioso, sono destinati a far dichiarare alle due comunità i propri obiettivi ed affermare davanti a testimoni la volontà di amicizia profonda e rispetto tra le due comunità; la donna è ‘concessa’ alla nuova comunità e da ora in poi la comunità di provenienza non ne avrà alcun diritto, se non una relazione affettiva. I figli sono una ricchezza che appartiene al padre, ne deve aver cura la comunità di appartenenza del padre.
Un modo strutturato di regolare la cura e protezione nell’ambito della comunità familiare allargata. Molte eccezioni alla regola sono poi seguite nelle storie delle famiglie, soprattutto nel complesso intrecciarsi dell’influenza coloniale sui delicati equilibri tra comunità e classi sociali, nel corso dei conflitti tra Abahutu e Abatutsi.





giovedì 17 luglio 2008

L'incontro con i consigli comunali, le associazioni di produttori e le comunità della provincia di Muramvya


Giovedì mattino andiamo a Bukeye, ci accompagna il vice presidente del Consiglio, parlamentare noto anche per il suo ruolo di leader influente durante la resistenza. Lungo la strada ci fermano i responsabili delle associazioni di produttori di ortaggi e degli allevatori. Chiedono aiuto per avviare un allevamento di maiali, il loro leader ha lo sguardo determinato ma il suo volto tradisce il dolore, la fatica del vivere quotidiano. Anche ART contribuisce e si vedono i primi sorrisi. Il consiglio comunale mette al centro la formazione primaria e quella di tipo tecnico-professionale per la crescita dell’intera comunità. Ci incontriamo in una scuola, i banchi in legno, costruiti dalla comunità, odorano di legno fresco; dalle finestre scorgiamo il febbrile muoversi degli operai, sta nascendo un centro di formazione professionale, devono finire prima dell’arrivo delle piogge. Gli edifici sono ben fatti, ma mancano gli insegnanti così come mancano medici e infermieri nei presidi sanitari esistenti.
Nel pomeriggio andiamo a Mbuye; mangiamo piccole banane e mandarini, scorte sopravvissute, dei giorni precedenti, non c’è tempo per una sosta. A Mbuye visitiamo il caseificio e ci dicono che è una piccola cooperativa che riunisce tanti produttori e anche qui, negli interventi durante la riunione, emergono tanti bisogni, ma anche tanta volontà di fare. All’uscita le donne e i bambini si stringono intorno a Lilia, chiedono contatti con altre associazioni di donne.

mercoledì 16 luglio 2008

L'incontro con i consigli comunali, le associazioni di produttori e le comunità della provincia di Muramvya


Martedì sera arriviamo a Muramvya, la nostra jeep rossa con la grande scritta sulle due portiere “Africa Renaissance Time in cooperazione con la Regione Lombardia”, attira gli sguardi dei curiosi, mentre percorre la prima strada costruita per unire la provincia a Bujumbura.
Ci si prospetta una sinfonia di colori: le tonalità chiare delle banane, del tè, i toni scuri del caffé, i toni argento degli eucalipti; lungo la strada un susseguirsi di mercati della frutta, un nastro continuo e variopinto di persone che salgono e scendono a piedi portando sul capo ogni sorta di prodotti, le donne sono di un’eleganza singolare, con i loro abiti tradizionali che incrociano i rossi, con gli aranci, i turchesi e i verdi, immancabilmente un volto paffuto sbuca dai grandi scialli dietro la schiena; il cibo non manca, carne di capretto e spighe di granoturco arrostiscono su fuochi accesi all’aria aperta.
Oggi, mercoledì, primo giorno della nostra visita itinerante per la provincia di Muramvya, incontriamo il primo consiglio comunale, siamo nel comune di Kiganda. Seguiranno tutti gli altri, cinque in tutto. Si riunisce intorno al consiglio tutta la comunità. Arrivano le donne nell’abito tradizionale portando neonati in grembo, arrivano bambini, adolescenti, vecchi, si siedono e ascoltano. Introduce il Governatore che, come farà poi in tutti i successivi incontri, mette a fuoco la prospettiva: ‘nessuno può toglierci il nostro compito, la riconciliazione e ricostruzione, siamo poveri, ma abbiamo tante risorse in questa regione, aiutiamoli a conoscerci, a capire in cosa possono aiutarci; i bianchi sono partiti prima di noi, da loro possiamo imparare come si fa”. E poi parla Déo Nkinahamira, nella loro lingua, il kirundi, Lilia Infelise, interviene in italiano e Déo Nkinahamira traduce in kirundi. Li ascoltiamo. Intervengono uomini e donne, consiglieri e esponenti delle associazioni. Ci ringraziano perché per la prima volta qualcuno va a cercarli per ascoltarli, prima di intervenire; ci lasciano messaggi da portare in Europa. “Dite che qui c’è la pace, che sappiamo lavorare la terra, possiamo costruire le nostre scuole, ma abbiamo bisogno di semi buoni, di piccoli di animali da allevare, di biciclette, di quaderni, …”. Le donne intervengono timidamente ma ferme: occorrono anche acqua potabile, servizi sanitari, scuole. Dopo la guerra tutto è da ricostruire. Possono lavorare i campi, ogni piccolo pezzetto è coltivato con cura, ma hanno bisogno di semi sani, di apprendere nuove tecniche; avanzano proposte su come organizzare centri di conservazione dei prodotti agricoli, con orgoglio parlano dei loro ortaggi e del caffè, noti per le loro qualità. Vorrebbero vendere i loro prodotti anche in Italia.
Non troviamo l’Africa che ci racconta l’occidente, povera e disperata. Hanno fretta e sono pronti a rimboccarsi le maniche, costruiscono da soli, riuniti in associazioni, strade e scuole; fanno tutto insieme. Emerge chiaro il modello di organizzazione della ricostruzione: sostenuti dai loro leader, eletti democraticamente, si costituiscono associazioni di settore: allevatori, coltivatori di caffè, di ortaggi, etc. Ci chiedono di aiutarli soprattutto in questo percorso con la formazione, il micro credito, l’assistenza a scrivere gli statuti. Chiedono di essere aiutati a organizzare le associazioni perché possano funzionare come cooperative di produzione e vendita, chiedono forme di credito per avviare le attività, sono bravi coltivatori e allevatori, ma occorre comprare i piccoli per allevarli, le mucche costano tanto, forse è meglio specializzarsi nell’allevamento di maiali, caprioli e pecore che costano meno. Terminato l’incontro, visitiamo luoghi significativi di Kiganda e ci dirigiamo sulle strade in terra battuta, verso Rutegama, sugli argini delle strade scorgiamo bambini che trasportano i tradizionali mattoni rossi e le numerose fornaci. Una lavorazione tradizionale importante, ma possono vendere solo sul posto, non hanno mezzi per organizzare una cooperativa di trasporto. Come a Kiganda, è molto sentito il bisogno di costruire scuole, avere l’elettricità e imparare come poter conservare il cibo, affinché non manchi durante la stagione delle piogge a dispetto di quella attuale in cui c’è una sovrabbondanza di legumi e frutta, prodotti deperibili e che avrebbero bisogno di sistemi avanzati di conservazione, una delle domande centrali. Anche qui sono molte le proposte imprenditoriali e le richieste di formazione nel campo della costruzione di impianti che sfruttino l’energia solare.

