martedì 15 luglio 2008

Fliera del caffè : un affondo sulla riforma


Prima della partenza per le zone rurali montane della provincia di Muramvya, incontriamo nuovamente il Direttore Generale dell’OCIBU che ci illustra i tratti fondamentali della riforma della filiera e ci presenta le persone chiave dell’attuale grande riforma: il Direttore Generale della SODECO (Stazione di lavorazione del caffé), Bernard Selemani, e il Direttore Generale della SOGESTAL di Lavaggio di Mumirwa, Nkurikiye. Ci illustra i caratteri del settore.

Il Burundi ha una lunghissima tradizione di produzione di caffè arabica in tutte le migliaia di colline e alte montagne che dominano il paese. La qualità più pregiata è il NGOMA, rara qualità di caffé che cresce nelle montagne di Buyenzi, di Kirimiro e di Mumirwa.

Contrariamente alla maggioranza dei paesi produttori di caffé, dove coltivano i grandi produttori, in Burundi il caffé è prodotto da piccoli produttori; singole famiglie di agricoltori producono pochi chili di arabica e la raccolgono da aprile a giugno. Così raccolto a mano il “caffé ciliegia” viene dato dalle famiglie all’associazione comunale che ne coordina l’arrivo alla stazione di lavaggio più vicina. Qui ogni singola produzione viene mescolata a migliaia di altri raccolti. Dalle stazioni di lavaggio dove viene diviso in tre diverse classi per dimensione e peso e ripulito da residui e scorie, il caffé viene inviato alla SODECO, a Bujumbura o a Gitega. In impianti monumentali dove il caffé viene raccolto in silos e quindi selezionato grazie anche ad apparecchiature elettroniche e a raggi ultravioletti.

Così trattato con maestria professionale il caffé viene classificato per dimensione e colore e impacchettato in sacchi di iuta. É pronto per l’export. Viaggerà su ruote sino al porto di Dar El Salaam o per nave lungo il lago Tanganyika. La migliore qualità va tradizionalmente in Europa, USA o Giappone. Da questo anno la vendita è direttamente organizzata dai produttori, organizzati in associazioni sempre più forti e agguerrite, sotto la supervisione dell’OCIBU, che con la progressiva privatizzazione avrà un ruolo sempre più limitato alla sola supervisione e regolazione. Grazie al ciclo biennale positivo e al bel tempo, la raccolta 2008 è di 30.000 tonnellate, 4,5 volte più grande dello scorso anno.
Visitiamo quindi la piccola torrefazione e incontriamo il giovane responsabile che ci manifesta l’urgenza avvertita dai tecnici di una formazione adeguata, di contatti, visite di studi. Incontriamo quindi la responsabile del laboratorio preposto alla attribuzione delle classi di qualità e al campionamento finalizzato alla vendita.

Terminata la visita il direttore generale ci introduce al Presidente della Confederazione dei coltivatori di caffè, Ntirandekura Macaire; non perdiamo tempo, lo incontriamo nella tarda mattinata insieme al suo consigliere tecnico Ezechiel Nkuzimana. Il Presidente, assistito dal suo giovane consigliere tecnico, ci introduce alle questioni calde della liberalizzazione e quindi della privatizzazione. Ci appare subito chiaro che è in atto un’azione di grande interesse, i produttori si stanno organizzando in associazioni e vorrebbero presto trasformarsi in cooperative, per avere insieme la forza di scegliere i compratori e contrattare il prezzo al quale sarà venduto il loro caffé.

La filiera del caffé si avvia alla privatizzazione, come del resto tutti i settori strategici dell’economia burundese, cotone e thé, ma il percorso è ancora lungo e soprattutto pieno di ostacoli e interessi privati con cui dover fare i conti, si tratta di un settore fondamentale per il futuro del paese e da cui dipende la vita di migliaia di famiglie.

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