martedì 25 novembre 2008

IL VERO VOLTO DELL’AFRICA
Invito all’incontro con un popolo che ricostruisce la pace e la rinascita civile & economica: il Burundi



La settimana di incontri con personaggi chiave del percorso di riconciliazione e rinascita civile ed economica del Burundi si è conclusa e ART è ora impegnata a dare concreto sviluppo alle numerose opportunità di cooperazione individuate. Di seguito vi proponiamo un breve reportage degli eventi e vi diamo appuntamento a fine febbraio per aggiornavi sui risultati delle attività in corso.

Roma 9.12.2008
Ministero degli Esteri
Linee operative per un modello quadro di cooperazione tra Italia e Burundi
Per costruire una partnership strategica e tradurre in azioni esemplari la prospettiva, completamente rinnovata, e la strategia di intervento che emerge dal trattato conclusivo del vertice Africa – UE di Lisbona


Déo Gratias NKINAHAMIRA e Lilia INFELISE
con
Melchior WAGARA [Capo di gabinetto della Presidenza della Repubblica]
Jean Bosco NDIKUMANA [Ministro della Giustizia e Guarda Sigilli]
hanno incontrato Alain Giorgio Maria ECONOMIDES [Ambasciatore e Capo di Gabinetto del Ministero degli Esteri]



Pavia 10.12.2008
Comune di Giussago - Sala Consiliare
La filiera agricola

In un paesaggio surreale, avvolto dalla neve, si è svolto l’incontro tra la comunità di Muramvya e le comunità del Comprensorio Neo-rurale della Certosa.
La proposta di AFRICA RENAISSANCE TIME è di avviare un'azione pilota, un intervento di eccellenza che metta a punto un modello trasferibile per lo sviluppo sostenibile e integrato, incentrato sulla protezione e valorizzazione dell'ambiente naturale e delle comunità, che da millenni vi vivono e al tempo stesso su relazioni eque e trasparenti, un intervento che parta dal mettersi al fianco delle comunità e dei loro leader, per sostenere le scelte consapevoli, operate dalle stesse comunità locali, di un proprio modello di sviluppo, mettere in campo capacità, risorse, relazioni per rendere fattibili azioni che traducano queste scelte in realtà produttive, commerciali e sociali, secondo tempi e modalità originali e proprie di ciascuna comunità, coniugando tecnologie avanzate e tutela degli ecosistemi naturali e antropici.
Nella mattinata è stata sottoscritta una dichiarazione d'intenti per un progetto di gemellaggio che valorizzi l'importanza, per entrambi i territori, del patrimonio agricolo.
Successivamente la delegazione burundese, ha potuto visitare un’oasi naturale, scoprire le nuove dimensioni dell’agricoltura in una società avanzata.





















Brescia 10.12.2008
San Pancrazio
Filartex

Nel pomeriggio gli ospiti burundesi hanno potuto visitare una delle più importanti filature di cotone italiane. La visita a Filartex è stata guidata da Romano BONADEI, autorevole rappresentante della famiglia che gestisce l’azienda dal 1958.
Dopo la visita agli impianti, raggiunti da Daniele BERINGHELI di Filati Maclodio, è stato possibile fare un breve scambio sulle prospettive del settore tessile mondiale, con particolare attenzione alla produzione di fibre naturali, sono state esposte le aspettative burundesi riguardo la privatizzazione della filiera e la produzione nei prossimi anni, si è discusso delle metodologie di coltivazione del cotone e infine è stata presentata e discussa la prospettiva di ART, preparando i presenti ai temi della giornata successiva.

Milano 11.12.2008
Hotel Hilton
La filiera tessile / il cotone

Nella giornata di giovedì si sono svolti i due incontri tematici sulle filiere del cotone e del caffè. La mattinata è stata dedicata al cotone. Sono stati esaminati a fondo le prospettive e strategie ipotizzate da ART e impostate le relazioni per avviare accordi di cooperazione Italia – Burundi.
Si è discussa, con i diretti interessati, una strategia di azione per permettere al Burundi di accrescere la produttività nella filiera del cotone e acquisire un vantaggio competitivo sul mercato internazionale, introducendo un prodotto completamente ‘tracciato’ con marchio di origine controllata “Africa Renaissance Cotton”, in modo da conquistare sul mercato prezzi all’export più elevati e in grado di migliorare in modo misurabile le condizioni di vita dei piccoli produttori, dando loro la possibilità di concorrere alla privatizzazione di COGERCO [Compagnie de Gérence du Coton] ed eventualmente di COTEBU [Complexe Textile du Burundi], insieme a imprenditori burundesi, anche residenti all’estero, ed italiani.
Il progetto potrebbe apportare notevoli benefici al Burundi e al tempo stesso costituire un’iniziativa economicamente sostenibile, un modello di business development di nuova generazione nella filiera tessile.

Milano 11.12.2008
Hotel Hilton
La filiera del caffè in Burundi
Il Burundi, noto come il cuore dell’Africa e come il paese delle mille colline, ha un clima e un terreno ideali per la produzione di caffé. Le sue qualità prodotte in alta montagna sono caratterizzate da una brillante acidità. Il paese è dotato di solide e ben gestite infrastrutture logistiche e di trasformazione e produce un caffé squisito, che identifica la raffinata identità di questa comunità.

Una guerra fortunatamente conclusa, durata più di dieci anni, reazione di popolo ad una dittatura spietata, ha impedito a questo paese produttore di uno dei migliori caffé al mondo (96% della produzione è costituito da Arabica e il 4% da Robusta, per l’80% è full washed) di conquistare nel mercato internazionale degli speciality coffee, una posizione adeguata alla prestigiosa qualità del suo caffé. Oggi, il percorso di pacificazione, tra i più solidi della regione dei Grandi Laghi, il processo di liberalizzazione e privatizzazione, ormai quasi concluso, permette di avviare progetti di reciproco interesse per questo paese e per produttori di speciality coffee italiani.
L’incontro si proponeva di promuovere un progetto pilota per permettere al Burundi di acquisire un vantaggio competitivo sul mercato internazionale degli speciality coffee, introducendo un prodotto completamente ‘tracciato’ con marchio di origine controllata “Africa Renaissance Coffee”, in modo da conquistare sul mercato prezzi all’export più elevati e in grado di migliorare in modo misurabile le condizioni di vita dei piccoli produttori.

Il progetto si propone di apportare notevoli benefici al Burundi e al tempo stesso costituire un’iniziativa economicamente sostenibile, un modello di business development, di nuova generazione, sull’esempio del progetto Tierra realizzato da Lavazza oppure del progetto PEARL condotto dall’Institute of Agricolture della State University del Michigan.


Milano 12.12.2008
Palazzo Pirelli - Sala Giò Ponti
Il vero volto dell’Africa invito all’incontro con un popolo che ricostruisce la pace e la rinascita civile & economica: IL BURUNDI

Il seminario è stato proposto per creare un’esperienza di incontro diretto con alcuni tra i più significativi attori chiave del processo di pacificazione e rinascita del Burundi, con i quali il progetto “Sviluppo Endogeno”, approvato con dgr n. VIII/6831 del 19 marzo 2008 dalla Regione Lombardia, ha permesso di creare una condivisione di prospettive e un piano di possibili azioni comuni. In particolare:
- favorire un reciproco ascolto e scambio di esperienze;
- ricercare i punti che accomunano le diverse prospettive e piani di azione;
- studiare tutte le possibili forme per tradurre in pratiche esemplari la nuova visione sancita dal documento conclusivo del vertice di Lisbona;
- instaurare un dialogo tra tutti gli stakeholder, in una prospettiva di alleanza e condivisione tra i due Paesi.


