venerdì 18 luglio 2008

L'incontro con i consigli comunali, le associazioni di produttori e le comunità della provincia di Muramvya










Infine, ci attende il comune di Muramvya, durante la riunione intervengono rappresentanti delle associazioni e giovani, con proposte di miglioramento per le attività economiche esistenti, parlano meno di problemi e più di risorse: producono le migliori qualità di ortaggi del paese, tè e caffè; parlano delle risorse per il turismo, principalmente legate alla storia della casa reale, che aveva sede in questo comune. Sottolineano in tanti la necessità della formazione: senza formazione, senza accompagnamento non si da continuità, le risorse che pure dovessero arrivare si esauriscono senza produrre seguiti, vorrebbero ricevere la formazione tecnico-professionale, ma chiedono anche una università e un collegamento ad Internet, dicono di vergognarsi perché devono fare tanti viaggi per andare in altre province per studiare all’università. Anche un’università privata sarebbe auspicabile. Emerge un’ultima proposta dalla comunità di Muramvya, ci invitano ad assistere ad una performance del gruppo locale dei tamburinaires, risultato il primo a livello nazionale. Vorrebbero fare una tournee in Italia. Ci diamo appuntamento sull’altura che domina l’intero orizzonte, dove vi aveva piantato il suo albero il re, nei pressi della sua residenza a Muramvya. Torneremo il mercoledì 23 luglio, prima del rientro in Italia.
Visitiamo i luoghi dell’antica residenza reale, il governatore e l’amministratore di Muramvya ci parlano della volontà di ricostruire la memoria storica annientata dalla passata dittatura, è per noi la conferma dell’interesse ad un progetto già prefigurato: la ricostruzione degli archivi storici e la realizzazione di un museo e centro multimediale didattico della memoria e della riconciliazione. Osserviamo i resti delle fondamenta dell’antichissima sede, resta solo un perimetro circolare di antiche pietre. Poco distante una costruzione che porta i segni del degrado e abbandono. Déo Nkinahamira ritrova i luoghi a lui familiari, quando da bambino accompagnava il padre, governatore della provincia, dal re per la festa della UMUGANURO (festa della dinastia e benedizione dei sementi); ci indica i luoghi precisi dove attendeva il padre, in udienza dal re, giocando e mangiando frutta prelibata. Ci spiega che il dittatore Micombero, per far dimenticare la storia aveva raso al suolo l’antica sede reale e il simbolo della sacralità, e ha lasciato la nuova residenza costruita dai colonizzatori belgi e imposto ai cittadini di Muramvya di costruire autonomamente una scuola senza aiuto dello stato. Progettiamo un percorso tematico, una sorta di museo diffuso, che dalla sede reale conduca alla pietra a Kiganda dove il re fu costretto a trattare la resa.
La missione si conclude con un compito: redigere e firmare il testo di un accordo che metta a fuoco i bisogni prioritari e le possibili modalità di valorizzazione delle molteplici risorse secondo quanto è emerso dall’ascolto delle comunità.

La sera del rientro da Muramvya ci attende una festa di fidanzamento. Mentre l’evento ripercorre un antichissimo rito, ci rivela aspetti importanti della storia recente. I preliminari, prima del ‘contratto’ di fidanzamento, suggellato da un anello prezioso, sono destinati a far dichiarare alle due comunità i propri obiettivi ed affermare davanti a testimoni la volontà di amicizia profonda e rispetto tra le due comunità; la donna è ‘concessa’ alla nuova comunità e da ora in poi la comunità di provenienza non ne avrà alcun diritto, se non una relazione affettiva. I figli sono una ricchezza che appartiene al padre, ne deve aver cura la comunità di appartenenza del padre.
Un modo strutturato di regolare la cura e protezione nell’ambito della comunità familiare allargata. Molte eccezioni alla regola sono poi seguite nelle storie delle famiglie, soprattutto nel complesso intrecciarsi dell’influenza coloniale sui delicati equilibri tra comunità e classi sociali, nel corso dei conflitti tra Abahutu e Abatutsi.





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