sabato 30 agosto 2008

Sintesi dei risultati della missione in Burundi

In una recente intervista Marguerite Barankitse, premio internazionale ONU per i rifugiati, fondatrice della Maison Shalom in Burundi, sostiene:
La comunità internazionale e l’Occidente soprattutto perché l’Europa è la prima “vicina” dell’Africa, devono considerare come propri i problemi dell’Africa. Quando la casa del vicino brucia, uno non può disinteressarsi, perché l’incendio finirebbe per estendersi anche alla sua casa. Per i poveri dell’Africa diventa difficile sopportare la loro povertà, la fame, quando vedono la ricchezza dell’Europa, e allora tentano di venire da voi. Si possono erigere tutti gli ostacoli, tutti i muri possibili, ma non si potranno fermare questi poveri. Paradossalmente, quindi, il problema in futuro rischia di divenire più grave per l’Europa che non per l’Africa. A meno che l’Europa si faccia carico seriamente dei problemi del nostro continente
La missione in Burundi realizzata da ART, a partire dal 23 giugno al 23 luglio 2008, nonostante le preoccupazioni in merito alla sicurezza, originate dalla crisi insorta il 17 aprile 2008, ha luogo entro questa convinta visione in merito alla necessità di ‘farsi carico ’, di cui parla Marguerite Barankitse e ci permette di prospettare ragioni e obiettivi di un possibile intervento Italiano, non come impegno unilaterale, bensì come esito di un dialogo franco e un incontro diretto con i protagonisti.

Il secondo elemento a fondamento della missione è la convinzione che non basti convenire sulla necessità di farsi carico, occorre farlo nel tempo opportuno.
In merito al tempo opportuno, vogliamo richiamare quanto ha sostenuto Anders Lidén, presidente della Commissione di Consolidamento della Pace per il Burundi e rappresentante svedese alle Nazioni Unite, nella sessione del 27 agosto: la consolidation de la paix dans le pays dépend de la tenue d’élections justes en 2010.

Africa Renaissance Time, sin dalla sua fondazione, dicembre 2006, opera per promuovere l’interesse Italiano ad un intervento tempestivo nella regione a partire dal Burundi, ritenendo che un tale intervento avrebbe un ruolo chiave nella stabilizzazione dell’intera area. Un tale intervento risponderebbe allo spirito più profondo della nostra costituzione, ovvero di prevenire la guerra, piuttosto che intervenire quando ormai il fuoco del conflitto divampa e distrugge preziosi sforzi fatti dalle popolazioni in favore della democrazia e della pace, dopo anni di terribili conflitti.
La missione in Burundi conclusa da ART il 23 luglio scorso conferma la necessità di mettersi al fianco, da subito, di queste popolazioni che tanto hanno fatto per ristabilire la pace, accompagnandole nei prossimi due anni che porteranno ad elezioni democratiche dopo un delicato processo di democratizzazione, riconciliazione e pacificazione unico nella storia di questo paese e di questa regione. Il documentario in preparazione riporterà le immagini e le voci dirette, più eloquenti di ogni rapporto tecnico.
In questo paese piccolo quanto una delle regioni italiane più grandi, ma con un ruolo geopolitico cruciale, per la regione dei Grandi Laghi e dell’East African Community, ne siamo certi, la cultura e esperienza italiana migliore di cooperativismo e di sussidiarietà troverebbe un terreno fertile e pronto.

La missione svolta ci ha permesso di riconoscere:

  • una natura di incredibile bellezza;
  • un contesto antropico preservato intatto nei caratteri originali e fondativi di un’identità di un popolo, forse a causa dell’abbandono di cui hanno sofferto queste comunità.

Insieme al patrimonio ambientale abbiamo scoperto un vero patrimonio umano, una popolazione operosa, profondamente dignitosa, non annichilita da decenni di privazioni e indigenza, profondamente legata alla natura, da cui integralmente dipende.

Abbiamo trovato un’intatta dimensione comunitaria, una speranza ingenua e una determinazione a uscire dalla incredibile indigenza che rende sempre più difficile mettere a frutto le risorse agricole e la persistente generosità della natura.

Riteniamo prioritario sottolineare un dato emerso dalla missione sul campo: nella regione da noi visitata, Muramvya, vi sono oggi tutte le condizioni per avviare un’azione esemplare che esperimenti un nuovo modello di organizzazione sociale ed economica, fondata sulla dimensione comunitaria.

Riteniamo sia possibile mettere alla prova un modello di sviluppo economico fondato sulla capacità di condividere risorse e risultati senza penalizzare lo spirito di intrapresa personale. Si tratterebbe di consolidare un modello di organizzazione sociale ed economico già praticato con naturalezza dalla popolazione, secondo le antiche tradizioni comunitarie.

Nel corso degli incontri con le comunità dei cinque comuni di Muramvya con chiarezza, insieme al Governatore della Provincia e al parlamentare membro della Commissione Sviluppo Locale, abbiamo messo in luce la prospettiva di intervento:

- un sostegno alle comunità perché esse stesse scelgano priorità di intervento e operino in una logica di sviluppo sostenibile, da protagonisti e non da assegnatari passivi di aiuti.

Agli incontri nei cinque comuni la popolazione partecipava attivamente, interveniva numerosa, con analisi e proposte.