Sono intervenuti:

Abdul NZEYIMANA - Presidente del consiglio di amministrazione di COGERCO e COTEBU
Adriana MENDINI - Centro per la formazione alla solidarietà internazionale di Trento
Alessandro TINELLI - Responsabile Comunicazione e Sviluppo Strategico ARTES
Anna POZZI - Giornalista di Mondo e Missione
Anna Laura ORRICO - Volontaria associazione Africa Renaissance Time
Alain Giorgio Maria ECONOMIDES – Ambasciatore e capo di Gabinetto Ministero degli Affari esteri
Alan FERRARI - Comitato di Direzione AISLO
Beatrice UMUHEVYI
- Centro per la formazione alla solidarietà internazionale di Trento
Caterina FARAO - Comitato di Direzione AISLO
Claudia BRAMBILLA - AISLO Milano
Cristina RIZZELLI - AISLO Milano
Francesca PILOTTI - Segreteria della Presidenza ARTES
Daniele BERINGHELI - Responsabile aziendale R&D progetti speciali Filati Maclodio
Déo Gratias NKINAHAMIRA - Presidente di Africa Renaissance Time
Didem OZONARAN - Collaboratrice CIRIG Centro Dipartimentale per la ricerca e l'intervento sui gruppi
Ermanno BOCCALARI - Dirigente di prima fascia Regione Lombardia
Evariste NGAYEMPORE - Direttore Generale -OCIBU
Graciose NDAYISENGA - Sindaco di Kiganda
Herman NSAVYIMANA - Deputato, Rappresentante del popolo
Jean HAKIZIMANA - Direttore Generale di COTEBU - Complexe Textile du Burundi
Jean Bosco NDIKUMANA - Ministro della Giustizia e Guarda Sigilli, membro nucleo strategico ART
Jenny CAPUANO - Direttice del Centro per la formazione alla solidarietà internazionale di Trento
Laurent NKURIKIYE - Vice Presidente CDA OCIBU - Direttore Generale SOGESTAL
Lilia INFELISE - Presidente dell’Istituto di ricerca ARTES e Vicepresidente ART
Leonardo LELLI - Torrefazione Caffè Lelli Srl
Léopold MANIRAKIZA - Generale di COGERCO - Compagnie de Gérence du Coton
Macaire NTIRANDEKURA - Presidente CNAC
Maria IOELE -
Presidenza U.O. Relazioni Internazionali
Marili FRANZONI - Franzoni SpA
Mario LAZZERI - D’Apolonia SpA
Melchior WAGARA - Capo di gabinetto della Presidenza della Repubblica
Oscar NDAYIZIGA - Governatore di Muramvya
Oscar NDIZEYE - Parlamentare di Muramvya e Presidente del Consiglio Comunale
Paolo FOGLIA - Responsabile Certificazioni area no food ICEA
Riccardo BARLAAM - Giornalista, esperto di Africa, Il Sole 24 Ore
Robi RONZA - Delegato del Presidente per le Relazioni Internazionali
Romano BONADEI - Presidente della Fondazione Industrie Cotone e Lino - membro della giunta
SMI, Sistema Moda Italia, Federazione tessile e moda
Stefano MOLLICA - Presidente AISLO

Tiziana PATRONO - Presidenza U.O. Relazioni Internazionali

martedì 9 settembre 2008

Sono arrivati gli studenti burundesi

Dopo due anni di lavoro preparatorio è finalmente partito il progetto che vede cooperare Africa Renaissance Time - ART e l'Università della Calabrai - UNICAL : "Accoglienza in percorsi di alta formazione di giovani provenienti da regioni fragili e che hanno sofferto per conflitti, in particolare, conflitti che contrappongono componenti di uno stesso popolo".

Dopo un lungo viaggio che da Bujumbura li ha portati a Brusselles e poi a Bologna, i 5 studenti sono stati accompagnati dal prof. Déo Nkinahamira in Calabria. I ragazzi sono stati accolti nella sede ARTES - ART di Trasia, in provincia di Cosenza, e stamane sono stati accompagnati nel campus dell'UNICAL dove la Direzione del Centro Residenziale ha preparato loro un'accoglienza attenta ed efficiente.
Il progetto messo a punto da Africa Renaissance Time, grazie anche al supporto di ARTES, ha l'obiettivo di sostenere il percorso di formazione intellettuale, culturale e professionale, e il legame stabile con il Paese di provenienza, con attenzione a promuovere le capacità delle giovani generazioni burundesi e della regione dei Grandi Laghi di contribuire attivamente al processo di riconciliazione e di pacificazione. Il progetto prevede la frequenza di corsi di laurea triennale, e al tempo stesso, un percorso appositamente studiato per sviluppare cometenze di animazione dello sviluppo locale in aree fragili e che affrontano difficili processi di riconciliazione e pacificazione.
Domani è prevista la prima riunione del team didattico UNICAL - ART che accompagnerà ogni singolo studente burundese nel percorso di formazione universitario e personale nell'arco di questo primo anno accademico presso l'Ateneo calabrese.

sabato 30 agosto 2008

Sintesi dei risultati della missione in Burundi

In una recente intervista Marguerite Barankitse, premio internazionale ONU per i rifugiati, fondatrice della Maison Shalom in Burundi, sostiene:
La comunità internazionale e l’Occidente soprattutto perché l’Europa è la prima “vicina” dell’Africa, devono considerare come propri i problemi dell’Africa. Quando la casa del vicino brucia, uno non può disinteressarsi, perché l’incendio finirebbe per estendersi anche alla sua casa. Per i poveri dell’Africa diventa difficile sopportare la loro povertà, la fame, quando vedono la ricchezza dell’Europa, e allora tentano di venire da voi. Si possono erigere tutti gli ostacoli, tutti i muri possibili, ma non si potranno fermare questi poveri. Paradossalmente, quindi, il problema in futuro rischia di divenire più grave per l’Europa che non per l’Africa. A meno che l’Europa si faccia carico seriamente dei problemi del nostro continente
La missione in Burundi realizzata da ART, a partire dal 23 giugno al 23 luglio 2008, nonostante le preoccupazioni in merito alla sicurezza, originate dalla crisi insorta il 17 aprile 2008, ha luogo entro questa convinta visione in merito alla necessità di ‘farsi carico ’, di cui parla Marguerite Barankitse e ci permette di prospettare ragioni e obiettivi di un possibile intervento Italiano, non come impegno unilaterale, bensì come esito di un dialogo franco e un incontro diretto con i protagonisti.

Il secondo elemento a fondamento della missione è la convinzione che non basti convenire sulla necessità di farsi carico, occorre farlo nel tempo opportuno.
In merito al tempo opportuno, vogliamo richiamare quanto ha sostenuto Anders Lidén, presidente della Commissione di Consolidamento della Pace per il Burundi e rappresentante svedese alle Nazioni Unite, nella sessione del 27 agosto: la consolidation de la paix dans le pays dépend de la tenue d’élections justes en 2010.

Africa Renaissance Time, sin dalla sua fondazione, dicembre 2006, opera per promuovere l’interesse Italiano ad un intervento tempestivo nella regione a partire dal Burundi, ritenendo che un tale intervento avrebbe un ruolo chiave nella stabilizzazione dell’intera area. Un tale intervento risponderebbe allo spirito più profondo della nostra costituzione, ovvero di prevenire la guerra, piuttosto che intervenire quando ormai il fuoco del conflitto divampa e distrugge preziosi sforzi fatti dalle popolazioni in favore della democrazia e della pace, dopo anni di terribili conflitti.
La missione in Burundi conclusa da ART il 23 luglio scorso conferma la necessità di mettersi al fianco, da subito, di queste popolazioni che tanto hanno fatto per ristabilire la pace, accompagnandole nei prossimi due anni che porteranno ad elezioni democratiche dopo un delicato processo di democratizzazione, riconciliazione e pacificazione unico nella storia di questo paese e di questa regione. Il documentario in preparazione riporterà le immagini e le voci dirette, più eloquenti di ogni rapporto tecnico.
In questo paese piccolo quanto una delle regioni italiane più grandi, ma con un ruolo geopolitico cruciale, per la regione dei Grandi Laghi e dell’East African Community, ne siamo certi, la cultura e esperienza italiana migliore di cooperativismo e di sussidiarietà troverebbe un terreno fertile e pronto.

La missione svolta ci ha permesso di riconoscere:

  • una natura di incredibile bellezza;
  • un contesto antropico preservato intatto nei caratteri originali e fondativi di un’identità di un popolo, forse a causa dell’abbandono di cui hanno sofferto queste comunità.

Insieme al patrimonio ambientale abbiamo scoperto un vero patrimonio umano, una popolazione operosa, profondamente dignitosa, non annichilita da decenni di privazioni e indigenza, profondamente legata alla natura, da cui integralmente dipende.

Abbiamo trovato un’intatta dimensione comunitaria, una speranza ingenua e una determinazione a uscire dalla incredibile indigenza che rende sempre più difficile mettere a frutto le risorse agricole e la persistente generosità della natura.