martedì 15 luglio 2008

Fliera del caffè : un affondo sulla riforma


Prima della partenza per le zone rurali montane della provincia di Muramvya, incontriamo nuovamente il Direttore Generale dell’OCIBU che ci illustra i tratti fondamentali della riforma della filiera e ci presenta le persone chiave dell’attuale grande riforma: il Direttore Generale della SODECO (Stazione di lavorazione del caffé), Bernard Selemani, e il Direttore Generale della SOGESTAL di Lavaggio di Mumirwa, Nkurikiye. Ci illustra i caratteri del settore.

Il Burundi ha una lunghissima tradizione di produzione di caffè arabica in tutte le migliaia di colline e alte montagne che dominano il paese. La qualità più pregiata è il NGOMA, rara qualità di caffé che cresce nelle montagne di Buyenzi, di Kirimiro e di Mumirwa.

Contrariamente alla maggioranza dei paesi produttori di caffé, dove coltivano i grandi produttori, in Burundi il caffé è prodotto da piccoli produttori; singole famiglie di agricoltori producono pochi chili di arabica e la raccolgono da aprile a giugno. Così raccolto a mano il “caffé ciliegia” viene dato dalle famiglie all’associazione comunale che ne coordina l’arrivo alla stazione di lavaggio più vicina. Qui ogni singola produzione viene mescolata a migliaia di altri raccolti. Dalle stazioni di lavaggio dove viene diviso in tre diverse classi per dimensione e peso e ripulito da residui e scorie, il caffé viene inviato alla SODECO, a Bujumbura o a Gitega. In impianti monumentali dove il caffé viene raccolto in silos e quindi selezionato grazie anche ad apparecchiature elettroniche e a raggi ultravioletti.

Così trattato con maestria professionale il caffé viene classificato per dimensione e colore e impacchettato in sacchi di iuta. É pronto per l’export. Viaggerà su ruote sino al porto di Dar El Salaam o per nave lungo il lago Tanganyika. La migliore qualità va tradizionalmente in Europa, USA o Giappone. Da questo anno la vendita è direttamente organizzata dai produttori, organizzati in associazioni sempre più forti e agguerrite, sotto la supervisione dell’OCIBU, che con la progressiva privatizzazione avrà un ruolo sempre più limitato alla sola supervisione e regolazione. Grazie al ciclo biennale positivo e al bel tempo, la raccolta 2008 è di 30.000 tonnellate, 4,5 volte più grande dello scorso anno.
Visitiamo quindi la piccola torrefazione e incontriamo il giovane responsabile che ci manifesta l’urgenza avvertita dai tecnici di una formazione adeguata, di contatti, visite di studi. Incontriamo quindi la responsabile del laboratorio preposto alla attribuzione delle classi di qualità e al campionamento finalizzato alla vendita.

Terminata la visita il direttore generale ci introduce al Presidente della Confederazione dei coltivatori di caffè, Ntirandekura Macaire; non perdiamo tempo, lo incontriamo nella tarda mattinata insieme al suo consigliere tecnico Ezechiel Nkuzimana. Il Presidente, assistito dal suo giovane consigliere tecnico, ci introduce alle questioni calde della liberalizzazione e quindi della privatizzazione. Ci appare subito chiaro che è in atto un’azione di grande interesse, i produttori si stanno organizzando in associazioni e vorrebbero presto trasformarsi in cooperative, per avere insieme la forza di scegliere i compratori e contrattare il prezzo al quale sarà venduto il loro caffé.

La filiera del caffé si avvia alla privatizzazione, come del resto tutti i settori strategici dell’economia burundese, cotone e thé, ma il percorso è ancora lungo e soprattutto pieno di ostacoli e interessi privati con cui dover fare i conti, si tratta di un settore fondamentale per il futuro del paese e da cui dipende la vita di migliaia di famiglie.

lunedì 14 luglio 2008

Dai grattacieli di Kampala alle montagne del Burundi.


Iniziamo il viaggio verso il nord della regione dei Grandi Laghi, ci dirigiamo verso Kampala facendo scalo a Kigali. Andiamo ad incontrare l’ambasciatore Pietro Ballero, che da poche settimane ha assunto il nuovo incarico nell’ambasciata che rappresenta l’Italia in Burundi, Rwanda, Tanzania e Uganda. Abbiamo abbandonato l’idea attraente di muoverci in macchina (i giorni a disposizione sono pochi e dobbiamo utilizzarli come risorse preziose) e utilizziamo un volo di linea di Air Burundi, un piccolissimo aero molto curato, di soli 20 posti, nel quale siamo costretti a camminare ricurvi. Déo Nkinahamira, con i suoi due metri di altezza, fa fatica a trovare posto alle sue lunghe gambe. La hostess che si muove ricurva, ci serve impeccabile le bevande. Dopo 1 ora di volo arriviamo a Kampala.