La nostra diretta verifica sul campo mette in luce una vocazione spiccata della regione per alcune filiere produttive:
1. ortofrutticoltura - si producono nella provincia ortaggi, caffè, tè, frutta mediterranea ed esotica di eccellente qualità;
2. florivivaismo - un clima particolarmente favorevole permetterebbe produzioni di pregio a bassissimi costi di energia e con alcun negativo impatto ambientale;
3. allevamento - tradizionalmente l’allevamento bovino si affiancava a quello suino, ovino, caprino; oggi a causa dell’estrema povertà, la popolazione privilegia l’allevamento suino, perché meno costoso rispetto a quello bovino; in una logica di modello integrato di sviluppo, con forte attenzione alla tutela e valorizzazione dell’ambiente occorrerebbe prestare attenzione alle compatibilità tra allevamento suino e turismo in una stessa zona;
4. lavorazione delle argille rosse - particolarmente per la produzione di mattoni, tegole e altri materiali in terracotta per l’edilizia,
5. attività artigianali in genere - con particolare riguardo alla lavorazione dei materiali locali: oggettistica e mobili in legno, terre cotte, cesti,
6. turismo - a sfondo storico e naturalistico.

Nel corso degli incontri abbiamo chiarito che non eravamo portatori di aiuti in senso tradizionale, ma soprattutto di risorse che li aiutassero a produrre meglio e di più e soprattutto ci proponevamo di favorire la formazione tecnico professionale.
Non ci hanno chiesto quindi grandi opere, ci hanno chiesto sostegno alla apertura di relazioni che li togliessero da un isolamento e perifericità avvertiti come una delle componenti più importanti della povertà, ci hanno chiesto opportunità di educazione e formazione insieme a risorse indispensabili al loro deciso spirito di autonomia e imprenditorialità.
Ci hanno detto di essere in grado con i ‘lavori comunitari’ di costruirsi le scuole, i banchi, anche le strade, ma mancano di alcune risorse essenziali, i mezzi per trasportare prima ancora di strade migliori, gli insegnanti per formare scuole secondarie ed università. I consiglieri tecnici inseriti nei consigli di ogni comune dalla legge di pianificazione comunale sono intervenuti stabilmente agli incontri, chiedendo libri, progetti esemplari, da cui apprendere, stabili rapporti di confronto sulle tecniche di produzione, sulle fonti di informazioni.

Non ce lo hanno chiesto ma è risultato evidente che il primo intervento dovrebbe riguardare una postazione internet efficace in ogni comune su cui poggiare numerosi servizi essenziali, non ultimi, assistenza sanitaria e formazione a distanza.
Abbiamo constatato che ci sono opportunità, risorse, ma non si hanno conoscenze, relazioni, e adeguati canali di comunicazione; abbiamo avvertito un senso di forte isolamento fortunatamente ancora abbinato alla volontà di entrare in contatto con altre realtà, per conoscere, per apprendere.

Gli accordi sottoscritti con gli amministratori locali sanciscono un modello fondato su reciproci impegni:
1. il coinvolgimento attivo, consapevole e responsabile della popolazione per la definizione dei bisogni, nella determinazione delle priorità, nel monitoraggio e valutazione degli interventi;
2. la selezione, con metodi trasparenti, di un nucleo di membri dei consigli comunali e esponenti delle associazioni dei produttori e la loro formazione perché possano partecipare con esperti italiani alla progettazione di un programma integrato di sviluppo.

Gli accordi definiscono con chiarezza un possibile piano di intervento.

  • sviluppo di risorse energetiche rinnovabili che rispettino pienamente l’ambiente;
  • il rafforzamento del modello cooperativo di produzione, attraverso il sostegno alle associazioni dei produttori, particolarmente per migliorare la produttività (migliori sementi, tecniche e mezzi di produzione agricola), garantire sistemi adeguati di conservazione dei prodotti, la trasformazione e commercializzazione con strategie di mercato che garantiscano prezzi remunerativi;
  • la creazione di uno schema di micro finanza che dia adeguate risorse alle associazioni per il rafforzamento delle capacità produttive;
  • la creazione di un grande centro di conservazione dei prodotti e di un centro commerciale a Bujumbura dove vendere i prodotti raccolti dalle diverse associazioni e cooperative di produzione.

Insieme a questi interventi focalizzati sull’innalzamento delle capacità di produrre, la popolazione ha messo poi in evidenza un’ urgente bisogno di interventi infrastrutturali, di natura tangibile e intangibile: acqua potabile, strade, un ospedale collegato a una rete mobile di assistenza territoriale (Renga è suggerita come sede dell’insediamento ospedaliero), scuole secondarie e università, una valorizzazione dei siti storici che costituiscano sia forme di ricostruzione dell’identità delle comunità, sia motivo di attrazione turistica.

La missione si è concentrata poi su due filiere produttive, quella del caffè e del cotone ed ha permesso di affrontare, solo in misura limitata le filiere turistiche e dell’artigianato d’arte, per cui esistono eccellenti opportunità.

In proposito relazioni tecniche specifiche sono in corso di elaborazione. Esse si propongono di fornire le prime informazioni di contesto sulle cui basi promuovere l’interesse di imprese italiane e favorire incontri tra imprese italiane e attori chiave burundesi, in occasione del programmato seminario destinato alla presentazione dei risultati della missione .
Al nostro rientro dalla missione è iniziato un grosso lavoro di raccolta del materiale multimediale realizzato durante il viaggio. Sui siti di flickr e youtube, digitando Africa Renaissance Time, troverete le immagini e i video realizzati durante la missione.