Riteniamo prioritario sottolineare un dato emerso dalla missione sul campo: nella regione da noi visitata, Muramvya, vi sono oggi tutte le condizioni per avviare un’azione esemplare che esperimenti un nuovo modello di organizzazione sociale ed economica, fondata sulla dimensione comunitaria.

Riteniamo sia possibile mettere alla prova un modello di sviluppo economico fondato sulla capacità di condividere risorse e risultati senza penalizzare lo spirito di intrapresa personale. Si tratterebbe di consolidare un modello di organizzazione sociale ed economico già praticato con naturalezza dalla popolazione, secondo le antiche tradizioni comunitarie.

Nel corso degli incontri con le comunità dei cinque comuni di Muramvya con chiarezza, insieme al Governatore della Provincia e al parlamentare membro della Commissione Sviluppo Locale, abbiamo messo in luce la prospettiva di intervento:

- un sostegno alle comunità perché esse stesse scelgano priorità di intervento e operino in una logica di sviluppo sostenibile, da protagonisti e non da assegnatari passivi di aiuti.

Agli incontri nei cinque comuni la popolazione partecipava attivamente, interveniva numerosa, con analisi e proposte.

La nostra diretta verifica sul campo mette in luce una vocazione spiccata della regione per alcune filiere produttive:
1. ortofrutticoltura - si producono nella provincia ortaggi, caffè, tè, frutta mediterranea ed esotica di eccellente qualità;
2. florivivaismo - un clima particolarmente favorevole permetterebbe produzioni di pregio a bassissimi costi di energia e con alcun negativo impatto ambientale;
3. allevamento - tradizionalmente l’allevamento bovino si affiancava a quello suino, ovino, caprino; oggi a causa dell’estrema povertà, la popolazione privilegia l’allevamento suino, perché meno costoso rispetto a quello bovino; in una logica di modello integrato di sviluppo, con forte attenzione alla tutela e valorizzazione dell’ambiente occorrerebbe prestare attenzione alle compatibilità tra allevamento suino e turismo in una stessa zona;
4. lavorazione delle argille rosse - particolarmente per la produzione di mattoni, tegole e altri materiali in terracotta per l’edilizia,
5. attività artigianali in genere - con particolare riguardo alla lavorazione dei materiali locali: oggettistica e mobili in legno, terre cotte, cesti,
6. turismo - a sfondo storico e naturalistico.

Nel corso degli incontri abbiamo chiarito che non eravamo portatori di aiuti in senso tradizionale, ma soprattutto di risorse che li aiutassero a produrre meglio e di più e soprattutto ci proponevamo di favorire la formazione tecnico professionale.
Non ci hanno chiesto quindi grandi opere, ci hanno chiesto sostegno alla apertura di relazioni che li togliessero da un isolamento e perifericità avvertiti come una delle componenti più importanti della povertà, ci hanno chiesto opportunità di educazione e formazione insieme a risorse indispensabili al loro deciso spirito di autonomia e imprenditorialità.
Ci hanno detto di essere in grado con i ‘lavori comunitari’ di costruirsi le scuole, i banchi, anche le strade, ma mancano di alcune risorse essenziali, i mezzi per trasportare prima ancora di strade migliori, gli insegnanti per formare scuole secondarie ed università. I consiglieri tecnici inseriti nei consigli di ogni comune dalla legge di pianificazione comunale sono intervenuti stabilmente agli incontri, chiedendo libri, progetti esemplari, da cui apprendere, stabili rapporti di confronto sulle tecniche di produzione, sulle fonti di informazioni.

Non ce lo hanno chiesto ma è risultato evidente che il primo intervento dovrebbe riguardare una postazione internet efficace in ogni comune su cui poggiare numerosi servizi essenziali, non ultimi, assistenza sanitaria e formazione a distanza.
Abbiamo constatato che ci sono opportunità, risorse, ma non si hanno conoscenze, relazioni, e adeguati canali di comunicazione; abbiamo avvertito un senso di forte isolamento fortunatamente ancora abbinato alla volontà di entrare in contatto con altre realtà, per conoscere, per apprendere.

Gli accordi sottoscritti con gli amministratori locali sanciscono un modello fondato su reciproci impegni:
1. il coinvolgimento attivo, consapevole e responsabile della popolazione per la definizione dei bisogni, nella determinazione delle priorità, nel monitoraggio e valutazione degli interventi;
2. la selezione, con metodi trasparenti, di un nucleo di membri dei consigli comunali e esponenti delle associazioni dei produttori e la loro formazione perché possano partecipare con esperti italiani alla progettazione di un programma integrato di sviluppo.

Gli accordi definiscono con chiarezza un possibile piano di intervento.

  • sviluppo di risorse energetiche rinnovabili che rispettino pienamente l’ambiente;
  • il rafforzamento del modello cooperativo di produzione, attraverso il sostegno alle associazioni dei produttori, particolarmente per migliorare la produttività (migliori sementi, tecniche e mezzi di produzione agricola), garantire sistemi adeguati di conservazione dei prodotti, la trasformazione e commercializzazione con strategie di mercato che garantiscano prezzi remunerativi;
  • la creazione di uno schema di micro finanza che dia adeguate risorse alle associazioni per il rafforzamento delle capacità produttive;
  • la creazione di un grande centro di conservazione dei prodotti e di un centro commerciale a Bujumbura dove vendere i prodotti raccolti dalle diverse associazioni e cooperative di produzione.

Insieme a questi interventi focalizzati sull’innalzamento delle capacità di produrre, la popolazione ha messo poi in evidenza un’ urgente bisogno di interventi infrastrutturali, di natura tangibile e intangibile: acqua potabile, strade, un ospedale collegato a una rete mobile di assistenza territoriale (Renga è suggerita come sede dell’insediamento ospedaliero), scuole secondarie e università, una valorizzazione dei siti storici che costituiscano sia forme di ricostruzione dell’identità delle comunità, sia motivo di attrazione turistica.

La missione si è concentrata poi su due filiere produttive, quella del caffè e del cotone ed ha permesso di affrontare, solo in misura limitata le filiere turistiche e dell’artigianato d’arte, per cui esistono eccellenti opportunità.

In proposito relazioni tecniche specifiche sono in corso di elaborazione. Esse si propongono di fornire le prime informazioni di contesto sulle cui basi promuovere l’interesse di imprese italiane e favorire incontri tra imprese italiane e attori chiave burundesi, in occasione del programmato seminario destinato alla presentazione dei risultati della missione .
Al nostro rientro dalla missione è iniziato un grosso lavoro di raccolta del materiale multimediale realizzato durante il viaggio. Sui siti di flickr e youtube, digitando Africa Renaissance Time, troverete le immagini e i video realizzati durante la missione.

lunedì 21 luglio 2008

Si intensificano gli incontri prima della partenza, si prepara il piano di lavoro



La nostra missione volge al termine e tutto si intensifica, visitiamo la stazione SODECO dove si lavora il caffè che viene dalle stazioni di lavaggio, guidati da un giovane agronomo che è rientrato al termine della guerra civile, dopo essersi formato in Costa d’Avorio e poi in Inghilterra. Parliamo con lui del nostro modello di intervento nelle filiere del caffè e del cotone: realizzare prodotti di alta qualità, con un marchio che ne renda riconoscibile origine e nuovo modello produttivo, da proporre su mercati di nicchia internazionali e che si distinguano dagli altri, perché nascono dal coinvolgimento dei produttori e consentono la loro partecipazione ai risultati economici dell’intero processo.

Incontriamo quindi nuovamente il direttore generale della COGERCO, la società che coordina l’intera filiera di produzione del cotone e il presidente del consiglio di amministrazione. Concordiamo che organizzeremo una loro visita in Italia. Andiamo quindi all’Ufficio del Turismo, il direttore è un appassionato e profondo conoscitore del paese; con la fine del conflitto sono impegnati a dare un forte slancio al turismo e all’artigianato di qualità; stanno contattando tour operator interessati e sono in programma due visite, una a fine agosto, l’altra in dicembre. Ci accompagna al centro di vendita dell’artigianato burundese che sta organizzando; è ben curato, gli oggetti sono esposti con gusto in belle vetrine in cui primeggiano materiali naturali, il legno innanzitutto. acquistiamo miele e oggetti di artigianato del legno e della cesteria.