Presentiamo all’ambasciatore la visione di Africa Renaissance Time e il lavoro realizzato per tradurla in azione, illustriamo il programma della nostra missione in Burundi e l’intento di incontrare le comunità locali, di non fermarci a Bujumbura, ma di inoltrarci nelle montagne della provincia di Muramvya. L’incontro si rivela subito importante, una solida condivisione di prospettive ci porta a prefigurare un piano di azione che vedrà l’Ambasciata Italiana sostenere l’azione di Africa Renaissance Time, volta a fare del Burundi e della regione dei Grandi Laghi il terreno di sperimentazione di un nuovo modello di intervento, che metta al centro l’ascolto rigoroso degli attori locali, la progettazione comune di relazioni internazionali eque e improntate alla piena valorizzazione delle risorse, nel rispetto delle identità e specificità di storie e culture.
Dall’incontro nasce la proposta che in questi giorni viene presentata alle autorità italiane (Ministero degli Esteri, presidenza del World Expo) e ad esponenti autorevoli della regione dei Grandi Laghi. Ripartiamo per Bujumbura soddisfatti e consapevoli che i giorni successivi saranno molto importanti.
Il viaggio nella provincia di Muramvya è stato accuratamente preparato. La scelta non è casuale: l’antica sede della casa reale del Burundi, secondo gli studi preliminari di Africa Renaissance Time, presenta tutti i requisiti richiesti per un intervento pilota.

sabato 12 luglio 2008

L'incontro con Bujumbura : la voglia di gettare alle spalle la guerra


La mattinata inizia con un giro per le strade di Bujumbura: ci impressiona vedere tante donne, con i bambini più piccoli sul dorso e i più grandicelli al fianco, pulire le strade con scope e gli argini con le zappe; un susseguirsi frettoloso di uomini e donne con ogni sorta di oggetti sul capo, dalle assi di legno per costruzioni, a casse di birra o grandi caspi di banane. Assistiamo ad una manifestazione del partito CNDD FDD, che celebra la posa della prima pietra della ‘permanenza’: la sede ufficiale del partito a Bujumbura.
La nostra destinazione è però il quartiere di Kamenge dove si concentra l'etnia bahutu e dal quale è partita la resistenza nel 1993, subito dopo l'assassinio del primo presidente eletto democraticamente, Melchior Ndadaye. Il quartiere si mostra come il più vivo di tutta la città, ma anche il più povero. Le strade dissestate, le case di paglia e fango...le lunghe file di donne, bambini e ragazzi alle fontane per poter portare a casa un po’ d'acqua. Il quartiere pullula di artigiani del legno, sarti e parrucchieri.
Le mille contraddizioni di questa città saltano subito ai nostri occhi quando ci incamminiamo per la collina verso il collegio del Santo Spirito, che una volta era gestito dai gesuiti e dove si è formata molta della classe intellettuale e dirigente burundese. Salendo per la collina ci imbattiamo in numerose residenze del quartiere Kiriri perfettamente curate, si vede che qui abita la borghesia e la nobiltà. Lontano da tutto il resto e rinchiusa tra i suoi cancelli bianchi e le alte mura, da cui sbucano rigogliose bougainvillier multicolori; s’intravvedono attraverso le grate dei cancelli automobili di grosse cilindrate.
La scuola dei gesuiti è diventata pubblica, ma i soldi per mantenerla evidentemente non ci sono. Decadente e trascurata, Déo Nkinahamira ci racconta della sua giovinezza trascorsa tra gli studi e le gare di nuoto, i premi vinti e le partite a basket nei cortili del collegio dei gesuiti...con nostalgia ricorda lo splendore di quei tempi, prima che il regime militare del dittatore colonnello Bagaza decidesse di cacciare via i gesuiti e lasciare che questo "paradiso" per i giovani decadesse lentamente.

Riscendiamo per la collina dritti verso il Lago Tanganyika e ancora una volta il panorama davanti a noi cambia nel paese dalle mille contraddizioni. Siamo a pranzo al Club du Lac Tanganyika: scopriamo una natura meravigliosa, l’acqua limpida e tiepida, le onde accarezzano la sabbia bianca, il vento è quasi una brezza, tutto comunica pace e bellezza.

venerdì 11 luglio 2008

La filiera del cotone: il processo di privatizzazione è alle porte - Primo incontro a Muramvya


Il secondo giorno è dedicato alla filiera del cotone e anche in questo caso incontriamo il direttore generale, Léopold Manirakiza. COGERCO è un ente totalmente pubblico ma gestito in modo totalmente autonomo come azienda ed ha il compito di presiedere l’intero processo produttivo. Il direttore generale ci illustra la volontà del governo di procedere alla completa privatizzazione e ci anticipa che presto ci sarà un’asta per la cessione a privati. La produzione di cotone introdotta dai belgi avviene secondo il modello organizzativo da loro impostato. Tutto il processo è presieduto dalla COGERCO, che da assistenza tecnica e finanziaria alle circa 6000 famiglie (ciascuna mediamente proprietaria di un ettaro di terreno), alcune famiglie più numerose prendono in affitto appezzamenti del demanio statale (valutato intorno ai 6000 ettari).
COGERCO realizza attività di ricerca e sperimentazione nei propri impianti, ha inoltre il compito di ricevere il cotone raccolto manualmente dai contadini, di lavorarlo nei propri impianti per la separazione dei semi dalla fibra, sino alla realizzazione delle balle pronte per la vendita e l’esportazione. E’ sempre COGERCO che cura il contatto con gli acquirenti svizzeri, ugandesi, rwandesi ed egiziani. Ci parla di come il prezzo del cotone sia determinato dalla borsa mondiale e come ai contadini sia riconosciuto un prezzo veramente irrisorio (0,55 centesimi di dollaro al chilo). Il prezzo di vendita all’export della stagione 2008 si aggira intorno a 1,23 $. In passato il beneficio netto ottenuto era ripartito in entrate per l’erario (65%) e investimenti nel settore (35%). Attualmente dopo tredici anni di guerra civile la produttività per ettaro si è dimezzata (da 2500 kg a 1000 kg per ettaro) e la COGERCO gravata da personale in esubero e poco produttivo si trova in perdita. Léopold Manirakiza sostiene che sarebbe essenziale aiutare i piccoli produttori nel consolidamento delle associazioni di produttori che per ora operano solo al livello comunale, perché si organizzino in unioni provinciali e federazioni, sull’esempio di quanto sta accadendo per i produttori di caffè. Egli ritiene che il punto di partenza sarebbe una seria assistenza alle famiglie coltivatrici per il consolidamento delle forme associative e cooperative già presenti. La filiera del cotone, egli sostiene, si regge sul lavoro delle famiglie e forse una buona soluzione per incrementare il loro potere e l'efficienza del settore potrebbe essere la formazione di cooperative.
Ci guida alla visita dell’impianto. Incontriamo un direttore tecnico preparato e orgoglioso, come tanti nostri capi officina, ma lamenta la decadenza seguita alla guerra, sia delle scuole tecniche professionali, sia del management che vive nell’incertezza del futuro.
Ci impegniamo a ritornare e possibilmente visitare alcune zone di produzione, dobbiamo dirigerci a Muramvya per incontrare il governatore della provincia, presentarci e discutere il programma della visita e degli incontri che ha preparato.
Ci dirigiamo sulla strada che unisce Bujumbura e Bugarama, in 30 km passeremo da un altezza di 700 m a 2500 m di altitudine. Gli argini delle strade sono percorsi da uomini, donne e bambini nelle due direzioni. Camminano in fretta, a piedi nudi, portano i prodotti del loro lavoro al mercato o rientrano dal mercato. Alcuni si permettono l’uso delle biciclette che caricano in modo indescrivibile (li chiameremo amichevolmente i ‘Tir’ di Muramvya). Piccole costruzioni in terra rossa ospitano mercatini di frutta, ortaggi e carni. Il panorama è meraviglioso...gli alberi di banane si alternano a quelli di mango, di caffé e eucalipto... la terra rossa... e la produzione dei mattoni.
Il governatore, Oscar Ndayiziga, è un uomo giovane e ci parla della sua terra, dalla quale ha avuto origine e dove aveva sede la monarchia del Burundi. Una provincia dimenticata perchè da sempre considerata ricca, ma la ricchezza di un territorio non è nulla senza le competenze e gli strumenti per far emergere queste potenzialità e trasformarle in condizioni di vita migliori per la popolazione. Decidiamo che non bastano tre giornate, occorre dedicare più tempo, torneremo il martedì della settimana successiva e resteremo sino al venerdì.