Finalmente ottengo la possibilità di incontrare e intervistare una delle persone più vicine ad Agathon RWASA, attuale capo dell’FNL. Ci incontriamo nel nostro albergo, è accompagnato da guardie del corpo sudafricane.
Ho preparato con cura l’intervista, partiamo dalla domanda sulle origini del movimento Palipehutu, ci soffermiamo sugli obiettivi politici, sul loro iniziale impegno per una negoziazione politica e quindi parliamo della scelta per la lotta armata e delle relazioni con la popolazione. Gli chiedo se hanno giocato un ruolo e quale nella vittoria e, quindi, nella sconfitta di Melchior Ndadaye e se non pensano che la carenza di un accordo, oggi, tra FNL e il partito di maggioranza possa generare situazioni di conflitto. Andiamo a fondo su molti temi, mi risponde con franchezza e convinzione.

La sera ci attende a casa sua Jérémie Ngendakumana, presidente dell’CNDD-FDD, partito di maggioranza e che guida il paese con un governo a vasta coalizione, come voluto dagli accordi di pace. La nostra amicizia è iniziata lo scorso agosto, in occasione della sua partecipazione alla 28° edizione del Meeting per l’amicizia tra i popoli, come rappresentante del Presidente della Repubblica. Facilita il dialogo approfondito la serata trascorsa accolti nell’intimità della famiglia, riunita dopo la forzata e lunga separazione, dovuta alla clandestinità, affacciati su un magnifico scenario della Bujumbura notturna e ampiamente illuminata. Discutiamo di una scuola di specializzazione per i giornalisti che accompagni, promuovendolo, il dibattito politico in preparazione delle elezioni politiche del 2010, una scuola per tutti, senza distinzione, integrata con animazione di dibattiti e collegamenti in diretta.

Il giorno dopo ci attende il team dei consiglieri del comune di Muramvya e il Governatore della provincia, Oscar Ndayiziga. Dopo l’ultima riunione, firmiamo la dichiarazione di intenti che definisce una comune visione e le priorità per cui Africa Renaissance Time lavorerà, al rientro in Italia. Hanno organizzato i giovani del gruppo di danzatori (tambourinaires) per il saluto finale e per proporre una loro tournee in Europa, a partire dall’Italia: si esibiranno per noi in una danza guidata dal rullo dei tamburi (il tamburo ci spiegherà Déo è il simbolo della sacralità della corona reale, dell’unità del popolo burundese).

Hanno scelto con cura il luogo: la sommità di una collina da cui si dominano le vallate circostanti; è il luogo più caro all’ultimo sovrano (prima dell’avvento della dittatura) dove egli aveva piantato un albero che rimane unico segno di una storia, in gran parte, volutamente cancellata dai dittatori che si sono succeduti.
La manifestazione inizia con la percussione dei tamburi, un suono forte che esprime una determinazione profonda, un carattere forte e appassionato. Déo, ritrova i suoni ei luoghi in cui è stato bambino e adolescente, a fianco del padre governatore della provincia, su mandato del re; si unisce d’istinto alle danze e al suono. Qualcuno mette nelle mani di Lilia gli strumenti di percussione.

L’unica aspirazione rende naturale l’inserirsi nel ritmo.
Rientriamo a Bujumbura, ci concediamo un breve spazio di tempo per rifocillarci a casa di Dèo; finalmente troviamo il tempo di ripercorrere con lui i terribili momenti dal ‘93 al ‘96, quando, da uomo d’affari influente, decise tra i primi di sostenere la candidatura di Melchior Ndadaye alla presidenza della repubblica, influendo in modo determinante sulle speranze di vittoria e di come, una volta parlamentare, estensore della proposta di riforma delle forze armate e membro autorevole della commissione per la sicurezza e la difesa nazionali, divenne bersaglio di ripetuti tentativi di assassinio.

In molti passi di questa missione, la storia di Déo Gratias Nkinahamira era emersa, raccontata da testimoni oculari, ora troviamo la forza di parlarne con lui, ripercorrendo i segni tangibili impressi dalle pallottole e dalle granate, nelle pareti della sua casa.
In aeroporto viene a salutarci il parlamentare Oscar Ndizeye: ci lega ormai un’amicizia operosa. Torneremo in Italia con un impegno forte per costruire una rete di alleanze, una grande rete di innovatori, impegnati con noi a costruire un’esperienza esemplare per la Regione dei Grandi Laghi, partendo da questo straordinario paese nel cuore dell’Africa.
Il viaggio aereo da Bujumbura a Bruxelles e poi a Bologna durerà dalle 19,50 alle 11,20 del giorno successivo. Ci scambiamo poche parole, abbiamo un dialogo interno troppo profondo, non c’e spazio, per ora, per altro.

Il nostro diario si chiude, abbiamo appena ricevuto il messaggio di Mianda, la giovane donna sfuggita alla guerra nel Kivu, che vive profuga a Parigi e incontrata sul volo da Bruxelles a Bujumbura. Si preparano le prime condizioni per allargare ad altri territori della Regione dei Grandi Laghi l’esperienza iniziata in Burundi, ad aprirci la porta è una donna e ne siamo felici.

sabato 19 luglio 2008

Incontro con i media e un membro del governo


Sabato è dedicato al riposo, alla riflessione. Abbiamo cambiato hotel, siamo all’Hotel du Lac, un luogo storico: ospitò per alcuni mesi i sopravvissuti membri del parlamento e del governo formato da Melchior Ndadaye. Domenica ci attende un’agenda intensa: un incontro con i giornalisti nel corso del quale l’on. Oscar Ndizeye, membro dell’assemblea nazionale che ci ha accompagnato nel corso della visita ai cinque comuni della provincia, leggerà una dichiarazione e Dèo rilascerà un’ intervista radiofonica a una delle radio più ascoltate nel paese, REMA FM.

Terminato l’incontro con i giornalisti, ci attende il pranzo istituzionale con un autorevole membro del governo che ci presenta in modo franco e appassionato la sua prospettiva: il paese è stato abbandonato, lasciato solo da una elite ingorda ed arrogante, oggi tutto è da ricostruire: l’unità del popolo burundese, la volontà e la speranza di poter essere nuovamente un'unica comunità, capace di prendersi cura di tutto il paese, ricucendo le divisioni tra città e campagna, riducendo le distanze tra classi dirigen
ti privilegiate e popolazioni deprivate dell’essenziale. Un percorso non semplice che non è possibile concludere nei pochi anni che separano dalle elezioni del 2010. “il nostro popolo vede e capisce”, ci dice il ministro e prosegue: “c’è un abisso tra l’abbandono di quasi mezzo secolo e la cura di cui i più deboli si sentono oggi oggetto, nonostante le innegabili difficoltà dell’immenso bisogno ereditato. Il paese è un cantiere” prosegue,” ovunque si costruisce un’opera, le scuole dell’obbligo sono per la prima volta gratuite, così come la sanità, sino ai cinque anni di vita”.
Ci confermerà analisi, programmi e speranze, uno dei massimi leader del paese che incontreremo prima di partire, in una serata trascorsa accolti nell’intimità della famiglia, riunita dopo la forzata e lunga separazione, dovuta alla clandestinità, affacciati su un magnifico scenario della Bujumbura notturna e ampiamente illuminata.

venerdì 18 luglio 2008

L'incontro con i consigli comunali, le associazioni di produttori e le comunità della provincia di Muramvya










Infine, ci attende il comune di Muramvya, durante la riunione intervengono rappresentanti delle associazioni e giovani, con proposte di miglioramento per le attività economiche esistenti, parlano meno di problemi e più di risorse: producono le migliori qualità di ortaggi del paese, tè e caffè; parlano delle risorse per il turismo, principalmente legate alla storia della casa reale, che aveva sede in questo comune. Sottolineano in tanti la necessità della formazione: senza formazione, senza accompagnamento non si da continuità, le risorse che pure dovessero arrivare si esauriscono senza produrre seguiti, vorrebbero ricevere la formazione tecnico-professionale, ma chiedono anche una università e un collegamento ad Internet, dicono di vergognarsi perché devono fare tanti viaggi per andare in altre province per studiare all’università. Anche un’università privata sarebbe auspicabile. Emerge un’ultima proposta dalla comunità di Muramvya, ci invitano ad assistere ad una performance del gruppo locale dei tamburinaires, risultato il primo a livello nazionale. Vorrebbero fare una tournee in Italia. Ci diamo appuntamento sull’altura che domina l’intero orizzonte, dove vi aveva piantato il suo albero il re, nei pressi della sua residenza a Muramvya. Torneremo il mercoledì 23 luglio, prima del rientro in Italia.
Visitiamo i luoghi dell’antica residenza reale, il governatore e l’amministratore di Muramvya ci parlano della volontà di ricostruire la memoria storica annientata dalla passata dittatura, è per noi la conferma dell’interesse ad un progetto già prefigurato: la ricostruzione degli archivi storici e la realizzazione di un museo e centro multimediale didattico della memoria e della riconciliazione. Osserviamo i resti delle fondamenta dell’antichissima sede, resta solo un perimetro circolare di antiche pietre. Poco distante una costruzione che porta i segni del degrado e abbandono. Déo Nkinahamira ritrova i luoghi a lui familiari, quando da bambino accompagnava il padre, governatore della provincia, dal re per la festa della UMUGANURO (festa della dinastia e benedizione dei sementi); ci indica i luoghi precisi dove attendeva il padre, in udienza dal re, giocando e mangiando frutta prelibata. Ci spiega che il dittatore Micombero, per far dimenticare la storia aveva raso al suolo l’antica sede reale e il simbolo della sacralità, e ha lasciato la nuova residenza costruita dai colonizzatori belgi e imposto ai cittadini di Muramvya di costruire autonomamente una scuola senza aiuto dello stato. Progettiamo un percorso tematico, una sorta di museo diffuso, che dalla sede reale conduca alla pietra a Kiganda dove il re fu costretto a trattare la resa.
La missione si conclude con un compito: redigere e firmare il testo di un accordo che metta a fuoco i bisogni prioritari e le possibili modalità di valorizzazione delle molteplici risorse secondo quanto è emerso dall’ascolto delle comunità.

La sera del rientro da Muramvya ci attende una festa di fidanzamento. Mentre l’evento ripercorre un antichissimo rito, ci rivela aspetti importanti della storia recente. I preliminari, prima del ‘contratto’ di fidanzamento, suggellato da un anello prezioso, sono destinati a far dichiarare alle due comunità i propri obiettivi ed affermare davanti a testimoni la volontà di amicizia profonda e rispetto tra le due comunità; la donna è ‘concessa’ alla nuova comunità e da ora in poi la comunità di provenienza non ne avrà alcun diritto, se non una relazione affettiva. I figli sono una ricchezza che appartiene al padre, ne deve aver cura la comunità di appartenenza del padre.
Un modo strutturato di regolare la cura e protezione nell’ambito della comunità familiare allargata. Molte eccezioni alla regola sono poi seguite nelle storie delle famiglie, soprattutto nel complesso intrecciarsi dell’influenza coloniale sui delicati equilibri tra comunità e classi sociali, nel corso dei conflitti tra Abahutu e Abatutsi.





giovedì 17 luglio 2008

L'incontro con i consigli comunali, le associazioni di produttori e le comunità della provincia di Muramvya


Giovedì mattino andiamo a Bukeye, ci accompagna il vice presidente del Consiglio, parlamentare noto anche per il suo ruolo di leader influente durante la resistenza. Lungo la strada ci fermano i responsabili delle associazioni di produttori di ortaggi e degli allevatori. Chiedono aiuto per avviare un allevamento di maiali, il loro leader ha lo sguardo determinato ma il suo volto tradisce il dolore, la fatica del vivere quotidiano. Anche ART contribuisce e si vedono i primi sorrisi. Il consiglio comunale mette al centro la formazione primaria e quella di tipo tecnico-professionale per la crescita dell’intera comunità. Ci incontriamo in una scuola, i banchi in legno, costruiti dalla comunità, odorano di legno fresco; dalle finestre scorgiamo il febbrile muoversi degli operai, sta nascendo un centro di formazione professionale, devono finire prima dell’arrivo delle piogge. Gli edifici sono ben fatti, ma mancano gli insegnanti così come mancano medici e infermieri nei presidi sanitari esistenti.
Nel pomeriggio andiamo a Mbuye; mangiamo piccole banane e mandarini, scorte sopravvissute, dei giorni precedenti, non c’è tempo per una sosta. A Mbuye visitiamo il caseificio e ci dicono che è una piccola cooperativa che riunisce tanti produttori e anche qui, negli interventi durante la riunione, emergono tanti bisogni, ma anche tanta volontà di fare. All’uscita le donne e i bambini si stringono intorno a Lilia, chiedono contatti con altre associazioni di donne.

mercoledì 16 luglio 2008

L'incontro con i consigli comunali, le associazioni di produttori e le comunità della provincia di Muramvya


Martedì sera arriviamo a Muramvya, la nostra jeep rossa con la grande scritta sulle due portiere “Africa Renaissance Time in cooperazione con la Regione Lombardia”, attira gli sguardi dei curiosi, mentre percorre la prima strada costruita per unire la provincia a Bujumbura.
Ci si prospetta una sinfonia di colori: le tonalità chiare delle banane, del tè, i toni scuri del caffé, i toni argento degli eucalipti; lungo la strada un susseguirsi di mercati della frutta, un nastro continuo e variopinto di persone che salgono e scendono a piedi portando sul capo ogni sorta di prodotti, le donne sono di un’eleganza singolare, con i loro abiti tradizionali che incrociano i rossi, con gli aranci, i turchesi e i verdi, immancabilmente un volto paffuto sbuca dai grandi scialli dietro la schiena; il cibo non manca, carne di capretto e spighe di granoturco arrostiscono su fuochi accesi all’aria aperta.
Oggi, mercoledì, primo giorno della nostra visita itinerante per la provincia di Muramvya, incontriamo il primo consiglio comunale, siamo nel comune di Kiganda. Seguiranno tutti gli altri, cinque in tutto. Si riunisce intorno al consiglio tutta la comunità. Arrivano le donne nell’abito tradizionale portando neonati in grembo, arrivano bambini, adolescenti, vecchi, si siedono e ascoltano. Introduce il Governatore che, come farà poi in tutti i successivi incontri, mette a fuoco la prospettiva: ‘nessuno può toglierci il nostro compito, la riconciliazione e ricostruzione, siamo poveri, ma abbiamo tante risorse in questa regione, aiutiamoli a conoscerci, a capire in cosa possono aiutarci; i bianchi sono partiti prima di noi, da loro possiamo imparare come si fa”. E poi parla Déo Nkinahamira, nella loro lingua, il kirundi, Lilia Infelise, interviene in italiano e Déo Nkinahamira traduce in kirundi. Li ascoltiamo. Intervengono uomini e donne, consiglieri e esponenti delle associazioni. Ci ringraziano perché per la prima volta qualcuno va a cercarli per ascoltarli, prima di intervenire; ci lasciano messaggi da portare in Europa. “Dite che qui c’è la pace, che sappiamo lavorare la terra, possiamo costruire le nostre scuole, ma abbiamo bisogno di semi buoni, di piccoli di animali da allevare, di biciclette, di quaderni, …”. Le donne intervengono timidamente ma ferme: occorrono anche acqua potabile, servizi sanitari, scuole. Dopo la guerra tutto è da ricostruire. Possono lavorare i campi, ogni piccolo pezzetto è coltivato con cura, ma hanno bisogno di semi sani, di apprendere nuove tecniche; avanzano proposte su come organizzare centri di conservazione dei prodotti agricoli, con orgoglio parlano dei loro ortaggi e del caffè, noti per le loro qualità. Vorrebbero vendere i loro prodotti anche in Italia.
Non troviamo l’Africa che ci racconta l’occidente, povera e disperata. Hanno fretta e sono pronti a rimboccarsi le maniche, costruiscono da soli, riuniti in associazioni, strade e scuole; fanno tutto insieme. Emerge chiaro il modello di organizzazione della ricostruzione: sostenuti dai loro leader, eletti democraticamente, si costituiscono associazioni di settore: allevatori, coltivatori di caffè, di ortaggi, etc. Ci chiedono di aiutarli soprattutto in questo percorso con la formazione, il micro credito, l’assistenza a scrivere gli statuti. Chiedono di essere aiutati a organizzare le associazioni perché possano funzionare come cooperative di produzione e vendita, chiedono forme di credito per avviare le attività, sono bravi coltivatori e allevatori, ma occorre comprare i piccoli per allevarli, le mucche costano tanto, forse è meglio specializzarsi nell’allevamento di maiali, caprioli e pecore che costano meno. Terminato l’incontro, visitiamo luoghi significativi di Kiganda e ci dirigiamo sulle strade in terra battuta, verso Rutegama, sugli argini delle strade scorgiamo bambini che trasportano i tradizionali mattoni rossi e le numerose fornaci. Una lavorazione tradizionale importante, ma possono vendere solo sul posto, non hanno mezzi per organizzare una cooperativa di trasporto. Come a Kiganda, è molto sentito il bisogno di costruire scuole, avere l’elettricità e imparare come poter conservare il cibo, affinché non manchi durante la stagione delle piogge a dispetto di quella attuale in cui c’è una sovrabbondanza di legumi e frutta, prodotti deperibili e che avrebbero bisogno di sistemi avanzati di conservazione, una delle domande centrali. Anche qui sono molte le proposte imprenditoriali e le richieste di formazione nel campo della costruzione di impianti che sfruttino l’energia solare.