giovedì 10 luglio 2008

Primo incontro con la grande sfida della liberalizzazione e privatizzazione nella filiera del caffè e preparazione della missione a Kampala


E' il primo giorno a Bujumbura e abbiamo fissato un incontro con il direttore generale dell'Ufficio del caffé del Burundi (OCIBU), Jean De Dieu Mutabazi, personaggio con grande potere di influenza. L'incontro ci da l'opportunità di stabilire un primo contatto con la realtà più importante nel settore delle esportazioni del paese: ben l'80% di queste, infatti, è costituito dal caffé. Con lui definiamo gli attori chiave da incontrare, tempi e modalità delle visite agli impianti e riceviamo i primi documenti da studiare. L’associazione dei produttori emerge essere attualmente il fulcro di un acceso dibattito che coinvolge esponenti del Governo burundese ed esperti della Banca Mondiale. Ci dedichiamo poi a preparare la missione a Kampala per incontrare l’ambasciatore italiano che da poco (un mese) ha assunto l’incarico. Vorremmo andare in automobile per visitare l’entroterra, ma alla fine optiamo per l’aereo, seguendo le raccomandazioni dell’ambasciata.

mercoledì 9 luglio 2008

In Viaggio per Bujumbura


E' appena l'alba quando lasciamo l'Italia per imbarcarci sul primo volo per Brusselles, città dalla quale inizierà il nostro viaggio verso la capitale del Burundi. Nell'aereo si respira l'aria di festa delle famiglie che rientrano a casa per le vacanze: sono tanti gli africani che vivono in Europa ma non hanno dimenticato la loro terra. Tra i sorrisi dei bambini che giocano nei corridoi dell'aereo per ingannare l'attesa dell'arrivo, si scorgono sguardi intensi con tanta voglia di raccontare la propria storia...e noi siamo prontissime ad ascoltarli. Accanto a noi si siedono due donne, due storie diverse ma un passato difficile in comune:la guerra.
La prima donna con cui parliamo si chiama Mianda, è congolese e vive in Francia da 5 anni come rifugiata. Con le lacrime agli occhi ci dice che vorrebbe tornare a casa non solo per le vacanze, vorrebbe che la guerra finisse e vorrebbe aiutare la sua gente a ricostruire il proprio paese martoriato. Le raccontiamo del nostro progetto e lei si entusiasma...resteremo in contatto per farle conoscere gli sviluppi della nostra missione e darle magari la possibilità di partecipare alla costruzione della pace in Congo (dice che si creerà un account e-mail apposta per scriverci).
Al rientro troveremo una sua mail: “Chères Mesdames Anna Laura et Lilia Infelise, Je viens de me reposer un peu et saisi cette occasion pour vous remercier de l’entretien eu lors de notre voyage ensemble de Paris à Entebbe. Comment allez vous? Et votre séjour à Bujumbura? Je suis Madame Kongolo Régine de la RDCongo, très intéressée à tout projet de la renaissance africaine. Je souhaite être mise au courant de toutes vos activités dans la région des Grands Lacs. Ainsi, je vous souhaite bon séjour au Burundi. Mme Kongolo Régine”.
L'altra donna si chiama Gaudence, è un'insegnante che ha vinto un dottorato in una Università europea, ma vorrebbe ritornare nel suo Burundi, per insegnare e costruire il nuovo capitale umano: perchè è questa la chiave per far partire la ricostruzione economica e sociale del suo Paese. Ci mostra con forza le sue convinzioni sull'importanza che la formazione, da quella primaria a quella universitaria, ha per la crescita di un paese. Senza una popolazione istruita non c'è sviluppo e senza una classe dirigente con adeguate competenze non esiste alcuna possibilità di trasformare lo sviluppo in una crescita durevole.
Scendiamo dall'aereo e ci accoglie Déo Gratias Nkinahamira; è venuto insieme ad un caro amico, il Ministro della Giustizia, incontrato l’anno precedente, quando venne in qualità di Capo di Gabinetto aggiunto del Presidente della Repubblica, alla 28° edizione del Meeting per l’amicizia tra i popoli di Rimini. Entriamo in una sala d’attesa accogliente e ci presentano il parlamentare che ci accompagnerà nella visita alle comunità della provincia di Muramvya, Oscar Ndizeye; all’uscita apprezziamo la bella architettura dell’aeroporto, opera di costruttori italiani, il servizio è efficiente e ben organizzato.
In lontananza scorgiamo le luci della città: Bujumbura si trova in una posizione estremamente affascinante, a 750m di altitudine, tra il lago Tanganyika e le vicine colline.

martedì 8 luglio 2008

Siamo pronti per partire


Ci siamo...la partenza è ormai solo questione di poche ore e Africa Renaissance Time sarà in Burundi.
Per conoscere i dettagli del nostro viaggio vi invitiamo a seguire il "diario della missione"...a presto dal Burundi!

domenica 6 luglio 2008

Sintesi delle attività svolte e del programma di azione

Nell’arco del suo primo anno di attività Africa Renaissance Time ha innanzitutto definito la prospettiva di intervento e un primo piano di azione che ha condiviso con il Presidente della Repubblica del Burundi, la cui adesione è attestata da una lettera a sua firma, indirizzata personalmente a Lilia Infelise, presidente di ARTES e vice presidente di Africa Renaissance Time.


In secondo luogo, Africa Renaissance Time ha operato per lo sviluppo di relazioni nazionali e internazionali che conducessero a porre non solo all’attenzione dello Stato Italiano, bensì anche dell’Unione Europea, l’importanza di un sostegno tempestivo a favore della rinascita civile ed economica del Burundi, ponendosi al fianco sia di chi, democraticamente eletto, guida il Paese in questa fase delicata e decisiva di riconciliazione e ricostruzione, sia direttamente delle comunità locali e delle sue rappresentanze a livello territoriale.

Una specifica azione è stata intrapresa con il Ministero degli Esteri perché si favorisca la predisposizione di un accordo quadro tra i due Paesi, che permetta di ricondurre ad un quadro unitario i diversi accordi con amministrazioni locali, provinciali e regionali, che Africa Renaissance Time sta promuovendo, tra questi, quelli con la Provincia Autonoma di Trento, la Regione Calabria e la Regione Lombardia. Uno degli esiti di questo impegno è certamente la visita di lavoro e di studio realizzata dallo staff del Ministero Italiano degli Affari Esteri, presso il governo del Burundi, lo scorso settembre 2007.

Un secondo importantissimo esito è stata la partecipazione, dal 19 al 25 agosto 2007, alla 28ma edizione del Meeting di Rimini per l’Amicizia tra i Popoli, di una rappresentanza inviata dal Presidente della Repubblica del Burundi. La partecipazione ha permesso di avviare relazioni solide con la presidenza della Regione Lombardia e con la Vice presidenza del Parlamento Europeo, in particolare con gli incontri del 9 e 10 ottobre 2007.

Costituiscono inoltre risultati significativi l’accordo di cooperazione siglato tra il Presidente della Repubblica del Burundi, Pierre Nkurunziza e il Presidente della Provincia Autonoma di Trento, Lorenzo Dellai.
Una convenzione è stata siglata tra Africa Renaissance Time e l’Università della Calabria, accordo che prevede l’ammissione di 5 studenti burundesi ai corsi di laurea di primo livello. L’azione ha prodotto la messa a punto di un modello di cooperazione nel campo della ricerca e alta formazione, iniziale e continua, a favore di regioni in condizioni di riconciliazione, pacificazione e ricostruzione postbelliche nella regione dei Grandi Laghi Africani.

L’impegno profuso nel primo anno ha richiesto un consolidamento di ART, in particolare con l’apertura di una sede operativa a Bujumbura e l’avvio di una prima fase di “ascolto sistematico e strutturato dei bisogni” grazie ad una presenza stabile nella regione.


Installazione della sede di Bujumbura e visita di studio


Grazie al contributo finanziario della Regione Lombardia, che rientra nel settore dei finanziamenti per la cooperazione internazionale della Regione per l'anno 2008, è stato avviato il progetto "Seminario e Visita Studio in Burundi" e realizzata la prima missione di studio, dal 23 giugno al 23 luglio 2008.
Obiettivo specifico della missione era installare una sede di ART a Bujumbura in modo che essa possa diventare un punto di contatto con le comunità locali, i loro bisogni e progetti di rinascita. La missione si è proposta inoltre di realizzare una serie di incontri con importanti personalità appartenenti al mondo delle istituzioni burundesi, della società civile e dell'economia; e allo stesso tempo incontrare le ONG italiane, le imprese e le istituzioni che rappresentano il nostro Paese in Burundi.
Un viaggio nei cinque comuni della Provincia di Muramvya, guidati da un membro dell’Assemblea Nazionale, Oscar Ndizeye, eletto nella provincia e dal Governatore, Oscar Ndayziga ha permesso un incontro diretto con le comunità, un ascolto strutturato dei membri dei consigli comunali e degli esponenti delle associazioni. La visita degli impianti di produzione di cotone e di caffé e interviste approfondite ai massimi responsabili hanno permesso di individuare priorità di bisogni e forme possibili di cooperazione con l’Italia. Due documenti sottoscritti sanciscono la visione condivisa.
I risultati della missione saranno presentati durante un seminario che avrà luogo in Italia, in autunno e che riunirà tutte le istituzioni italiane, gli attori dell'economia e del sociale che operano o intendono operare in Burundi. Un blog racconta il viaggio e propone un reportage fotografico tematico. http://africarenaissancetime.blogspot.com/

Seminario in Italia
Il seminario, in programma per l’autunno, riunirà tutti coloro, istituzioni pubbliche e private, organizzazioni e singoli, che per diverse ragioni, con diversa natura e scopi, sono presenti ed operano o intendono operare in Burundi, al fine di:

  • favorire un reciproco ascolto e scambio di esperienze;


  • ricercare i punti che accomunano le diverse prospettive e piani di azione;


  • studiare tutte le possibili forme per tradurre in pratiche esemplari la nuova visione sancita dal documento conclusivo del vertice di Lisbona nel dicembre 2007;


  • instaurare un dialogo tra tutti gli stakeholder, in una prospettiva di alleanza e condivisione tra i due Paesi.

Risultato atteso

Creazione di una ‘borsa progetti’ che preveda il coinvolgimento di attori pubblici e privati italiani per il finanziamento di quei progetti che le comunità burundesi incontrate nel corso della missione proporranno come prioritari. Protocollo di intesa tra attori istituzionali e privati impegnati in Burundi che prefigurerà un modello di intervento e un tavolo periodico di confronto e monitoraggio del work in progress. Creazione di un data base e di una web community dell’intervento italiano in Burundi.

Per maggiori informazioni:
http://africarenaissancetime.blogspot.com/
http://www.artes-research.com/
http://www.flickr.com/africarenaissance
http://www.youtube.com/nkinahamira

sabato 5 luglio 2008

Il Burundi: le ragioni per un intervento esemplare


Dall’agosto 2005, data di chiusura degli appuntamenti elettorali che hanno portato al primo governo democraticamente eletto, dopo 13 anni di conflitto, l’attuale leadership ha dato segni tangibili di lungimiranza e di determinazione, ma ancor più importante, della sua capacità di persuasione e di coinvolgimento di tutta la popolazione intorno ad una visione ideale:
  • condizione di un duraturo sviluppo civile ed economico è un processo costante e diffuso di riconciliazione ancorato saldamente alla capacità di perdono;

  • la pace intesa non come assenza di conflitti o dimenticanza degli errori, ma come capacità di trarne insegnamento e di affrontarli senza violenza;

  • la collocazione geopolitica di questo paese rende tale processo rilevante per l’intera Regione dei Grandi Laghi.