martedì 15 luglio 2008

Fliera del caffè : un affondo sulla riforma


Prima della partenza per le zone rurali montane della provincia di Muramvya, incontriamo nuovamente il Direttore Generale dell’OCIBU che ci illustra i tratti fondamentali della riforma della filiera e ci presenta le persone chiave dell’attuale grande riforma: il Direttore Generale della SODECO (Stazione di lavorazione del caffé), Bernard Selemani, e il Direttore Generale della SOGESTAL di Lavaggio di Mumirwa, Nkurikiye. Ci illustra i caratteri del settore.

Il Burundi ha una lunghissima tradizione di produzione di caffè arabica in tutte le migliaia di colline e alte montagne che dominano il paese. La qualità più pregiata è il NGOMA, rara qualità di caffé che cresce nelle montagne di Buyenzi, di Kirimiro e di Mumirwa.

Contrariamente alla maggioranza dei paesi produttori di caffé, dove coltivano i grandi produttori, in Burundi il caffé è prodotto da piccoli produttori; singole famiglie di agricoltori producono pochi chili di arabica e la raccolgono da aprile a giugno. Così raccolto a mano il “caffé ciliegia” viene dato dalle famiglie all’associazione comunale che ne coordina l’arrivo alla stazione di lavaggio più vicina. Qui ogni singola produzione viene mescolata a migliaia di altri raccolti. Dalle stazioni di lavaggio dove viene diviso in tre diverse classi per dimensione e peso e ripulito da residui e scorie, il caffé viene inviato alla SODECO, a Bujumbura o a Gitega. In impianti monumentali dove il caffé viene raccolto in silos e quindi selezionato grazie anche ad apparecchiature elettroniche e a raggi ultravioletti.

Così trattato con maestria professionale il caffé viene classificato per dimensione e colore e impacchettato in sacchi di iuta. É pronto per l’export. Viaggerà su ruote sino al porto di Dar El Salaam o per nave lungo il lago Tanganyika. La migliore qualità va tradizionalmente in Europa, USA o Giappone. Da questo anno la vendita è direttamente organizzata dai produttori, organizzati in associazioni sempre più forti e agguerrite, sotto la supervisione dell’OCIBU, che con la progressiva privatizzazione avrà un ruolo sempre più limitato alla sola supervisione e regolazione. Grazie al ciclo biennale positivo e al bel tempo, la raccolta 2008 è di 30.000 tonnellate, 4,5 volte più grande dello scorso anno.
Visitiamo quindi la piccola torrefazione e incontriamo il giovane responsabile che ci manifesta l’urgenza avvertita dai tecnici di una formazione adeguata, di contatti, visite di studi. Incontriamo quindi la responsabile del laboratorio preposto alla attribuzione delle classi di qualità e al campionamento finalizzato alla vendita.

Terminata la visita il direttore generale ci introduce al Presidente della Confederazione dei coltivatori di caffè, Ntirandekura Macaire; non perdiamo tempo, lo incontriamo nella tarda mattinata insieme al suo consigliere tecnico Ezechiel Nkuzimana. Il Presidente, assistito dal suo giovane consigliere tecnico, ci introduce alle questioni calde della liberalizzazione e quindi della privatizzazione. Ci appare subito chiaro che è in atto un’azione di grande interesse, i produttori si stanno organizzando in associazioni e vorrebbero presto trasformarsi in cooperative, per avere insieme la forza di scegliere i compratori e contrattare il prezzo al quale sarà venduto il loro caffé.

La filiera del caffé si avvia alla privatizzazione, come del resto tutti i settori strategici dell’economia burundese, cotone e thé, ma il percorso è ancora lungo e soprattutto pieno di ostacoli e interessi privati con cui dover fare i conti, si tratta di un settore fondamentale per il futuro del paese e da cui dipende la vita di migliaia di famiglie.

lunedì 14 luglio 2008

Dai grattacieli di Kampala alle montagne del Burundi.


Iniziamo il viaggio verso il nord della regione dei Grandi Laghi, ci dirigiamo verso Kampala facendo scalo a Kigali. Andiamo ad incontrare l’ambasciatore Pietro Ballero, che da poche settimane ha assunto il nuovo incarico nell’ambasciata che rappresenta l’Italia in Burundi, Rwanda, Tanzania e Uganda. Abbiamo abbandonato l’idea attraente di muoverci in macchina (i giorni a disposizione sono pochi e dobbiamo utilizzarli come risorse preziose) e utilizziamo un volo di linea di Air Burundi, un piccolissimo aero molto curato, di soli 20 posti, nel quale siamo costretti a camminare ricurvi. Déo Nkinahamira, con i suoi due metri di altezza, fa fatica a trovare posto alle sue lunghe gambe. La hostess che si muove ricurva, ci serve impeccabile le bevande. Dopo 1 ora di volo arriviamo a Kampala.

Presentiamo all’ambasciatore la visione di Africa Renaissance Time e il lavoro realizzato per tradurla in azione, illustriamo il programma della nostra missione in Burundi e l’intento di incontrare le comunità locali, di non fermarci a Bujumbura, ma di inoltrarci nelle montagne della provincia di Muramvya. L’incontro si rivela subito importante, una solida condivisione di prospettive ci porta a prefigurare un piano di azione che vedrà l’Ambasciata Italiana sostenere l’azione di Africa Renaissance Time, volta a fare del Burundi e della regione dei Grandi Laghi il terreno di sperimentazione di un nuovo modello di intervento, che metta al centro l’ascolto rigoroso degli attori locali, la progettazione comune di relazioni internazionali eque e improntate alla piena valorizzazione delle risorse, nel rispetto delle identità e specificità di storie e culture.
Dall’incontro nasce la proposta che in questi giorni viene presentata alle autorità italiane (Ministero degli Esteri, presidenza del World Expo) e ad esponenti autorevoli della regione dei Grandi Laghi. Ripartiamo per Bujumbura soddisfatti e consapevoli che i giorni successivi saranno molto importanti.
Il viaggio nella provincia di Muramvya è stato accuratamente preparato. La scelta non è casuale: l’antica sede della casa reale del Burundi, secondo gli studi preliminari di Africa Renaissance Time, presenta tutti i requisiti richiesti per un intervento pilota.

sabato 12 luglio 2008

L'incontro con Bujumbura : la voglia di gettare alle spalle la guerra


La mattinata inizia con un giro per le strade di Bujumbura: ci impressiona vedere tante donne, con i bambini più piccoli sul dorso e i più grandicelli al fianco, pulire le strade con scope e gli argini con le zappe; un susseguirsi frettoloso di uomini e donne con ogni sorta di oggetti sul capo, dalle assi di legno per costruzioni, a casse di birra o grandi caspi di banane. Assistiamo ad una manifestazione del partito CNDD FDD, che celebra la posa della prima pietra della ‘permanenza’: la sede ufficiale del partito a Bujumbura.
La nostra destinazione è però il quartiere di Kamenge dove si concentra l'etnia bahutu e dal quale è partita la resistenza nel 1993, subito dopo l'assassinio del primo presidente eletto democraticamente, Melchior Ndadaye. Il quartiere si mostra come il più vivo di tutta la città, ma anche il più povero. Le strade dissestate, le case di paglia e fango...le lunghe file di donne, bambini e ragazzi alle fontane per poter portare a casa un po’ d'acqua. Il quartiere pullula di artigiani del legno, sarti e parrucchieri.
Le mille contraddizioni di questa città saltano subito ai nostri occhi quando ci incamminiamo per la collina verso il collegio del Santo Spirito, che una volta era gestito dai gesuiti e dove si è formata molta della classe intellettuale e dirigente burundese. Salendo per la collina ci imbattiamo in numerose residenze del quartiere Kiriri perfettamente curate, si vede che qui abita la borghesia e la nobiltà. Lontano da tutto il resto e rinchiusa tra i suoi cancelli bianchi e le alte mura, da cui sbucano rigogliose bougainvillier multicolori; s’intravvedono attraverso le grate dei cancelli automobili di grosse cilindrate.
La scuola dei gesuiti è diventata pubblica, ma i soldi per mantenerla evidentemente non ci sono. Decadente e trascurata, Déo Nkinahamira ci racconta della sua giovinezza trascorsa tra gli studi e le gare di nuoto, i premi vinti e le partite a basket nei cortili del collegio dei gesuiti...con nostalgia ricorda lo splendore di quei tempi, prima che il regime militare del dittatore colonnello Bagaza decidesse di cacciare via i gesuiti e lasciare che questo "paradiso" per i giovani decadesse lentamente.