Il Burundi, sta procedendo in modo determinato verso la stabilità politica e democratica, grazie alla scelta di dare primato al processo di riconciliazione e di pacificazione, condizioni per il rilancio dello sviluppo economico.
Nei processi di innovazione è opportuno avviare interventi specifici, ‘dimostrativi’, con impatti misurabili e successivamente procedere a interventi su vasta scala; ART si propone di avviare i primi interventi esemplari, in Burundi, perché possano divenire un punto di riferimento, per interventi similari, in altri contesti nell’intero continente africano.
Questo piccolo Paese, per fattori logistici e per circostanze storiche, svolge un ruolo di cerniera nella regione dei Grandi Laghi ed è oggi nella regione il Paese più impegnato in un percorso di superamento dei conflitti etnici.
Esso si caratterizza sia per la ricchezza di risorse culturali (la profonda radice cristiana e i profondi “elaborati” legami con l’Europa, dovuti alla forzata diaspora degli intellettuali), sia per le ricchezze materiali (risorse del sottosuolo, acqua e risorse agricole).

Questo paese racchiude storia e identità dei popoli del centro Africa e possiede oggi:


  • una natura di incredibile bellezza;

  • un contesto antropico preservato intatto nei caratteri originali fondativi di un’identità di un popolo;

  • insieme ad un patrimonio ambientale preservato integro e immutato rispetto ai primi anni del XIX secolo, il Burundi possiede un vero patrimonio umano, una popolazione operosa, profondamente dignitosa, non annichilita da decenni di privazioni e d’indigenza, profondamente legata alla natura, da cui integralmente dipende.

venerdì 4 luglio 2008

Per conoscerci meglio




ART - Africa Renaissance Time promuove lo sviluppo endogeno nella Regione dei Grandi Laghi con particolare attenzione al Burundi.

http://www.artes-research.com/


Prospettiva e modello di intervento di Africa Renaissance Time


(…) L’Africa e l’Europa sono tra loro strettamente legati dalla storia, dalla cultura, dalla geografia, da un comune futuro, così come da valori profondamente condivisi: il rispetto dei diritti umani, della libertà, dell’uguaglianza, della giustizia, delle regole del diritto e della democrazia (…).
Così inizia il documento conclusivo del vertice Africa - EU recentemente tenutosi a Lisbona, l’8 e 9 dicembre 2007. Esso apre una nuova fase dei rapporti tra Africa ed Europa, profondamente rinnovata nella prospettiva e nella conseguente strategia di intervento. Il documento conclusivo, in modo incisivo, in alcuni passaggi mette a fuoco i fondamenti di una prospettiva completamente rinnovata, frutto di profondi mutamenti dello scenario geopolitico, verificatisi a partire dal Summit del Cairo del 2000 e di una conquistata visione e strategia comune dei Paesi Africani.

(…) e’ il tempo per questi due vicini di casa, con la loro ricca e complessa storia, di forgiare una nuova e più forte alleanza che edifichi sopra i fondamenti delle loro nuove identità e rinnovate istituzioni e faccia tesoro delle lezioni apprese dal passato, assicurando un quadro solido per una cooperazione di lungo termine, di natura sistemica e integrata. Vi è la necessità oggi di una nuova fase nelle relazioni tra Unione Europea e Africa, una nuova alleanza strategica, una strategia congiunta Africa-EU fondata su una condivisa visione politica e su una road map della futura cooperazione tra i due continenti, in nuove aree e campi di azione, così come in quelli già esistenti. (…)
Per promuovere questa prospettiva e tradurla in azioni esemplari nasceva nel dicembre 2006 ART - Africa Renaissance Time, scegliendo di concentrare la sua azione nella Regione dei Grandi Laghi, una regione di incredibile bellezza e potenzialità

La missione di ART


L’obiettivo cuore di Africa Renaissance Time è di promuovere l’attenzione di tutti coloro, istituzioni e soggetti privati, che, nell’ambito della propria missione statutaria, prevedano la disponibilità di risorse per sostenere quelle regioni fragili del mondo che stanno uscendo dal dramma della guerra, dei conflitti interni e cercano di ricostruire condizioni di riconciliazione, pacificazione e rinascita civile ed economica.

ART intende intervenire non in contesti di urgenza, causati da catastrofi di natura umanitaria, bensì mettersi al fianco di leader e delle loro comunità, nei casi in cui vi sia una riconosciuta volontà dei governi di coinvolgere l’intera popolazione in un consapevole percorso di rinascita. In questo quadro, ART privilegia interventi integrati di accompagnamento a processi di consapevole coinvolgimento delle popolazioni nelle analisi dei bisogni, nella scelta di un proprio modello di sviluppo e quindi delle priorità.

ART non sottovaluta l’importanza di interventi di natura materiale (costruzione di scuole, di campi sportivi e luoghi di incontro - biblioteche, centri multimediali per i giovani, creazione di piccole o medie imprese, reti di casse rurali, presidi sanitari territoriali), ma è impegnata perché tali interventi siano, innanzitutto parte/esito di un progetto consapevole di sviluppo condiviso con la popolazione e siano preparati e accompagnati da interventi di formazione del capitale umano (alta formazione iniziale e continua, formazione tecnico professionale di giovani e di quadri intermedi, formazione continua di amministratori locali e funzioni elettive, formazione dei responsabili dei media).
Gli obiettivi strategici
  • Sostenere e accompagnare i popoli africani nelle loro aspirazioni alla rinascita civile ed economica e coinvolgersi con la vita e la storia di questi popoli, attraverso la promozione di uno sviluppo endogeno, auto-determinato e sostenibile.

  • Ideare e promuovere la realizzazione di azioni di ricerca-azione, di educazione e formazione, editoriali, di comunicazione, artistiche e ogni altra azione che abbia quale finalità la rigenerazione culturale, civile, ambientale ed economica del continente africano, Regione dei Grandi Laghi, con particolare attenzione al Burundi. In una prospettiva di attenzione alla trasferibilità di modelli e pratiche ad altre aree fragili del mondo.