Riscendiamo per la collina dritti verso il Lago Tanganyika e ancora una volta il panorama davanti a noi cambia nel paese dalle mille contraddizioni. Siamo a pranzo al Club du Lac Tanganyika: scopriamo una natura meravigliosa, l’acqua limpida e tiepida, le onde accarezzano la sabbia bianca, il vento è quasi una brezza, tutto comunica pace e bellezza.

venerdì 11 luglio 2008

La filiera del cotone: il processo di privatizzazione è alle porte - Primo incontro a Muramvya


Il secondo giorno è dedicato alla filiera del cotone e anche in questo caso incontriamo il direttore generale, Léopold Manirakiza. COGERCO è un ente totalmente pubblico ma gestito in modo totalmente autonomo come azienda ed ha il compito di presiedere l’intero processo produttivo. Il direttore generale ci illustra la volontà del governo di procedere alla completa privatizzazione e ci anticipa che presto ci sarà un’asta per la cessione a privati. La produzione di cotone introdotta dai belgi avviene secondo il modello organizzativo da loro impostato. Tutto il processo è presieduto dalla COGERCO, che da assistenza tecnica e finanziaria alle circa 6000 famiglie (ciascuna mediamente proprietaria di un ettaro di terreno), alcune famiglie più numerose prendono in affitto appezzamenti del demanio statale (valutato intorno ai 6000 ettari).
COGERCO realizza attività di ricerca e sperimentazione nei propri impianti, ha inoltre il compito di ricevere il cotone raccolto manualmente dai contadini, di lavorarlo nei propri impianti per la separazione dei semi dalla fibra, sino alla realizzazione delle balle pronte per la vendita e l’esportazione. E’ sempre COGERCO che cura il contatto con gli acquirenti svizzeri, ugandesi, rwandesi ed egiziani. Ci parla di come il prezzo del cotone sia determinato dalla borsa mondiale e come ai contadini sia riconosciuto un prezzo veramente irrisorio (0,55 centesimi di dollaro al chilo). Il prezzo di vendita all’export della stagione 2008 si aggira intorno a 1,23 $. In passato il beneficio netto ottenuto era ripartito in entrate per l’erario (65%) e investimenti nel settore (35%). Attualmente dopo tredici anni di guerra civile la produttività per ettaro si è dimezzata (da 2500 kg a 1000 kg per ettaro) e la COGERCO gravata da personale in esubero e poco produttivo si trova in perdita. Léopold Manirakiza sostiene che sarebbe essenziale aiutare i piccoli produttori nel consolidamento delle associazioni di produttori che per ora operano solo al livello comunale, perché si organizzino in unioni provinciali e federazioni, sull’esempio di quanto sta accadendo per i produttori di caffè. Egli ritiene che il punto di partenza sarebbe una seria assistenza alle famiglie coltivatrici per il consolidamento delle forme associative e cooperative già presenti. La filiera del cotone, egli sostiene, si regge sul lavoro delle famiglie e forse una buona soluzione per incrementare il loro potere e l'efficienza del settore potrebbe essere la formazione di cooperative.
Ci guida alla visita dell’impianto. Incontriamo un direttore tecnico preparato e orgoglioso, come tanti nostri capi officina, ma lamenta la decadenza seguita alla guerra, sia delle scuole tecniche professionali, sia del management che vive nell’incertezza del futuro.
Ci impegniamo a ritornare e possibilmente visitare alcune zone di produzione, dobbiamo dirigerci a Muramvya per incontrare il governatore della provincia, presentarci e discutere il programma della visita e degli incontri che ha preparato.
Ci dirigiamo sulla strada che unisce Bujumbura e Bugarama, in 30 km passeremo da un altezza di 700 m a 2500 m di altitudine. Gli argini delle strade sono percorsi da uomini, donne e bambini nelle due direzioni. Camminano in fretta, a piedi nudi, portano i prodotti del loro lavoro al mercato o rientrano dal mercato. Alcuni si permettono l’uso delle biciclette che caricano in modo indescrivibile (li chiameremo amichevolmente i ‘Tir’ di Muramvya). Piccole costruzioni in terra rossa ospitano mercatini di frutta, ortaggi e carni. Il panorama è meraviglioso...gli alberi di banane si alternano a quelli di mango, di caffé e eucalipto... la terra rossa... e la produzione dei mattoni.
Il governatore, Oscar Ndayiziga, è un uomo giovane e ci parla della sua terra, dalla quale ha avuto origine e dove aveva sede la monarchia del Burundi. Una provincia dimenticata perchè da sempre considerata ricca, ma la ricchezza di un territorio non è nulla senza le competenze e gli strumenti per far emergere queste potenzialità e trasformarle in condizioni di vita migliori per la popolazione. Decidiamo che non bastano tre giornate, occorre dedicare più tempo, torneremo il martedì della settimana successiva e resteremo sino al venerdì.

giovedì 10 luglio 2008

Primo incontro con la grande sfida della liberalizzazione e privatizzazione nella filiera del caffè e preparazione della missione a Kampala


E' il primo giorno a Bujumbura e abbiamo fissato un incontro con il direttore generale dell'Ufficio del caffé del Burundi (OCIBU), Jean De Dieu Mutabazi, personaggio con grande potere di influenza. L'incontro ci da l'opportunità di stabilire un primo contatto con la realtà più importante nel settore delle esportazioni del paese: ben l'80% di queste, infatti, è costituito dal caffé. Con lui definiamo gli attori chiave da incontrare, tempi e modalità delle visite agli impianti e riceviamo i primi documenti da studiare. L’associazione dei produttori emerge essere attualmente il fulcro di un acceso dibattito che coinvolge esponenti del Governo burundese ed esperti della Banca Mondiale. Ci dedichiamo poi a preparare la missione a Kampala per incontrare l’ambasciatore italiano che da poco (un mese) ha assunto l’incarico. Vorremmo andare in automobile per visitare l’entroterra, ma alla fine optiamo per l’aereo, seguendo le raccomandazioni dell’ambasciata.