I mezzi e gli strumenti
L’associazione realizza la propria missione attraverso il conferimento di incarichi e donazioni, di accertata provenienza e verificata eticità, da parte di tutti coloro che vorranno liberalmente contribuire alla vita e sviluppo del continente africano, attraverso l’operato dell’associazione.

La visione
La visione si innesta su alcuni fondamenti ideali

  • ogni intervento a favore di aree fragili, quali sono quelle che escono da lunghi conflitti interni, deve discendere da una comprensione profonda delle modalità attraverso cui intere comunità apprendono e cambiano e declinare una coerente connessione tra piano strategico politico e interventi operativi;

  • sviluppo endogeno significa porre al centro il vero protagonista, la comunità, e mettersi al suo fianco, innanzitutto per ascoltare e insieme riconoscere risorse peculiari, vocazioni produttive dei territori, bisogni e priorità, aiutarle a scegliere un proprio modello di sviluppo e ad adottare tempi e modalità originali e suoi propri, nel rispetto delle tradizioni comunitarie di organizzazione sociale e della produzione, in modo da non stravolgere identità dei luoghi e delle culture;

  • occorre promuovere, valorizzare, sostenere modelli di organizzazione sociale ed economica già praticati con naturalezza dalle popolazioni, fondati sulla dimensione comunitaria, che permettano di condividere risorse e risultati, senza penalizzare lo spirito individuale di intrapresa, dando sostegno al rafforzamento delle forme istituzionali, organizzative e tecniche di funzionamento delle associazioni di settore e delle forme cooperative di cura dei beni comuni (strade, scuole, centri di conservazione e commercializzazione);

  • nei processi di innovazione è opportuno avviare interventi specifici, ‘dimostrativi’, con impatti misurabili e successivamente procedere a interventi su vasta scala; si ritiene quindi auspicabile avviare interventi esemplari, nel metodo e nei contenuti, che possano divenire successivamente un punto di riferimento, per interventi similari, in altri contesti nell’intero continente africano;

  • occorre collocare gli interventi di ART, sempre nel cuore di uno sforzo vasto, di natura internazionale, in cui l’Italia può assumere un ruolo di leadership esemplare per l’affermazione di nuovi approcci alla cooperazione;

  • condizione di un duraturo sviluppo civile ed economico, in aree che hanno sofferto di lunghi periodi di conflitto tra componenti di una stessa popolazione, è un processo costante e di natura istituzionale e diffuso di riconciliazione ancorato saldamente alla capacità di perdono; la pace deve essere intesa non come assenza di conflitti, o dimenticanza degli errori, ma come capacità di trarne insegnamento; come capacità di affrontarli senza violenza;

  • oggi, ancor più che in passato non è sostenibile definire politiche, in primis quelle agro-alimentari, della salute, dell’ambiente, dell’energia, considerando le regioni del continente africano quali terze: esse sono a noi legate attraverso canali spesso forti quanto trascurati;

  • è urgente suscitare l’attenzione dell’Europa e dei Paesi che hanno a cuore la promozione della dignità e della libertà delle popolazioni, nel rispetto delle loro culture e visioni, in merito alla propria emancipazione e sviluppo, sostenendo il superamento della logica degli interventi frammentati, rivolti a piccole richieste di aiuto, spesso prive di prospettive di sostenibilità nel tempo e privilegiare interventi coerenti con visioni di medio–lungo periodo;

  • ogni qualvolta si verifichino profondi processi di ristrutturazione e innovazione dei sistemi produttivi, in particolare nelle regioni in fase di ricostruzione post bellica, devono essere adottate politiche specifiche di salvaguardia e sviluppo del capitale umano e in generale sociale, un capitale a rischio;

  • favorire la coesione e la riconciliazione richiede il riconoscimento e lo sviluppo di una leadership federativa, ovvero capace di coinvolgere e al tempo stesso guidare la comunità degli attori chiave con alte competenze tecniche e specialistiche;

  • nell’ambito della cooperazione, occorre privilegiare interventi mirati alla formazione e sviluppo del capitale umano, in particolare alla formazione dei giovani e delle nuove classi dirigenti, attraverso programmi di ricerca - formazione – azione, prevalentemente sviluppati nelle aree di intervento e garantendo il ruolo di primi attori ai soggetti locali.

Le modalità operative
ART da sola oppure associandosi ad altri organismi interviene secondo due grandi modalità:

  • Promuovere e realizzare azioni di rigenerazione endogena e sostenibile, nell’ambito delle quali gli interventi di tipo materiale e immateriale siano parte integrante di processi di riconoscimento e valorizzazione del capitale sociale delle comunità, grazie all’attivazione di apprendimento collettivo e “empowerment” degli attori locali;

  • Promuovere l’attrazione di investimenti imprenditoriali e scambi commerciali equi, coerentemente con i principi etici che guidano l’intera azione di ART; per questo tipo di azione ART ha costituito un apposito centro servizio: Exchange Promotion Center - EPC.

Exchange Promotion Centre – E.P.C.
La rigenerazione economica trova linfa vitale in un sano spirito imprenditoriale, fondato però su principi etici e visioni rispettose dei fondamenti che ispirano l’intera azione generata da ART, una visione che:

  • intende difendere i principi degli scambi equi e il riconoscimento del diritto dei popoli a difendere, valorizzare e promuovere le risorse materiali e immateriali dei territori in cui vivono;

  • rifiuta forme di predominio, volte all’espropriazione di risorse delle regioni fragili a favore delle regioni forti;

  • promuove la nascita di imprese competitive e in grado di confrontarsi a pari titolo sui mercati internazionali, valorizzando punti forti connessi alle specificità delle risorse materiali e immateriali;

  • afferma l’importanza di creare ambienti, occasioni e strumenti di reciproca conoscenza tra realtà imprenditoriali e relative aree geopolitiche di provenienza.

Missione del centro servizi :

  • Sviluppare pre-studi e studi di fattibilità volti alla creazione di imprese;

  • Promuovere incontri ed eventi volti a favorire la reciproca conoscenza e la creazione di accordi tra soggetti imprenditoriali esterni e interni alla Regione dei Grandi Laghi;

  • Realizzare e diffondere profili regionali e settoriali;

  • Realizzare programmi di business creation e accompagnamento allo sviluppo di singole imprese e di intere filiere/distretti produttivi e di distribuzioni;

  • Fornire servizi di consulenza formazione alle imprese localizzate nei territori di intervento;

  • Identificare e formare risorse umane, sia in ingresso sia già occupate.

I fondatori


ART nasce dall’incontro tra due storie personali, l’una, profondamente legata alle aspirazioni, successi e sconfitte di un paese europeo, l’Italia, che ricostruisce la sua strada a partire dal dramma del conflitto interno e della seconda guerra mondiale; l’altra, legata alla storia della Regione dei Grandi Laghi africani e particolarmente a quella del Burundi, antichissimo regno dell’Africa Centrale, segnata dall’aspirazione a lungo tradita, di indipendenza, libertà e pace. Africa Renaissance Time - ART- nasce promossa da due persone, Lilia Infelise economista, da anni impegnata in programmi di rigenerazione delle aree fragili e sviluppo risorse umane e Déo Gratias Nkinahamira, economista e uomo politico, con importante background nel campo delle politiche e della storia della Regione dei Grandi Laghi e del continente africano, parlamentare e poi rifugiato politico per più di dieci anni in Italia.


Lilia Infelise è un’economista industriale, specializzata in politiche formative e dell’innovazione, scienze regionali e scienze dell’informazione. E’ autrice di numerose pubblicazioni, tra le quali “La Formazione in Impresa: Nuove Frontiere in Europa”, che riporta casi esemplari di strategie innovative di sviluppo delle risorse umane in 39 tra le più prestigiose multinazionali europee. Nei suoi 28 anni di esperienza professionale, ha ideato più di 30 grandi progetti innovativi e guidato team internazionali per la loro realizzazione; ha fondato imprese e organizzazioni di carattere nazionale e internazionale. E’ stata accreditata, presso la Commissione Europea, come esperto nazionale, nel campo della Formazione Continua e ha firmato la prima pubblicazione italiana della “Relazione Nazionale sul Sistema di Formazione Continua”, approvata dalle parti sociali e dal Ministero del Lavoro Italiano. Dal 1981 studia il tema dell’innovazione, nelle sue dinamiche di crescita, diffusione e generazione di sviluppo economico; si focalizza sullo studio sistemico delle relazioni che legano la generazione di conoscenza, il suo trasformarsi, il suo diffondersi, alle dinamiche dell’innovazione e dell'apprendimento e sul ruolo che svolgono le diverse forme di prossimità, tra queste quella che si realizza tra persone che appartengono ad uno stesso territorio.
Particolarmente sensibile alle problematiche di sviluppo territoriale, nel 1997 si propone di sviluppare un modello capace di leggere e innescare un processo di apprendimento/cambiamento in comunità locali «fragili», particolarmente adatto a programmi di rigenerazione economica e civile di comunità in situazioni post belliche o che hanno subito l’effetto di catastrofi naturali ovvero affette da gravi e duraturi caratteri di sottosviluppo, ma dotate di un importante patrimonio ambientale, storico e culturale.
Dalle convinzioni maturate nell’ambito dell’attività professionale nasce la ferma volontà di agire attivamente per la rigenerazione politica: il 16 giugno 2005 fonda il movimento culturale e politico Oltre il Mare che nell’ottobre 2006 diviene l’associazione «Oltre il mare per la democrazia partecipata» [http://www.oltreilmare.net/], un’associazione che, mettendo in rete gli attori coinvolti, dà loro la possibilità di non essere «ricacciati» nell’ambito della perifericità/esclusione dai processi decisionali a livello politico-istituzionale e al tempo stesso permette di promuovere azioni partecipative e di rottura di modelli accentrati e esclusivi di presa delle decisioni. Lilia Infelise è la fondatrice dell’istituto di ricerca ARTES [http://www.artes-research.com/], della associazione multinazionale MOSAICO – Multidisciplinary European Association for Learning; di ATENA scarl, società consortile manifatturiera e di servizi per la promozione dell’integrazione tra artigianato d’arte e tecnologie avanzate, con compagine mista, pubblico-privata.
Nel 2006, fonda con Déo Gratias Nkinahamira Africa Renaissance Time.

Déo Gratias Nkinahamira, economista e uomo politico burundese, esperto in gestione aziendale e cooperazione allo sviluppo, di procedure e tecniche del commercio estero, contrattualistica internazionale, lontano da un attivo impegno politico sino al 1991, dopo aver drammaticamente rischiato la vita insieme a tanti giovani liceali nel ’1972, sceglie l’impegno nel volontariato cattolico; decide però nel 1991 di riprendere il lascito paterno, morto assassinato nel ’1969 dopo un lungo impegno, a fianco del Re, a favore dell’unità e dell’indipendenza del Paese. Aderisce al progetto di costruzione del partito che avrebbe guidato il paese dopo le prime elezioni democratiche che seguivano a circa 40 anni di dittatura, accogliendo la proposta di Melchior Ndadaye, giovane funzionario di banca, rientrato in Burundi per partecipare all’avviamento del processo di democratizzazione. Conduce una campagna elettorale appassionante che mette al primo posto la libertà e l’accesso all’educazione per tutti, senza discriminazioni etniche. Eletto rappresentante del popolo, nel 1993 diviene membro dell’Assemblea Nazionale Parlamentare, guidata dal giovane amico divenuto presidente della Repubblica. Assume incarichi di “Special Advisor of the President of the Republic of Burundi, in charge of mission at SE Nelson Mandela and Mgr Desmond TUTU, Repubblica Sudafricana”, di Presidente della commissione parlamentare “Affari economici, bilanci e produttività”, di Presidente della commissione parlamentare “Sicurezza e Difesa Territoriale”. Due mesi dopo l’elezione, inizia la sua resistenza pacifica che segue all’uccisione del Presidente e di più di trentacinque parlamentari e ministri.
Dopo aver portato i sette figli in salvo in Europa, continua la sua battaglia con la speranza di sollevare l’attenzione degli organismi internazionali in favore di un’azione che ristabilisca il governo democraticamente eletto, ma il 1996 viene bloccato a Bologna da un colpo di stato e vi resta come rifugiato politico sino al 2005, data di avvio del nuovo processo democratico. Membro della SREPB –(Société Royale d’Économie Politique de Belgique), -Bruxelles, Professore Enfap Bologna –Sezione cooperazione internazionale, UNIGLOBUS MASTER UNIVERSITY, Assisi, I.A.S.I –Istituto Alti Studi Internazionali, Reggio Emilia –Italia, International financial system, financial planning.
Attualmente è membro dell’Advisory Board di ARTES, responsabile Dipartimento Cooperazione, fondatore e presidente di Africa Renaissance Time.