mercoledì 9 luglio 2008

In Viaggio per Bujumbura


E' appena l'alba quando lasciamo l'Italia per imbarcarci sul primo volo per Brusselles, città dalla quale inizierà il nostro viaggio verso la capitale del Burundi. Nell'aereo si respira l'aria di festa delle famiglie che rientrano a casa per le vacanze: sono tanti gli africani che vivono in Europa ma non hanno dimenticato la loro terra. Tra i sorrisi dei bambini che giocano nei corridoi dell'aereo per ingannare l'attesa dell'arrivo, si scorgono sguardi intensi con tanta voglia di raccontare la propria storia...e noi siamo prontissime ad ascoltarli. Accanto a noi si siedono due donne, due storie diverse ma un passato difficile in comune:la guerra.
La prima donna con cui parliamo si chiama Mianda, è congolese e vive in Francia da 5 anni come rifugiata. Con le lacrime agli occhi ci dice che vorrebbe tornare a casa non solo per le vacanze, vorrebbe che la guerra finisse e vorrebbe aiutare la sua gente a ricostruire il proprio paese martoriato. Le raccontiamo del nostro progetto e lei si entusiasma...resteremo in contatto per farle conoscere gli sviluppi della nostra missione e darle magari la possibilità di partecipare alla costruzione della pace in Congo (dice che si creerà un account e-mail apposta per scriverci).
Al rientro troveremo una sua mail: “Chères Mesdames Anna Laura et Lilia Infelise, Je viens de me reposer un peu et saisi cette occasion pour vous remercier de l’entretien eu lors de notre voyage ensemble de Paris à Entebbe. Comment allez vous? Et votre séjour à Bujumbura? Je suis Madame Kongolo Régine de la RDCongo, très intéressée à tout projet de la renaissance africaine. Je souhaite être mise au courant de toutes vos activités dans la région des Grands Lacs. Ainsi, je vous souhaite bon séjour au Burundi. Mme Kongolo Régine”.
L'altra donna si chiama Gaudence, è un'insegnante che ha vinto un dottorato in una Università europea, ma vorrebbe ritornare nel suo Burundi, per insegnare e costruire il nuovo capitale umano: perchè è questa la chiave per far partire la ricostruzione economica e sociale del suo Paese. Ci mostra con forza le sue convinzioni sull'importanza che la formazione, da quella primaria a quella universitaria, ha per la crescita di un paese. Senza una popolazione istruita non c'è sviluppo e senza una classe dirigente con adeguate competenze non esiste alcuna possibilità di trasformare lo sviluppo in una crescita durevole.
Scendiamo dall'aereo e ci accoglie Déo Gratias Nkinahamira; è venuto insieme ad un caro amico, il Ministro della Giustizia, incontrato l’anno precedente, quando venne in qualità di Capo di Gabinetto aggiunto del Presidente della Repubblica, alla 28° edizione del Meeting per l’amicizia tra i popoli di Rimini. Entriamo in una sala d’attesa accogliente e ci presentano il parlamentare che ci accompagnerà nella visita alle comunità della provincia di Muramvya, Oscar Ndizeye; all’uscita apprezziamo la bella architettura dell’aeroporto, opera di costruttori italiani, il servizio è efficiente e ben organizzato.
In lontananza scorgiamo le luci della città: Bujumbura si trova in una posizione estremamente affascinante, a 750m di altitudine, tra il lago Tanganyika e le vicine colline.

martedì 8 luglio 2008

Siamo pronti per partire


Ci siamo...la partenza è ormai solo questione di poche ore e Africa Renaissance Time sarà in Burundi.
Per conoscere i dettagli del nostro viaggio vi invitiamo a seguire il "diario della missione"...a presto dal Burundi!

domenica 6 luglio 2008

Sintesi delle attività svolte e del programma di azione

Nell’arco del suo primo anno di attività Africa Renaissance Time ha innanzitutto definito la prospettiva di intervento e un primo piano di azione che ha condiviso con il Presidente della Repubblica del Burundi, la cui adesione è attestata da una lettera a sua firma, indirizzata personalmente a Lilia Infelise, presidente di ARTES e vice presidente di Africa Renaissance Time.


In secondo luogo, Africa Renaissance Time ha operato per lo sviluppo di relazioni nazionali e internazionali che conducessero a porre non solo all’attenzione dello Stato Italiano, bensì anche dell’Unione Europea, l’importanza di un sostegno tempestivo a favore della rinascita civile ed economica del Burundi, ponendosi al fianco sia di chi, democraticamente eletto, guida il Paese in questa fase delicata e decisiva di riconciliazione e ricostruzione, sia direttamente delle comunità locali e delle sue rappresentanze a livello territoriale.

Una specifica azione è stata intrapresa con il Ministero degli Esteri perché si favorisca la predisposizione di un accordo quadro tra i due Paesi, che permetta di ricondurre ad un quadro unitario i diversi accordi con amministrazioni locali, provinciali e regionali, che Africa Renaissance Time sta promuovendo, tra questi, quelli con la Provincia Autonoma di Trento, la Regione Calabria e la Regione Lombardia. Uno degli esiti di questo impegno è certamente la visita di lavoro e di studio realizzata dallo staff del Ministero Italiano degli Affari Esteri, presso il governo del Burundi, lo scorso settembre 2007.

Un secondo importantissimo esito è stata la partecipazione, dal 19 al 25 agosto 2007, alla 28ma edizione del Meeting di Rimini per l’Amicizia tra i Popoli, di una rappresentanza inviata dal Presidente della Repubblica del Burundi. La partecipazione ha permesso di avviare relazioni solide con la presidenza della Regione Lombardia e con la Vice presidenza del Parlamento Europeo, in particolare con gli incontri del 9 e 10 ottobre 2007.

Costituiscono inoltre risultati significativi l’accordo di cooperazione siglato tra il Presidente della Repubblica del Burundi, Pierre Nkurunziza e il Presidente della Provincia Autonoma di Trento, Lorenzo Dellai.
Una convenzione è stata siglata tra Africa Renaissance Time e l’Università della Calabria, accordo che prevede l’ammissione di 5 studenti burundesi ai corsi di laurea di primo livello. L’azione ha prodotto la messa a punto di un modello di cooperazione nel campo della ricerca e alta formazione, iniziale e continua, a favore di regioni in condizioni di riconciliazione, pacificazione e ricostruzione postbelliche nella regione dei Grandi Laghi Africani.

L’impegno profuso nel primo anno ha richiesto un consolidamento di ART, in particolare con l’apertura di una sede operativa a Bujumbura e l’avvio di una prima fase di “ascolto sistematico e strutturato dei bisogni” grazie ad una presenza stabile nella regione.


Installazione della sede di Bujumbura e visita di studio


Grazie al contributo finanziario della Regione Lombardia, che rientra nel settore dei finanziamenti per la cooperazione internazionale della Regione per l'anno 2008, è stato avviato il progetto "Seminario e Visita Studio in Burundi" e realizzata la prima missione di studio, dal 23 giugno al 23 luglio 2008.
Obiettivo specifico della missione era installare una sede di ART a Bujumbura in modo che essa possa diventare un punto di contatto con le comunità locali, i loro bisogni e progetti di rinascita. La missione si è proposta inoltre di realizzare una serie di incontri con importanti personalità appartenenti al mondo delle istituzioni burundesi, della società civile e dell'economia; e allo stesso tempo incontrare le ONG italiane, le imprese e le istituzioni che rappresentano il nostro Paese in Burundi.
Un viaggio nei cinque comuni della Provincia di Muramvya, guidati da un membro dell’Assemblea Nazionale, Oscar Ndizeye, eletto nella provincia e dal Governatore, Oscar Ndayziga ha permesso un incontro diretto con le comunità, un ascolto strutturato dei membri dei consigli comunali e degli esponenti delle associazioni. La visita degli impianti di produzione di cotone e di caffé e interviste approfondite ai massimi responsabili hanno permesso di individuare priorità di bisogni e forme possibili di cooperazione con l’Italia. Due documenti sottoscritti sanciscono la visione condivisa.
I risultati della missione saranno presentati durante un seminario che avrà luogo in Italia, in autunno e che riunirà tutte le istituzioni italiane, gli attori dell'economia e del sociale che operano o intendono operare in Burundi. Un blog racconta il viaggio e propone un reportage fotografico tematico. http://africarenaissancetime.blogspot.com/

Seminario in Italia
Il seminario, in programma per l’autunno, riunirà tutti coloro, istituzioni pubbliche e private, organizzazioni e singoli, che per diverse ragioni, con diversa natura e scopi, sono presenti ed operano o intendono operare in Burundi, al fine di:

  • favorire un reciproco ascolto e scambio di esperienze;


  • ricercare i punti che accomunano le diverse prospettive e piani di azione;


  • studiare tutte le possibili forme per tradurre in pratiche esemplari la nuova visione sancita dal documento conclusivo del vertice di Lisbona nel dicembre 2007;


  • instaurare un dialogo tra tutti gli stakeholder, in una prospettiva di alleanza e condivisione tra i due Paesi.

Risultato atteso

Creazione di una ‘borsa progetti’ che preveda il coinvolgimento di attori pubblici e privati italiani per il finanziamento di quei progetti che le comunità burundesi incontrate nel corso della missione proporranno come prioritari. Protocollo di intesa tra attori istituzionali e privati impegnati in Burundi che prefigurerà un modello di intervento e un tavolo periodico di confronto e monitoraggio del work in progress. Creazione di un data base e di una web community dell’intervento italiano in Burundi.

Per maggiori informazioni:
http://africarenaissancetime.blogspot.com/
http://www.artes-research.com/
http://www.flickr.com/africarenaissance
http://www.youtube.com/nkinahamira